Ha 83 anni e non si chiama Samuel von Blenskj Levi , come ha dichiarato negli ultimi anni, ma Gaetano Artale. Non è un deportato ebreo scampato alla morte nei Lager , come ha sostenuto prestandosi a decine di conferenze e scrivendo persino un libro sul tema. E’ di Cosenza, dichiaratosi ingegnere probabilmente è laureato. Ha dato lustro alla sua vita facendo il finto sopravvissuto. Millantare è certo meno intossicante di un lavoro in qualche ex industria di Stato ed è meno rischioso del fare l’urbanista in qualche comune della Sila dove si rischia di essere cappottati dal malavitoso di turno. Con disinvolto cinismo Gaetano ha saputo scegliere la parte da recitare . Rischio basso, deve aver pensato, in fondo i testimoni sono tutti morti. Peccato per lui che il risorgere dell’antisemitismo abbia messo all’erta proprio i veri Ebrei che non hanno tardato a scoprire la bubbola e ad intervenire come si deve. “ Se i millantatori si insinuano nella Shoah danno un arma micidiale in mano ai negazionisti” ha commentato, in proposito e con amarezza Luciano Belli Paci.
Disgusta vedere come si possa speculare sull’orrore, ma, confesso, ormai non mi stupisco più di nulla. Basta aprire un qualsiasi telegiornale, assistere ad un qualsiasi dibattito o spettacolo televisivo per ritrovarsi affogati nella menzogna, nel più deprecabile sfruttamento della paura .. da Salvini al CoronaVirus.
Mi domando da tempo cosa sia diventata l’Italia, la terra natia per la quale , mano al cuore, cantavo l’inno nazionale ad ogni apertura d’anno scolastico, nelle lontane elementari degli anni cinquanta. Pian piano mi è apparso sempre più chiaro. Siamo un insieme casuale di Persone che vivono comprese tra le montagne ed il mare … almeno fin quando le prime , da tempo in libera ed allegra frana, non ci trascinano nel secondo. Certo non è stato sempre così. Abbiamo avuto un passato, anche prossimo, unificante. Un tempo in cui Coscienza individuale e Senso civile, Rispetto ed Impegno, Politica e Lavoro erano parole piene e precise, incarnate da Donne e Uomini che valevano. Ma è ormai storia, forse archeologia sociale.
Ci pensò il liberi tutti, scandito da Berlusconi e cortigiani, ad assestare un colpo mortale alla già flebile coscienza nazionale, confermato poi da lustri di trasformismo o compravendita praticati dai politicanti di ogni partito. La residua credibilità è sfumata davanti agli inaccettabili perdono regalati ai peggiori ladri, alle puttanate cosmogoniche degli ultimi improvvisati leaderini , fino alle infime bugie dei vari LaQualunque che intasano ogni strumento di comunicazione. E’ stata questa diffusa, ammorbante caligine a farci scivolare , giorno dopo giorno, in un’epidemia di peste morale tanto prevedibile quanto mai impedita.
Così l’Italia è diventata terra di caccia per gli impuniti sciacalli che ridono nottetempo su terremoti, Migranti, alluvioni: “ qui si fanno i soldi Ciccio!” . La fragile terra dei kaki , dove si diventa primario o magistrato per grazia ricevuta da Ciccio. Il bel paese distratto dove Ciccio sceglie gli onorevoli tra sodali o con esoteriche tecnologie. Siamo ormai il pianeta Ciccio, primo assoluto nella galassia furbetti & lestofanti.
Gaetano è un paradigma italiano. L’essenza di quel virus horribilis dal rapido contagio che nessuno vuol curare davvero..scegliamo sempre il meno peggio,..percorriamo ormai solo la strada più facile. Soprattutto, da Cittadini, ci arrendiamo chiudendoci in casa, mascherine sulla faccia. E se qualcuno mette fuori il naso ed emerge, se diventa visibile e magari utile , viene afferrato e contagiato. Manipolato. Deformato.
Da qualche giorno vedo gli animatori delle sardine in tivvù. Parlano disinvolti faccia alle telecamere, cortesi, affabili, puliti. Sono diventato malfidente così cerco nei loro occhi e scorgo il primo sintomo della malattia. Il compiacimento. Si guardano felici nei monitor, ormai unico attestato di esistenza in vita, gongolando per gli applausi che l’augusto elettrodomestico non nega a nessuno. Telefonano agli amici : belli, stasera sto da Floris! . Gli inesausti combattenti del bon ton politico sventolano il libretto rosso di Monsignor della Casa persino nel giardino dei Benetton. “Adesso aspettiamo l’invito di Conte” dichiarano.
Ecco bravi, andateci. Agli inviti lusinghieri non si rinuncia. Magari, prima, mettete un po’ di aceto nel lungo becco anti peste perché l’epidemia è inarrestabile. Ha già fatto milioni di vittime. Gira libera e leggera, quasi suadente. Passa dalle antenne e dalle parabole, sgorga dai telefonini e dalle reti. Entra nella bocca, ronza nelle orecchie ma, attenti, punta inesorabilmente all’anima.