Soldati di s/ventura

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 08/05/2023
Se un soldato non può che vincere, non è un buon soldato, è un buon macellaio- Alberto Asor Rosa ( Fuori dall'Occidente, Einaudi )

Ai soldati di ventura dedico questo pezzullo. Essi sono oggi il fenomeno con il quale la diplomazia internazionale deve fare i conti nel quadro del peso militare che hanno nello scacchiere geopolitico e con un occhio alla comunicazione di massa. Per due ragioni: le milizie mercenarie sono truppe di punta – non devono rispondere a codici etici concordati nelle convenzioni internazionali - ed hanno imparato a fare politica in prima persona, come insegnano i filmati postati in tutti i social da Eugeny Prigozhin, il capo della Wagner. Un uomo che per 20anni ha agito sottotraccia. Un uomo così attento a restare sconosciuto che nella foto della sua patente lui è quello dietro (chiedo scusa a Crozza per averlo parafrasato).

Come diceva Asor Rosa, se i soldati devono vincere a tutti i costi – per mestiere e perché per loro non vi sarà clemenza da parte del nemico – essi faranno/fanno macellerie messicane. E dalle mattanze, come insegnano i Balcani, è difficile tornare indietro per ricostruire la pace. Per questo oggi le milizie mercenarie pesano così tanto nel quadro politico internazionale, per questo essi sono in grado di condizionare, oggi nell’epoca della comunicazione globale, i loro mandanti. Putin e Zelenskj inclusi. Se i mercenari fanno un passo di troppo i governanti cascano dal trespolo.

Brevi note sui soldati di fortuna.

In tutti i conflitti del mondo lungo l’intero arco della storia che appare - per la stessa natura umana- come una costellazione di guerre, i mercenari sono stati la componente variabile di ogni esercito.

Li aveva Cartagine, ed erano Sardi Siciliani e Numidi, li aveva Roma, Goti piuttosto che Celti. Nel primo Medio Evo erano Vichinghi. Nel 1300 spiccavano gli Svizzeri. Nel Rinascimento furono gli Italiani che esportavano soldati ovunque, specie condottieri. Basti dire che uno dei più celebrati generali tedeschi, Prinz Eugen, non era altri che il giovane Eugenio di Savoia. La Repubblica Veneta usava i Croati. Nell’800 avevamo mercenari in tutti gli eserciti d’Europa. Nella parte finale della seconda guerra mondiale i nazisti usavano massicciamente le Waffen SS, formate da soldati di etnie variegate. Persino musulmani bosniaci.

La Francia ha da sempre come force de frappe la Legione Straniera, un’organizzazione mercenaria legalizzata dallo stato, responsabile del sangue versato in Indocina ed Algeria. In Africa le infinite guerre tribali aizzate dalle multinazionali hanno visto ovunque mercenari, belgi francesi inglesi e americani. Ed italiani, come vedremo.

Che la Russia faccia uso ampio e costante di brigate mercenarie non è una novità. Al tempo della guerra fredda adoperava i bulgari. Nel 3 millennio ha copiato le strutture americane dei contractor. Circa due anni fa, parlai di Wagner e della sua struttura proprio qui nel sito (Piccoli segreti tra amici- Luglio 2021) ed altrove.

Una breve digressione personale. Negli anni ’70 a Milano, allora un posto nebbioso affollato di varia umanità, ho visto per un po' in giro un tizio che frequentava assiduamente gruppi ed assemblee. Era evidentemente una spia. Lo sapevano cani e porci, perché il ragazzo non era esattamente abilissimo. Ma proprio per quest’ovvia ragione era accolto ovunque. Molti anni dopo, chiacchierando con gli amici di sempre, mentre si rievocavano fatti ed aneddoti chiesi che fine avesse fatto il tizio in questione. Seppi che era stato ucciso in Bosnia dove combatteva con altri italiani, come volontario o come mercenario, tra le fila dei serbi di Karazdic.

Dobbiamo fare un piccolo distinguo tra volontari e mercenari. Ovvio, ma utile. Volontari sono coloro che partecipano ad una guerra perché si riconoscono nei valori, almeno dichiarati, che la sostanziano. Franceschi, il ragazzo dei Centri Sociali che ha combattuto a Kobane con i curdi ( Karim Franceschi- Il combattente BUR 2016 ) era un volontario internazionalista. Aldo di Biagio, politico a suo tempo vicino all’altro versante ideologico, ha combattuto nei primi anni novanta da volontario con la Guardia Nazionale Croata dove si mormorava avesse militato anche Gianni Alemanno. I volontari più noti? Le Brigate Internazionali di Spagna. I Francesi durante la rivoluzione americana. Le idee spingono i volontari oltre il pericolo, di certo non il mestiere delle armi. La presenza al fronte comincia e finisce quando il volontario vuole e non implica una sorta di dipendenza morale e/o comportamenti eterodiretti. E’ una scelta globalmente libera.

Essere mercenari al contrario vuol dire fare della guerra un mestiere. Sottintende prima di tutto che lo si farà con gli obiettivi e con le regole di ingaggio che la milizia si è data servendo il paese o l’ente che gli ha dato il contratto. Disciplinatamente e per sempre.

Nel quadro dei soldati di ventura l’Italia non è seconda a nessuno. Non lo si sa perché avere in giro milizie mercenarie o truppe speciali dell’esercito non rientra nella narrazione che un paese di frontiera e sanguinario come il nostro si è sempre dato, per gentile richiesta del principale alleato. L’Italia di Sordi, l’Italia dello spaghetto me te magno. Bubbole. Nessun paese europeo ha avuto una guerra di liberazione come la nostra e nessuno come noi ha vissuto la triste era del terrorismo, dai 70 ai 90. Nemmeno in Irlanda del Nord od in Spagna si è arrivati a quello che noi abbiamo prima vissuto ed ora sepolto. Nessun Paese, forse solo la Germania, è stato così in prima linea nella Guerra Fredda. Un tempo da ricordare, con tutte le sue implicazioni interne, perché ora ricomincia.

In quanto alle nostre truppe speciali, che sono ancora oggi dappertutto accompagnate dalla solita narrazione buonista, esse sono state in grado di fermare la guerra civile libanese con forza e diplomazia, di sventare golpe in Mozambico, di stoppare la guerra in Bosnia e Kossovo, alla faccia degli americani che si intestarono il grande lavoro degli italiani. In quanto ai mercenari, i nostri sono ovunque, da sempre. A Dien Bien Phu c’erano decine di italiani, c’erano ad Algeri. Formavano una milizia persino nella guerra civile congolese degli anni ’60. Su questo fatto poco noto usci qualche anno fa un libro interessante scritto da un giornalista che da solo si intestò la volontà di aprire un varco nell’imbarazzato silenzio della stampa italiana (Ippolito Ferrario – Mercenari, italiani in Congo- Mursia 2009).

Tutto questo solo per dire che prima ci accorgiamo tutti che non siamo mai stati il paese di Pulcinella, bensì una pentola in cui si è riversata l’intera contraddizione dell’era contemporanea, prima ci faremo un’idea precisa delle cause e delle conseguenze della nostra storia dal dopoguerra ad oggi. Mafia inclusa. Credo che stiamo per riviverla questa contraddizione, in forma tanto simile quanto diversa. I blocchi est/Ovest sono pronti a rivivere, per un tempo non definibile.

Torniamo ai mercenari. Essi sono oggi, come fu nei sessanta, parte in causa ben nota ed alla ribalta. In Siria ne abbiamo visti in tutte e tre le parti in guerra, così come in Yemen. Ovviamente nelle attuali guerre congolesi, in Sudan ed in Libia. In Ucraina, sono ben noti in entrambe le parti.

Questo conflitto che, assecondando involontariamente le mire di Putin, è diventato oggetto globale di quotidiana e costante attenzione, vede nei due fronti le milizie ucraine Azov, i battaglioni Ceceni e Wagner. Appaiono tipi esotici, soggetti quasi cinematografici. Ma attenzione, sono invece gente esperta e preparata. Vincono .. o pareggiano .. seguendo esattamente le logiche politiche che prima ricevevano per via gerarchica dai governi mandanti ed oggi elaborano in proprio. Perché la vera novità è che oggi i mercenari fanno politica.

Non è esattamente la prima volta nella storia, basti pensare ad Odoacre, ma è di certo la prima volta dell’epoca moderna.

La politica dei mercenari

Il potere politico nasce dalla canna del fucile diceva Mao. Citava Lenin, che sviluppava il concetto in modo molto più sofisticato e complesso, ma non importa. Lui, Mao, l’ha detto schietto alla viva il parroco! Ed è passato alla storia delle frasi iconiche.

Il problema è che oggi il potere politico è la canna del fucile. O meglio: la canna del fucile si è messa a fare politica.

Succede così che il citato Prigozhin decida di dare un volto e una parola ad un capo mercenario. E lo faccia con schietta e pericolosa autonomia imbarazzando il Cremlino. Qualcuno osserva: così in fondo ha liberato Putin che può dire, vedete non sono miei strumenti.. Una riflessione intelligente, ma da 1 a 10 quanto gliene frega a Putin di emergere così, quasi scavalcabile? Perché è sotto processo all’Aja, perché potrà dire domani, non sono io il responsabile delle stragi avete visto quanto era impudente il capo della Wagner? Mah. Possibile. Più immediato invece è pensare che nel conflitto Occidente/Oriente una milizia professionale, usata come forza d’urto in una guerra mai dichiarata, acquisisca un peso notevole. Più immediato pensare che ora, consapevole del fatto e del peso, bussi a ben altri ruoli. Questo nuovo peso vale anche per le milizie mercenarie ucraine.

Quando Kiew si è dovuta ingollare, per la cronica incapacità europea di dialogo autonomo, la perdita della Crimea subito ha pensato come riprendersela, per l’indubbia portata strategica che la geografia regala all’infelice penisola. Così ha impaginato una strategia che avrebbe portato tutti gli attori verso un conflitto. Consapevole delle mire imperialiste di Putin capì che poteva costringere l’Occidente ad una posizione più netta delle blande sanzioni. In questo ben spalleggiata da Usa ed UK. Ed ecco che vengono formate le milizie Azov nel Dombass, la miccia che offre il pretesto all’invasione russa. Chi sono costoro? Mettiamo i puntini sulle evidenze che la stampa internazionale allora ed oggi rivela.

L’unità si chiama distaccamento autonomo operazioni speciali, nasce come costola dei servizi segreti dell’esercito ucraino. La fonda e la comanda Andrei Bileckj . Egli è legato ai gruppi dei suprematisti bianchi, molto attivi in USA ed UK. Molto vicino a Steve Bannon, consigliere ulta conservatore di Trump. Sulla manica delle loro giubbe è cucito uno scudetto giallo con la svastica stilizzata. Sugli altri mercenari ucraini suggerisco questo link https://www.limesonline.com/cartaceo/i-mercenari-ducraina

Azov combatte da sempre contro i filo russi del Dombass. milizie in cui vive una mescola incredibile di ideologie, che vanno dai nazional comunisti (cose da pazzi!.. o da stalinisti) ai fascisti nazionalisti del Movimento Imperiale Russo, che sostiene di adoperarsi per la vittoria e il dominio della razza bianca, insieme ai militanti dell’Unità nazionale russa (Rne), istituita già nel 1990. Il Rim sarebbe una vera e propria agenzia di formazione ed addestramento per miliziani di ideologia suprematista. ( cfr. JoiMag)

Quindi facciamo a capirci sui fatti. Non c’è una invasione di nazisti russi che sommergono i resistenti figli del popolo ucraino. Cazzate, se esiste il fatto è marginale. La sostanza è sul campo nel confronto tra truppe professionali avverse, ma di comune orientamento eversivo nazista. Una guerra che non contrappone ideologie, sono tutti neri, ma interessi divergenti in termini quasi mafiosi.

Se la smettessimo di dare fiato alla narrazione atlantica vedremmo cosa sta massacrando ragazzi russi e ucraini degli eserciti regolari, cioè una banda di sprovveduti, ed i civili delle regioni invase. E’ una fottuta guerra professionale tra milizie al soldo dei due imperialismi orfani della guerra fredda. L’innocenza semplicemente non esiste.

Si trova abbondante materiale sul tema Dombass e sullo scontro tra fascisti all’est in questo link https://www.joimag.it/il-cuore-nero-e-la-guerra-in-ucraina-come-laboratorio-di-estremismi-parte-3/

Ora che succede? Succede che anche Azov bussa alla porta di Zelenskj come Wagner a quella di Putin. I due corpi di mercenari addestrati e combattivi si stanno organizzando, simmetricamente e contemporaneamente, un peso specifico nello scenario di guerra. Un ruolo che allude ad una loro presenza nella spartizione dei processi di ricostruzione, tanto più ricchi di dollaro ed euro quanto maggiore sarà la devastazione in tempo di guerra.

Chi, per mestiere, uccide e massacra in mattanze messicane, dalla Siria all’Ucraina, dallo Yemen al Congo lo fa per denaro. Denaro e potere. Ed ha perfettamente capito che il lavoro sporco è diventato molto più rilevante, in termini di immagine, che in passato. I social hanno cambiato il ruolo di questi professionisti della guerra. Ed ora costoro usano l’enorme attenzione mediatica suscitata dal conflitto ucraino per fare quello che non gli è riuscito in passato. Diventare protagonisti e decisori.

Credo si siano abbondantemente resi conto che senza di loro ne Kiew ne Mosca fanno un passo avanti nelle diverse strategie. Credo siano consapevoli del loro potere reale. E non dimentichiamo che masticano la stessa ideologia di fondo. Non sarebbe azzardato immaginare che abbiamo almeno un interesse comune: che la guerra non finisca in fretta. E che possano intestarsi parte dei profitti della ricostruzione, quando ( e se! ) ci sarà.

Li vedo abili nel pareggio sul campo. Nel non dare mai – uno all’altro - il colpo finale, il colpo mortale.

Più la guerra si prolunga più fanno affari. Più chiedono armi e munizioni maggiori sono le tangenti che ricevono dalle imprese che le producono. Le anime belle credono forse che l’industria delle armi si sia improvvisamente redenta e non corrompa più? Evabbè.

Il potere economico che cominciano a formare va ben oltre le pur grosse parcelle che Azov e Wagner, o i Ceceni più economici, ricevono. Parliamo di contrabbando di droga, di materie prime, di esseri umani, parliamo di soldi in arrivo dalle mafie russe e ucraine, dai produttori di grano.

Ogni guerra è un orrendo business, questa ancora di più per colpa del clamore e dell’interesse continuamente aizzato dagli organi di stampa. Migliaia di giovani da tutto il mondo vanno a combattere nelle fila dei mercenari. Ci sono agenzie, strutture nemmeno clandestine. Riviste online. Arrivano dai paesi vicini, Moldavia Romania, e più lontani, il medio oriente caucasico, la Siria. Ci sono belgi, francesi, molti italiani, qualche scandivano delle Brigate Vichinghe, neo nazisti tanto per cambiare.

La guerra ucraina offre a queste milizie un potere – economico politico - sempre più grande. Il non avere nessun codice etico consente a chiunque di andare in quelle fila, essere addestrato alle armi. Uccidere, stuprare, rubare. Questi sconsiderati sono la carne da macello delle milizie. I veri professionisti, freddi e competenti, li usano come il potere usa gli imbecilli. Il nucleo centrale delle milizie gestisce il tritacarne, per usare le belle parole del capo di Wagner. Non ci mette i piedini.

Sono li, pronti ad acchiappare affari e potere. Con nuove società clandestine o con le quote nelle varie imprese interessate alla guerra ed al dopoguerra. Le milizie mercenarie sono un nuovo potere politico, che non ha bisogno di elezioni nemmeno finte, che non ha limiti morali. Lo abbiamo già visto succedere con Al Quaeda, con Boko Arham, con Isis. Prove generali di ciò che stiamo vedendo in Ucraina.

Vediamo questo nuovo insidioso contropotere emergere nel conflitto tra Occidente ed Oriente. E sono davvero scenari molto, molto complicati quelli in arrivo. Solo la Cina sa come disinnescarli, ed è per questo che tutti i governi, ora, la stanno prendendo sul serio.

Come fu per gli USA con i terroristi anti russi in Afghanistan, oggi Putin e Zelenskj non hanno la minima idea di come disinnescare la mina che hanno acceso. Hanno chiaro che anche loro due ed il loro potere, sono a rischio in una prospettiva a breve termine, insidiati dai loro stessi miliziani, come gli imperatori della Roma in disfacimento. Ma il quadro complessivo, se possibile, è addirittura peggiore.

Perché l’intero sistema politico occidentale è gestito dai Mr Bean. Polli che hanno infilato la mano nella teiera e non sanno più come cacchio uscirne.

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