Dopo le reazioni istintive, i salti di gioia, le maledizioni e gli anatemi, a poco più di 24 ore dal sisma (più che scisma) pentastellato si impone una valutazione sulle cause, i danni, le vittime e, infine, sulle prospettive di ricostruzione. Da osservatore attento alla vicenda ma decisamente “esterno” al contesto, non posso non ribadire la soddisfazione per la liberazione di un corpo estraneo (volendomi limitare a questa metafora medica) finalmente autoenucleatosi dal corpaccione del Movimento. E che, con sorpresa, si è dimostrato assai più voluminoso rispetto alle previsioni. A questo punto è il caso di uscire dalla metafora, andando al nocciolo del problema. E’ evidente (lo dice la cronologia, l’andamento dei fatti e le stesse dichiarazioni dei protagonisti) che la leva principale che ha causato la diaspora è da identificarsi innanzitutto nel rigetto del Tribunale di Napoli del ricorso sulla leadership di Conte e l’imminente decisione, avallata da Grillo di dar luogo, finalmente, allo stop alle candidature dopo due mandati. Per Di Maio, anche il possibile (molto eventuale) scarto di posizione del partito sulla questione invio delle armi in Ucraina, che ne avrebbe messo in crisi il ruolo di Ministro degli Esteri grillino, perdipiù "falco" iperatlantista. Ciò nonostante, riteniamo un bene questo “salasso” che, come nella medicina dell’800, benchè usato spesso fatalmente a sproposito, si rivelava in alcuni selezionati casi, decisamente salvifico. E’ questo, secondo me uno di quei casi.
Sebbene indebolito, Giuseppe Conte può provare a risalire la china della ricostruzione del Movimento in una situazione di maggiore compattezza e coesione: è la sua unica possibilità. Anche a voler dare (parzialmente) ragione a chi non lo vede particolarmente “tagliato” come leader di un partito (per di più rissoso e in fase di rifondazione) a lui vanno però riconosciuti il rispetto e gli incontestabili meriti relativi al suo periodo di premierato: quello, in primis, di aver gestito con efficacia, umanità ed empatia la fase più dura della pandemia, la pre-vaccinale. E quello, checchè se ne pensi (le cronache e i report di quei giorni stanno a dimostrarlo) di aver ottenuto in sede Europea, dopo un lungo e vincente braccio di ferro soprattutto con la componente “eurofrugale” la quota record di 209 mld di Pnrr (risultato oltre i limiti dell’incredibile per un premier esordiente, no?). In queste ore, soprattutto tra gli elettori del possibile “campo largo”, si sprecano i frizzi e i lazzi, il darsi di gomito e le urla scomposte di gioia per il possibile (“non dire gatto..”) dissolvimento dell’area pentastellata.
Ma cosa avete da gioire, miopi amici del duepercento, del pd filorenziano, delle “calende” eternamente incompiute? Lo capite che senza l’appoggio di quest’area il voto di protesta (il 33%, un italiano su tre, nel 2018) avrebbe potuto incanalarsi verso forme imprevedibili se non pericolose? Volete marcire per vent’anni all’opposizione con i fascioleghisti al governo, con la Costituzione distorta in senso autoritario sotto i loro colpi di maglio (e senza bisogno di conferme referendarie?) Preferite gioire per il marito evirato? Prima di chiudere, un accenno al commiato di Di Maio. Così come vile e vergognoso era stato il pretesto addotto, altrettanto vergognosa è stata la motivazione, resa in favor di telecamere, del distacco. E così, per scansare la mannaia del secondo mandato e l’abbandono dell’adorata poltrona, si fa ricorso alla becera retorica mainstream per cui, chi chiede più chiarezza al governo sulla gestione della fase bellica, chiedendo magari un maggior coinvolgimento del Parlamento (che dovrebbe dare mandato al Governo e non esserne “informato” a cose fatte, in una sorta di democrazia all’incontrario) o la desecretazione dell’elenco delle armi da mandare, viene tacciato di “putinismo” o di stare “dalla parte sbagliata” del mondo. Veramente avvilente, il tutto per fondare l’ennesimo raggruppamento para-democristiano che durerà lo spazio di un mattino. In attesa (per Giggino e pochissimi altri, il resto ciao) di entrare in case più solide e durature, anche se costruite con materiale di..incerta provenienza. Sì, tutto sommato (e dalle nostre parti ce ne intendiamo un po’) una volta tanto, decisamente meglio il terremoto.