Francamente questa stupida contesa potevano anche risparmiarcela: infatti, ridurre un diverso modo di vedere e di gestire il dopo lockdown ad un duello rusticano fra nord e sud - tirando fuori la vecchia e muffita fuffa strapaesana di polentoni e maccaroni - è non solo riduttivo, ma artatamente depistante.
E i politici e i giornalisti che si sono prestati a questa buffonata fanno cadere le braccia per la pochezza, l’ottusità, la stupidità, l’ignoranza, ma anche la maligna furbizia di chi persegue fini disgreganti, di chi cerca di spaccare una unità, un sentimento intenso di italianità, che nel periodo di clausura era diventato fortissimo. Evidentemente il “divide et impera” è ancora una strategia, per qualche politico di poca sostanza, cultura e intelligenza. Di chi può emergere soltanto seminando odio e discordie e lucrandoci sopra.
E’ indubbio – lo dicono i numeri – che il sud abbia avuto un numero molto inferiore di contagi e di morti per coronavirus, di alcune regioni del nord, ed è stata una fortuna, visto lo stato della sanità e la diversa quantità e qualità di risorse nelle regioni del sud. Ma il contenimento del contagio è dovuto anche grazie alla maggiore disciplina e ubbidienza alle regole di quarantena e di distanziamento fisico (perché dire sociale? Ha un significato ben diverso!), sempre scrupolosamente osservato. Un atteggiamento responsabile, molto diverso da, per esempio, alcuni comportamenti di milanesi sui navigli, sanzionati in primis dal loro stesso sindaco Sala. Quindi non si capisce perché poi egli stesso se la prenda con alcune regioni del sud, che temono il contagio di chi non è stato altrettanto attento e che viene da quelle zone rosse da cui sono partiti gran parte dei contagi. Non si capisce proprio perché non comprenda come sia logico che si voglia prendere qualche precauzione. Fra l’altro è stata mossa un’accusa gravissima dalla Fondazione Gimbe, che promuove la ricerca scientifica indipendente e che dall'inizio dell'epidemia di Coronavirus sta analizzando con costanza e precisione tutti i dati sul contagio in Italia. Il suo presidente, Nino Cartabellotta, a proposito della Lombardia denuncia una manipolazione dei dati sull’epidemia: “Sovrastima dei guariti e sottostima dei morti: ecco i magheggi della Lombardia sul Coronavirus". E questo per non essere costretti a nuove chiusure- "indirettamente c'è un interesse a voler mantenere basso il numero dei casi, il che entra in conflitto col contarli tutti perché - ha concluso - se i casi aumentano molto è evidente che ostacola le riaperture".
Ovviamente la Lombardia minaccia querela, ma vista la gestione demenziale attuata fino ad ora e gli sproloqui del duo Fontana – Gallera, oltre alla tranquillità del querelato sulla veridicità di quanto affermato, tutto ci fa credere che quanto è stato detto dal Gimbe sia vero e dunque che le paure del sud non siano esagerate e mosse solo da un gretto regionalismo. Perché non è assolutamente questo il motivo.
Salvini “sardizzato”
Faccio un esempio di casa mia: il governatore della Sardegna Christian Solinas, del Cd, eletto coi voti della Lega (la Lega in Sardegna!!!Anche questo dovevamo vedere, roba da pazzi!!) voleva che i turisti esibissero una sorta di passaporto/certificato di negatività nei confronti del covid-19, per poter essere accolti nell’Isola. E da qui è partita una polemica isterica e sovradimensionata, soprattutto da personaggi del Cs, appunto come Sala o Bocci, senza capire le motivazioni dei sardi e quasi certamente perché Solinas è un esponente del Cd. Infatti dire che questa richiesta è incostituzionale è una scusa ridicola, visto che lo stesso lockdown lo era, così come tutte le restrizioni e le ronde della polizia e ogni limitazione della libertà individuale che abbiamo subito per mesi. Ma noi lo abbiamo accettato perché era per il nostro bene. Ma anche un controllo della salute dei turisti lo è. Sia per chi arriva che per chi riceve.
Per me dunque Solinas non aveva torto… non credevo di poterlo dire mai: essere d’accordo con uno di destra e della Lega poi!! Mi verranno le bolle… Ma per una volta tanto il governatore aveva parlato pensando ai Sardi e non ai suoi compagni di schieramento e ha cercato di proteggerli da un eventuale contagio fino ad ora evitato. Ma è durato poco: i suoi alleati in verde, ovviamente più solidali ai lumbàrd che ai sardi, lo hanno fatto tornare sui suoi passi. E così anche la Sardegna riapre a tutti, ma i sardi non sono assolutamente d’accordo: fino ad ora ci siamo salvati perché abbiamo rispettato le regole, abbiamo sofferto di non poter andare al mare o in campagna, ma abbiamo resistito alla tentazione. I nostri ragazzi avrebbero voluto festeggiare, ritrovarsi insieme per un aperitivo, ma non l’hanno fatto. Ancora: i contadini non hanno potuto zappare l’erba fra le piantine di grano, ripulire i filari delle vigne, dare l’acqua ai campi: pagheremo cara questa negligenza involontaria, questa assenza. E ora come se non bastasse, nelle campagne del nuorese è arrivata una invasione di locuste giganti, che stanno divorando tutto: una cosa biblica, da piaghe d’Egitto. Mancherebbe solo che arrivassero dei turisti infetti e sarebbe davvero l’Apocalisse, altrochè….non vorrei dovermi rimangiare tutto quello che ne ho scritto!
Ho visto da vicino uno sciame di cavallette e finchè vivrò non potrò dimenticarlo. Con i miei genitori e mio fratello eravamo andati in Gallura, fra boschi di sughere dal tronco color sangue e graniti grigi. Papà mostrava a me e a mio fratello una pianta e ci raccontava della raccolta del sughero, quando il cielo si oscurò: papà ci disse “Correte in macchina e chiudete i finestrini”, Poi anche lui e mamma salirono in macchina: il tempo di mettere in moto e lo sciame avvolse la macchina. Avevo dieci anni, mio fratello cinque ed eravamo terrorizzati. Fuori dai vetri si vedeva un brulicare di insetti, orribili, innumerabili. Papà mise in funzione il tergicristallo, che fece a pezzi le cavallette, creando una crema arancione, schifosa, sul vetro. Scappammo come il vento su una strada erta e dissestata, il cuore in tumulto…
Chiudo il discorso sulla Sardegna e sulle regioni del sud, citando un virologo ( uno dei tanti: ormai sono gli oracoli del momento, peccato che non siano mai d’accordo fra loro) che mi ha colpito perché diceva cose che avevano un senso e sosteneva che nel sud il contatto col virus è stato di 1 su 100 persone, dunque 99 individui non hanno avuto nessun contatto col virus; al contrario nel nord Italia ( e soprattutto in Lombardia, Piemonte, Liguria etc.) il contatto col virus è stato diffuso e la gente in un qualche modo ha acquisito quella che è stata chiamata “immunità di gregge”. Ma che ne sarebbe del sud se ci fosse un ingresso massiccio di positivi asintomatici provenienti dal nord? Scoppierebbero focolai di infezione ovunque, non avremmo i mezzi per contrastarli e sarebbe un tracollo da cui sarebbe difficilissimo rialzarsi. La Sardegna, come la Sicilia, la Puglia, la Campania, vive di turismo, ma per farlo ripartire non è necessario giocarsi la salute. Basterebbe appunto effettuare dei controlli sulle persone che arrivano: sarebbe un modo che garantirebbe il benessere e la sicurezza di tutti. Il fatto che non lo si voglia fare è assai sospetto e tutela solo gli interessi di una parte, avvallando quanto sostenuto dal Gimbe.
E poi se c’è qualcuno che pensa di essere molto figo a scegliere di andare in Corsica per evitare controlli, sarà il caso che si informi meglio: perché lì chiedono la greenpass, che è esattamente il passaporto sanitario che, in un primo momento, chiedeva Solinas. E sarà anche meglio che non dica da quale regione viene, se la sua è fra quelle considerate pericolose, o vedrà come possono essere inospitali i Corsi…
Infine: vedremo che succederà a fine giugno, se i contagi saranno di nuovo numerosi e dove si verificheranno e perchè, oppure se finalmente potremo sperare di essere fuori dal tunnel. Solo il tempo può dirlo. Nel frattempo sarebbe meglio che non perdessimo – nord e sud indifferentemente – alcun vantaggio acquisito durante il lockdown: è stato uno strano periodo, in cui la collaborazione, la pietà, il sacrificio, la solidarietà e un senso forte di appartenenza nazionale ha evidenziato il meglio del nostro popolo. E la sua creatività e voglia di vivere solidalmente una prova durissima. Inoltre la natura ha avuto un po’ di tregua e l’aria si è ripulita. E adesso? Ognuno tornerà nella sua asociale quotidianità? Ognuno tornerà a credere in vecchi astiosi luoghi comuni? E’ finita la solidarietà ed è tornato il sospetto, l’indifferenza, il rancore, l’inimicizia, l’animosità? Davvero dobbiamo credere che la quarantena sia stato il momento migliore che abbiamo vissuto in questi ultimi anni? E a chi serve che si torni a questa odiosa “normalità”?
Barbara Fois
Approfondimenti
http://www.palermotoday.it/cronaca/coronavirus-dati-lombardia-magheggi-cartabellotta.html
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/05/10/news/coronavirus_francia-256252824/