C’era una volta il Natale

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 22/12/2019
Una festa che si è snaturata nel tempo e ha perso la sua identità

Beh, non è successo solo alla sinistra, di diventare un’altra cosa. Una volta il Natale era una festa familiare, che raccoglieva tutti i parenti in una casa: la più ospitale, o quella in cui abitava il parente più anziano e carismatico. Generalmente vecchie nonne o zie che si prendevano l’impegno di organizzare tutto: dal menu alla accoglienza di parenti che venivano da lontano. Era davvero una festa che si aspettava per tutto l’anno, anche perché per i bambini era l’unico momento in cui si ricevevano i regali. Ed ecco perchè si scrivevano le letterine a Babbo Natale con la richiesta meditatissima del regalo, destinato a restare unico. L’attesa era crescente e la sorpresa sempre grandissima: eravamo ingenui e ci contentavamo con poco, ma soprattutto l’atmosfera che si respirava era speciale: c’era tanto amore nelle famiglie e affetto vero con gli amici e i vicini di casa. Era davvero Natale.

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E oggi è di nuovo Natale. E dovremmo essere e sentirci più buoni. Invece continuiamo a sentirci più tristi, più soli e più incerti davanti a un futuro di sacrifici, di tasse, di precariato dei nostri figli. Un futuro che non è un futuro, senza entusiasmo, senza sogni, senza magia, ma con lo spauracchio di licenziamenti senza più tutele di nessun tipo. Non siamo abituati a vivere l’inferno dei lavoratori americani, che non hanno diritti e possono venir cacciati dal posto di lavoro dall’oggi al domani. Ma almeno loro riescono poi a trovare qualche altro lavoro, qui non c’è nemmeno questa possibilità, qui non si parla di flessibilità, ma solo precarietà. Da un giorno all’altro puoi finire nella strada, perdere la casa, ogni certezza, anche quella di sfamare i tuoi figli.

E’ brutto essere adulti di questi tempi, è terribile essere vecchi e misurarsi anche il cibo, privandosi anche di un piccolo conforto, ma è tristissimo e frustrante essere giovani e bimbi e non avere nulla davanti. Eppure, se noi stiamo male, c’è chi sta decisamente peggio di noi, basta guardarsi intorno.

Ma come se non bastasse qui abbiamo una classe politica superficiale e ignorante, che soffre di narcisismo acuto, e pratica una autocelebrazione selvaggia e smodata: sono convinti di poter essere chiunque, perfino Babbo Natale…

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Ma  adesso si capisce perché il Natale si sia degradato, fino a diventare solo una festa commerciale! Questa gente è come un re Mida al rovescio: tutto quello che toccano diventa…melma, diciamo così. E se questo qualcosa è il governo del Paese…beh, è davanti ai nostri occhi il risultato.

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Per fortuna c’è sempre qualcuno che si ribella e scende in piazza: e le sardine sono la terza opportunità dall’inizio degli anni 2000 che i cittadini tentano di darsi. Prima siamo arrivati noi con i Girotondi e i Movimenti nel 2002/03, poi son venuti i 5Stelle e adesso è il turno dei ragazzi del movimento delle sardine. Ma il problema è sempre lo stesso: come gestire il consenso dei cittadini, senza fondare un nuovo partito e senza svanire come neve al sole. In realtà è un incredibile dejà vu quello davanti ai nostri occhi: anche al tempo dei Girotondi nei vari movimenti c’era chi voleva restare “duro e puro”, lontano dalla politica attiva, ritagliandosi un comodo ruolo da “grillo parlante” o ( nei casi più ambiziosi) di eminenza grigia, e chi voleva invece strutturarsi in un qualche modo, partecipare direttamente alle scelte politiche del Paese, anche se nessuno osava pronunciare la parola partito. Ed è logico, se si pensa al significato che aveva assunto quella parola, un tempo parte fondante della struttura dello stato democratico e di rappresentanza dei cittadini, poi scaduta a centri di potere, giro di mazzette, corruttela e infiltrazione mafiosa. Nessuno si voleva confondere o venir identificato con una struttura così degradata, snaturata, degenerata. Nemmeno gli stessi appartenenti ai partiti, che continuavano a cambire i nomi del proprio partito in una girandola di definizioni a volte davvero ridicola. In realtà nessuno aveva il coraggio di dire che non era il partito in sé ad essere una struttura così ripugnante e inquinata, ma le persone che ne avevano fatto un uso improprio, facendoli diventare dei circoli privati, delle lobbies di mercenari al soldo di un leader-padrone. Ci voleva altro che cambiargli il nome!

Ideali?Programmi? Obiettivi? Tutte bubbole, roba superata, del passato. E così noi dei movimenti siamo rimasti fermi, in un guado dialettico paralizzante, mentre le file si assottigliavano, la gente si demoralizzava e tornava a casa delusa.

Poi sono arrivati i 5Stelle, il movimento dei “Vaffa”, che pensava di ovviare all’inconveniente dell’incompatibilità con un partito, creando un movimento basato sul consenso attraverso il web

Ma da subito si sono viste tutte le discrepanze, le pecche e la debolezza di una simile organizzazione. E infatti attualmente dalle stelle il movimento sta precipitando alle stalle della delusione del suo elettorato e non fa che perdere consenso e voti.

E adesso è la volta delle sardine, e anche loro non vogliono creare un partito, vogliono solo dettare le loro condizioni ai partiti. Forse pensano che la loro forza durerà per sempre, o almeno abbastanza a lungo per raggiungere almeno qualche traguardo. Magari fosse così, ma chi di noi c’è già passato, sa bene che la cosa non può durare, se non c’è dietro una struttura, anche a maglie larghe, ma che possa collegare fra loro le iniziative e le richieste. Che insomma non sia così precaria e fragile come appare al momento. Un paio di mesi e le piazze si vuoteranno di nuovo e questo lo sanno bene i partiti, oggi messi alla gogna e stretti al muro.

Infatti non basta gridare come facevamo negli anni ’70 coi compagni cileni di Salvador Allende “El pueblo unido jamás serà vencido”! Perché se il popolo non si organizza e non si struttura è debole e destinato a perdere.Così  oltre tutto è anche più facile infiltrare estremisti, provocatori e violenti e inquinare tutto il movimento. Abbiamo visto anche questo.

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La soluzione momentanea potrebbe essere quella di ricreare una sorta di “rete dei movimenti”, in cui ogni piazza di ogni città si dà una propria libera organizzazione e si collega alle altre per fare delle azioni comuni, o per chiedere con maggior forza al governo che faccia quelle riforme o quelle leggi che servano al bene comune. Non c’è altra soluzione se non si vuole creare un nuovo e diverso tipo di partito. Ma ci si deve chiedere comunque che rappresentanza ci sarà in Parlamento: ci saranno le elezioni? E lì continueranno a imperversare i partiti? E i movimenti saranno come una sorta di organo di controllo? E con quale forza specifica?

Ci penseremo con calma e ne discuteremo dopo Natale. Ora godiamoci quel poco di atmosfera natalizia che ancora aleggia qua e là, senza troppa fortuna.

Buon Natale, cari amici e compagni, e non importa che fede abbiate o non ne abbiate alcuna: il Natale è uno stato mentale, un luogo dei ricordi e della memoria, un modo per sentirsi ancora capaci di immaginare di sognare. Auguri a tutte e a tutti, da tutti noi!

Barbara Fois

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