Cialtronerie politiche

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 04/05/2023
Ci sono quelle patetiche e quelle pericolose…

Sono strani giorni questi, un periodo denso di incredibili accadimenti, di svarioni, inciampi e scivolate da entrambe le parti politiche, che sottolineano la pochezza di una classe politica inadeguata e pericolosa, perché in fase di autocelebrazione selvaggia e ingiustificata. Il fatto è che troppo spesso proprio non si accorgono di dire solenni castronerie, perché sono cialtroni. Spesso è gente messa a caso a coprire poltrone che sono state occupate nel passato da personaggi di spessore e che oggi debbono accontentarsi di accogliere deretani qualsiasi. Ma gli occupanti odierni non lo sanno di essere inadeguati, patetici, ridicoli, grotteschi e questa è insieme la loro fortuna e la nostra disgrazia.

Delle incredibili stupidaggini dette da alcuni esponenti della destra (stiamo parlando di ministri, di presidenti di Camera e Senato, di vicepresidenti del Consiglio, etc. non di peones qualunque) abbiamo tutti parlato a lungo: non si sanno tenere un cece in bocca, avrebbe detto mia madre, nel senso che stanno sempre a bocca aperta a parlare di tutto, non sapendo un accidenti di niente. Al contrario la Meloni non parla mai coi giornalisti, non è così malaccorta da rilasciare interviste, perché può capitare che il cece scivoli fuori anche a lei e la frittata è fatta. Ovviamente è anche un modo furbo per bypassare la stampa, evitando le insidie di domande dirette, molto più pericolose che il dialogare amichevolmente con “il popolo” sui social, o in spot pubblicitari molto più oculati e ben fatti di quelli messi su a la sans façon dalla sua ministra al Turismo. E’ brava a far gazzosa, ma non incanta nessuno a sorrisi e fossette. Lo sanno bene i suoi, puniti per le assenze in aula e trascinati a lavorare il 1 maggio. Anche questa bella idea è nella linea di Mussolini, che lasciava la luce del suo studio accesa anche di notte, in modo che la gente che passava dicesse “ ma quanto è bravo! Guarda: lavora per noi anche a quest’ora!”. Noi non ci caschiamo più, così come lei non casca nel trabocchetto delle domande fintamente amicali della stampa, non si fa abbindolare: ne ha visti troppi dei suoi colleghi ( vedi Salvini) inciampare in pericolose esternazioni e cascare nelle paludi del ridicolo e saggiamente tace.

Guarda cosa è successo alla povera Elly Schlein: della sua lunga e interessante intervista a Vogue la gente ricorda oggi solo il passaggio sulla sua consulente di immagine, l’armocromista e personal shopper Enrica Chicchio.

Alla fine degli anni ’80, quando la Schlein metteva i primi denti, ho tenuto un corso triennale di “Storia della moda e del costume” all’Istituto Europeo di Design, laureando 6 studenti. A quei tempi non esistevano armocromisti, personal shopper e influencer. La gente si vestiva a suo gusto, o tutt’al più chiedeva consiglio a qualche amica, e comprava l’abbigliamento che si poteva permettere … non sto dicendo che erano meglio quei tempi, dico solo che se l’abito dice ( o dovrebbe dire) chi sei, se te lo sceglie un’altra persona, il messaggio sulla tua personalità è completamente falsato. L’abito infatti dà di te tante informazioni, un tempo diceva anche del paese da dove venivi (poi la spagnola, l’olandesina, il cinese o l’indiano con le penne in testa etc. sono diventati dei costumi da carnevale, ormai completamente scomparsi, per fortuna), ma dice perfino del tuo lavoro: il camice, la toga, la divisa militare svelano infatti la tua professione; la qualità della stoffa, il taglio del vestito, l’abbinamento di accessori come foulard e guanti, i gioielli e le scarpe e perfino il profumo, dicono molto delle tue possibilità economiche. L’armonia dei colori racconta il tuo buon o cattivo gusto. Se sei troppo fedele alla moda, anche quando ti sta malissimo, dice anche della tua acquiescenza alle scelte della maggioranza, al tuo nasconderti nel gruppo, alla tua paura di esporti e di distinguerti. Può dirti anche politicamente chi sei, anche se non come negli anni 60/70, in cui gli eskimo della sinistra fronteggiavano le giacche di pelle della destra. Per la precisione: non ho mai posseduto un eskimo, trovavo che anche quella fosse una prova di conformismo insopportabile, inoltre era brutto e goffo, ma non per questo ero di destra!! Perciò trovo che se affidi la comunicazione della tua personalità al gusto di massa, o peggio a quello di un’altra persona, tu chi sei in realtà? Potrei fidarmi di una persona che non sa scegliersi da sola nemmeno un paio di calze o il colore di una camicia? Non credo. Ecco perché penso che la bagarre che è nata dalla battuta sull’armocromia non sia poi così futile. Soprattutto per un politico la capacità di disvelarsi è come l’offerta di un patto: ti dico chi sono e non solo cosa voglio e solo allora tu mi dai il tuo voto, ma così? Posso solo pensare che non sia sicura di sé, oppure che stia bluffando, o anche che è davvero troppo ingenua, quasi sciocca, a fidarsi di una intervista. E per un politico è forse peggio che essere troppo furbo. In ogni caso non mi convince a darle il mio voto.

Ma poi, scusate, avreste detto che la Schlein avesse una consulente armocromista? Francamente io no: guardando i suoi vestiti noto solo che non ha gusto e che è piuttosto sciatta. Quanto ai colori: beh… non dico che sembra una che si veste al buio, ma forse potrei sospettare che sia daltonica …

Armocromista-di-Elly-Schlein (1).jpg

Passerà, Schlein, sta tranquilla. Alla prossima cavolata detta o fatta dalla destra, l’interesse cambierà obiettivo. E conoscendo i nostri polli, siamo certi che non ci vorrà troppo tempo.

Barbara Fois

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