Chi pensava di poter tornare come niente fosse alla vita di prima, sarà rimasto deluso l’altra sera ad ascoltare il presidente Conte. Ma cosa pensavano? che dicesse “ok, è finita, andate pure dove vi pare e come vi pare!”? E allora a cosa sarebbero serviti questi due mesi di clausura? Non solo: bisogna far attenzione a parlare di una fase 2, di apertura “controllata”. In Germania, che ha riaperto anche le scuole una settimana fa, il numero dei casi ha avuto una impennata immediata.
Ma c’è anche chi, ascoltando Conte, è rimasto deluso dalla mancanza di regole ragionate. Di riaperture scaglionate. Voglio dire che la situazione non è uguale in tutte le regioni e che sia una regione come la Lombardia, piena di focolai e che conta un così alto numero di contagi e di morti, a voler riaprire tutto in modo indiscriminato è davvero incredibile! Ma soprattutto mi pare demenziale aggregarci a delle richieste così insensate. In tutti questi mesi abbiamo saputo ogni cosa della Lombardia, giorno per giorno, quasi ora per ora, ma quasi niente veniva detto sulle altre regioni, magari massacrate dal virus come l’Emilia-Romagna o le Marche. Per non dire del sud assolutamente ignorato.
Come in una bellissima battuta del film “La famiglia” di Ettore Scola “ ai figli che danno pochi pensieri si dedicano pochi pensieri”. Sarà per questo? Perché in fondo le regioni del sud e le isole erano poco colpite, che non se ne parlava affatto? O perché al nord ci sono i soldi e sono quelli che oggi decidono di riaprire tutte le attività, e chi se ne frega se avremo una recrudescenza della pandemia? Vorremo capire. Perché se la prima ondata ci è arrivata addosso all’improvviso e noi abbiamo annaspato, in preda al panico, per qualche tempo e poi abbiamo trovato la strada giusta per uscire dall’emergenza, finire oggi di nuovo sotto quell’onda nera sarebbe non solo estremamente stupido, ma anche molto pericoloso. E i medici, gli infermieri e i paramedici sono esausti.
Personalmente sono rimasta colpita dal suicidio di quella infermiera di Monza, che non ce la faceva più a vivere in una dimensione di stress e di angoscia continua, che era stata contagiata e aveva paura di aver contagiato altri e per uscire da questo incubo ha preferito uccidersi. Si chiamava Daniela Trezzi e aveva solo 34 anni. E non è nemmeno la prima: c’è stato un identico caso a Venezia una settimana fa. Cosa succederebbe se ripiombassimo in un'altra emergenza come questa? Sarebbe come non riuscire a riemergere dall’acqua per respirare, sarebbe davvero il caos. Vale la pena per riaprire qualche fabbrica o qualche negozio? Che fra l’altro sarebbe richiuso subito? Il punto è che non si deve ricominciare proprio dalla Lombardia e nemmeno dobbiamo farci dettare l’agenda dai suoi governanti e dal potere dei suoi soldi.
Si può ricominciare a riaprire qualcosa proprio al sud, invece, e con mille precauzioni. E per favore che nessuno dica che dobbiamo imparare a convivere col virus! Mi fa venire in mente l’ex ministro Lunardi che diceva che dovevamo imparare a convivere con la mafia e la camorra. Precisamente disse “ con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole”. Una resa senza condizioni al crimine organizzato. Ma noi non vogliamo arrenderci: giusto? Né alle mafie e nemmeno al virus e allora combattiamolo questo bastardo! Ma non iniettandoci dei disinfettanti come ha detto Trump, ormai completamente fuori di testa, soprattutto considerando quello che successe nel 2018, quando i teen agers si sfidarono sul web, a mangiare pastiglie di detersivo per lavatrici e molti restarono intossicati.
Fortunatamente qui ci sono già degli studi, si stanno fin da ora sperimentando degli anti virali, come il remdesivir, un antivirale generico della Gilead, mentre qualche virologo suggerisce il sofosbuvir, molecola usata contro l’epatite C, e suoi derivati. Non solo: si sta sperimentando anche il plasma di persone guarite e che contiene gli anticorpi, che contrastano il virus e gli impediscono di entrare nelle cellule. E sembra che i risultati arrivino. Abbiamo solo bisogno di un po’ di tempo, di pazienza e di molta prudenza, come ha suggerito papa Francesco, che molto saggiamente non è voluto entrare nella polemica innescata dalla CEI. E’ovvio perché si è pensato a riaprire le porte per i funerali e non per altri sacramenti: nei funerali si può mantenere le distanze, nei matrimoni o nei battesimi no. L’Eucarestia ha bisogno di contatti fisici e così il battesimo: è intuitivo, che diamine!
Ma Conte non è sembrato poco chiaro non solo in questo e le cose che ha detto vanno spiegate e contestualizzate meglio e magari corrette. Ma soprattutto non deve farsi tirare per la giacca da nessuno, tanto meno da chi lo vuole veder cadere, per prendersi il potere, proprio adesso che siamo chiusi in casa e guardati a vista. Quel branco di iene dell’opposizione va tenuto a bada: è pericoloso quanto e più del virus e se ce la facesse, allora sì che saremmo nei guai fino al collo!
Dunque noi stiamo con Conte e cerchiamo di tutelarci al meglio, prendendo le decisioni più sensate: il fatto che qualche esercizio riapra, non vuol dire che noi ci andiamo, senza reale necessità e con le dovute cautele. Possiamo fare qualche passeggiata? Bene, ma con mascherina e guanti e isolati dagli altri. Una volta tanto facciamo quello che serve a noi! Arriviamoci pronti e consapevoli alla nuova fase. E che Dio ce la mandi buona.
Barbara Fois
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