Uno dei personaggi più interessanti creati da Jack Kerouac è Neal Cassady. Con Jack e Sal Paradise viaggia Sulla Strada avanti ed indietro attraverso gli Stati Uniti, all’indomani della guerra mondiale. Il loro viaggio, come quelli di Conrad o di London, non è immaginato alla ricerca della verità o di sé stessi. Non è un viaggio a caccia di risposte, ma solo della vita. Quella vita che ognuno di noi vorrebbe costruire con le sue mani, ritagliandone le forme in libertà. Seduti nella vecchia Ford, ai margini di una fangosa carretera ai confini col Messico, Neal e Jack scambiano sensazioni e pensieri. Quando quello che vedi intorno a te non è quello che vuoi può farti stare bene, anche solo per un attimo, ricordare. Questo suggerisce Neal. Non è un contemplatore. Del viaggio e delle scelte personali ha fatto l’essenza della sua vita, eppure per qualche istante riguarda indietro come volesse cercare un bagno fresco nel caldo afoso ed appicicaticcio di quei giorni. Faccio lo stesso.
In questi tempi mesti e grotteschi che oscillano tra sbiruline e vecchi scarponi, voglio ricordare un movimento originale ed atipico per questo paese conformista. Una forma politica unica, tanto per l’insieme dei valori che la indirizzavano quanto per la sua struttura organizzativa. Un modo di fare lotta politica che si esprimeva nella determinazione e nella disciplina collettiva come nell’apertura ai percorsi soggettivi. Il personale è politico. Così la diversità, insita in ogni processo di trasformazione sociale, trovava accoglienza e spazio per esprimersi. Per questo costrutto il suo esempio è collocato in modo preciso in quel tempo, in quella generazione di equilibristi, in quel mood. Non è riproducibile oggi, non ci sono le condizioni. Tuttavia alcune chiavi di volta che ne hanno sostenuto la complessa architettura sono ancora vitali e forse possono essere traccia per le nuove generazioni del dissenso.
Dunque per quel bisogno del bagno fresco di cui parlava Neal, come per questo suo essere un paradigma con cui ci si può ancora misurare, dedico a Lotta Continua il mio pezzullo.
Atipici ed appassionati
Linea politica approfondita e discussa. Coinvolgimento. Visione di classe, non dittatura del proletariato. Il personale è politico, la cultura è un’arma, la razionalità è forza assoluta quanto la costanza è essenziale. Quindi: ragionare prima di fare e dopo non mollare mai la presa, andare fino in fondo. Era così l’anima complessa di Lotta Continua. Un movimento che non è riuscito a cambiare i rapporti di forza nella struttura, ma ha inciso molto nella evoluzione culturale dell’Italia. Una scuola di vita che ha permesso ai ragazzi che ci sono cresciuti umanamente dentro, di affermarsi nei diversi percorsi soggettivi e professionali.
Questa originalità – creativa eppure disciplinata - ha permesso di vivere qualche anno straordinario ad un movimento composito e contraddittorio, animato da mille diverse visioni della realtà e dell’utopia politica. Atipici tutti, i borghesi ed i proletari che l’abitavano. Appassionati sempre, nelle scuole, nei lavori, nelle caserme e nelle carceri. Pronti ad alzare la testa la voce e le mani. Si, forse è questa la polaroid che tengo nei cassetti della memoria con le facce dei compagni del tempo: atipici ed appassionati.
Dentro LC militavano personalità alte e complesse come Adriano Sofri, sempre illuminante anche quando voleva essere caustico. Intellettuali robusti come Pio Baldelli od eccentrici e sornioni come Giampiero Mughini che da libertari hanno diretto il giornale lasciando spazio ad ogni forma d’espressione. L’hanno abitata personaggi coraggiosi e vitali come Erri De Luca per anni capo del Servizio d’Ordine romano di LC. Esile quanto coraggioso. Un uomo straordinario che ha avuto il coraggio di vivere le sue idee senza limitazioni ed alibi borghesi. Che ha avuto il coraggio di sfidare la guerra imperialista uscendo d’Italia, vivendo qualche tempo a Belgrado proprio quando era sotto i bombardamenti della Nato, alla fine del secolo scorso. Erri, insieme a Paolo Castaldi e Cosimo Damato, ha scritto un libro di parole ed immagini che racconta meglio di molti testi sociologici il senso politico di quel movimento e di quell’ora X che abbiamo creduto - tutti insieme ed ognuno a suo modo - di poter vedere e vivere. Ma il libro non è solo questo, è anche la storia di una generazione nata nei primi anni cinquanta che ha messo fine con il suo impegno ed il suo sacrificio ad un tempo cupo e gretto di becero conservatorismo, a destra come a sinistra. ( L’ora X, una storia di Lotta Continua- Feltrinelli, ed. ). Un tempo grigio come l’attuale, forse meno ipocrita, certo più duro.
Ricordo qualche nome di quello straordinario movimento. Persone con cui era sempre istruttivo confrontarsi. Enrico Deaglio, Goffredo Fofi, Gad Lerner, Toni Capuozzo, Mauro Rostagno e Marco Boato, Guido Viale, Alexander Langer, Marco Revelli. Alcuni tra i tanti che hanno lasciato impronta in vari momenti della loro vita, nei loro mestieri. Pasolini, che non considerava molto la sinistra rivoluzionaria italiana, amava LC e finanziò un film girato da Goffredo Fofi per raccontarne una parte di visione politica.
Cos’era Lotta Continua? Difficile trovare una risposta di sintesi. Dicevo che dentro LC c’erano molte anime. Il nord in generale, da Torino dov’era nato Potere Operaio fino alla difficilissima Padova, aveva un taglio più leninista con qualche venatura militare. Lo scontro da quelle parti era duplice, non solo col potere ma anche con altri movimenti. A Milano con la parte stalinista del Movimento Studentesco ( poi MLS) e con i maoisti di Servire il Popolo ( poi PCMLI) ma i rapporti erano tesi anche con Lotta Comunista. Questa formazione - provenendo dall’idee internazionaliste di Parodi, figlio della Liguria libertaria - di certo stalinista non era, ma nel tempo in quanto a forma partito chiesa non era seconda a nessuno e mal sopportava questo essere costantemente aperta di LC. Ci si prendeva stabilmente a sberle, con tutti loro. Nell’area emiliano romagnola Lotta Continua aveva forte radicamento nei capoluoghi, specie Bologna. In Toscana era forte a Pisa ed a Firenze, qui con qualche scivolamento a destra, come si diceva al tempo, quindi vicina ai partiti istituzionali. A Roma era un caleidoscopio di particelle, tenute insieme dal carisma dei suoi dirigenti. Vi erano molti figli della borghesia ma nei quartieri proletari LC era sempre presente, coraggiosa e costante. Grandi militanti, tutti. Ricordo solo due nomi, Piero Bruno nato nel quartiere della Garbatella, Roma proletaria. Morto nel novembre del 1975 durante duri scontri di piazza. Francesco Lorusso, figlio di un generale dell’esercito, morto durante l’insurrezione di Bologna nel marzo del ’77. Così era LC, diversità e passione. Così erano i suoi militanti.
Nel 1976 Sofri propose di partecipare alle elezioni, cosa sconcertante per i militanti ma in fondo accolta. Mise insieme tutti. Presentò alle elezioni di giugno un listone rivoluzionario in cui c’erano nemici di sempre, MLS, il Pdup, Avanguardia Operaia. Non so come ci riuscì Adriano, misteri della fascinazione. So che andò male, vennero elette solo 6 persone, di LC solo Mimmo Pinto. Personalmente ero contrario, trovavo la posizione improponibile ed anche ingenua, ma votai ovviamente. Dopo il sonoro sberlone, quell’estate a Rimini Lotta Continua – nella sua forma iniziale ed ideale– finì e si sciolse.
Quel convegno di accesi dibattiti, di lacrime e rimpianti fu una sorta di psicodramma, un rito collettivo ed individuale. Ricordo la lucida diagnosi di Sofri e l‘emozione che trasudava dai muri. Ricordo ore di confronti duri e di cazzotti in faccia tra gente che sapeva darli e prenderli. Finì così, con rabbia e tristezza. Con la lucida consapevolezza di aver perso. Quella che ti fa crescere.
Il movimento che proseguì è tanto rispettabile quanto controverso. Io non ne feci parte e non sta a me giudicare. So che non potevo stare in un insieme disorganico, dopo averlo visto limpido. Vi erano strane presenze che emergevano. Da un lato qualcuno scivolava nell’illegalità, addirittura verso una deriva che personalmente detestavo. Per me l’esistenza delle Brigate Rosse come della seguente Prima Linea e cose del genere era controrivoluzionaria. Cosche volute dal potere interno ed esterno. Per contro non potevo vedere LC diventare una sorta di ruota dei partiti storici. Se si trattava di tornare nelle istituzioni, bon, ma non intendevo prendere posto nel carretto a traino, semmai sarei andato nella locomotiva. Non lo feci. Cominciai a lavorare, la mia vita cambiò. Non senza qualche profonda malinconia per un sogno ed un progetto evaporati, non senza grandi speranze verso ciò che andavo a fare e che mi diede inattese e larghe soddisfazioni. Le devo in buona parte a quel tempo di formazione che mi ha insegnato ad essere conseguente. Decidi con la chiarezza che puoi senza morire di analisi, poi fai quello che va fatto. Punto.
Cosa resta oggi di quell’esperienza
Se da ogni cosa si deve trarre insegnamento la fine di Lotta Continua è un buon inizio di analisi. Tra qualche riga, terminando il pezzullo, parlerò del lascito positivo di LC e della forza del cambiamento che ha determinato, ma ora vorrei riflettere su cosa ci insegna la sconfitta. Siamo in tempi grami e credo che ci si debba orientare presto e bene.
Le forme politiche, tutte, hanno un loro ciclo. Non importa quanto esse siano sorrette da buone ragioni e da una forte logica e nemmeno quanto consenso siano in grado di generare. In un tempo non sempre prevedibile chiuderanno il loro ciclo. Questo si deve sapere quando si dà vita ad un movimento. Dunque vanno definiti e chiariti subito i principali obiettivi che si intende raggiungere. Più di ogni altra cosa è necessario agire per priorità, concentrarsi sul punto centrale.
E’ il principio del cubo e del chiodo di cui parla Porter, studioso di impresa e di gestione https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Porter Il chiodo penetra perché esercita una relativa forza in uno spazio meno che proporzionale, così sfrutta al meglio la potenza. Il cubo invece copre troppa superficie, necessita dunque di maggiore forza e pressione. L’esempio insegna che più aggiungi obiettivi più hai bisogno di peso e di durata. Il gruppo dirigente di LC non conosceva Porter. Certo non per ignoranza, erano intellettuali attenti e curiosi di tutto, ma solo perché Michael comincia a scrivere anni dopo, in piena ristrutturazione del modello di impresa capitalista.
Dicevamo che LC aveva tante anime, il che era bello ed istruttivo per chi l’abitava a 20anni, ma creava dispersività. Gli obiettivi erano troppi e non in ordine verticale per importanza, ma in orizzontale per ampiezza. Cubi non chiodi. Ci si muoveva guidati dalle luci di posizione dei grandi valori, non c’era un solo faro ad illuminare il percorso. Ricordo una circostanza canonica oggi una ricorrenza: il referendum per il divorzio, in questo mese sono 50 anni esatti. Proposi, invece di combattere in modo dispersivo una legge per volta, di dare battaglia per l’istituzione del referendum proattivo. Sostenni che la legge di iniziativa popolare prendeva di contropiede l’esercizio del potere. Mi diedero dell’entrista, aggettivo squalificante allora, beccai una mandata affanculo da competizione. Presumo avessero ragione, forse me la stavo un po' menando, fatto sta che continuammo a batterci una legge per volta. Risultati di volta in volta modesti o nulli come fu per la legge Reale, solo un anno dopo. Si agì con un indice di dispersività defatigante e frustrante.
L’esperienza della sconfitta insegna che un movimento antagonista, anche un’opposizione parlamentare canonica, si deve muovere guidato da pochissimi obiettivi centrali e chiaramente definiti, animato da valori guida condivisi e collanti. Deve avere contezza che esaurirà il suo ciclo di vita e dunque agire in modo disciplinato e preciso, in tempi rapidi, con determinazione. Solo i risultati gli daranno la forza per continuare.
Chiarezza e centralità sono cose che non vediamo. L’opposizione agisce in modo disorganico, senza disciplina, in ampiezza ed anzi peggio, per singola circostanza e per reazione. Inoltre: parlano tutti, grande errore, e parlano troppo consumando tempo e motivazione in battibecchi sterili. Non si va da nessuna parte se tutti mettono le mani sul volante, se nessuno ha chiara la strada, se non c’è uno scopo definito ed un piano d’azione.
Così si regala al potere continuità, può solo schiantarsi per stupidità propria. Questo, come i precedenti governi, è animato da interessi di bottega e da ambizioni personali, tanto grandi quanto ingiustificate vista la modestia dei soggetti in scena. Temo che nessuno nell’opposizione abbia letto Porter, questa volta si per pura ignoranza o per angusta presunzione.
Cosa lascia in positivo l’esperienza di Lotta continua è presto detto. Persone compiute e formate in un’esperienza di vita notevole e coinvolgente. Un’ esperienza che, come dicevo, ha insegnato l’importanza dell’azione e la crucialità del pensiero guida. Che ha generato comportamenti privati e pubblici più liberi, insegnando quanto il limite di ogni essere umano sia in sé stesso, e quanto tale limite sia complice con lo schema imposto dalla classe al potere. Il personale è politico.
Qualsiasi religione ha sempre imposto codici e forme comportamentali nel privato. Non perché essi siano valori guida - la religione è politica non è fede -ma solo perché se riesci a fare/non fare nella sfera personale, otterrai obbedienza in quella pubblica. Ecco lo chador musulmano che limita il diritto alla tua immagine, il matrimonio cattolico che rende l’amore dipendente da formule, o la stretta osservanza ebraica che forma il popolo eletto. Codici e muri, ipocrisie ed imposizioni.
Discutere liberamente dentro quel grande contenitore che fu Lotta Continua ci ha insegnato che la lotta di classe non può prescindere dalla conquista della propria felicità. Che gioia e rivoluzione fanno parte di un cerchio senza soluzioni di continuità. Se oggi il crisma di normalità sta in bocca solo ad avanzi di caserma e nemmeno più ai pizzicagnoli di Lambrate è perché quell’area politica ha combattuto in egual misura capitalismo e conformismo. Anche quando quest’ultimo – e spesso – si annidava nella parola comunismo.
Voglio dire senza retorica, anzi con fattualità, che se le nuove generazioni sono nate in schemi comportamentali aperti e creativi lo devono ad un movimento che forse nemmeno conoscono, ad una generazione nel suo insieme e, nello specifico, a quella Lotta Continua che abbiamo amato in tanti, sia nelle sue luci che nelle sue ombre. Chiudo con parole non mie: Lotta Continua è l'organizzazione più articolata e complessa del movimento, la più raziocinante, la più fornita di dirigenti colti. La prima a capire che gli estremismi rozzi non hanno alcuna possibilità di affermarsi.
Lo scrisse Giorgio Bocca, giornalista ed intellettuale di peso, partigiano combattente. Un uomo di quel Partito d’Azione che avrebbe potuto dare molto a questo complesso paese, se non fosse stato schiacciato da due grandi conformismi.