Le ultime notizie dal fronte televisivo sono chiare.
Berlusconi
lascia l'interim del Ministero per lo Sviluppo Economico e la
Comunicazione. L'aveva mantenuto per cinque mesi, durante i quali ha
provveduto in tutti i modi a facilitare il destino di Mediaset:
ostacoli a Sky nel digitale terrestre, regalo a sé stesso con la
riduzione al 5% del contenzioso tributario accumulato per la
sottrazione di Mondadori alla Cir di De Benedetti; 7 milioni invece di
180. Lascia l'interim e passa le consegne a Paolo Romani, già
Viceministro e fedele esecutore da decenni di tutte le direttive
berlusconiane in campo editoriale: un ministro ad personam.
Il
direttore generale della Rai, Mauro Masi, con un colpo di mano toglie a
Carlo Freccero la direzione di Rai 4. Non ci sono motivazioni ma la
ragione è evidente. Non conta nulla che Freccero sia uno dei più
apprezzati inventori di programmi televisivi. Anzi è probabile che sia
un'aggravante: con l'avvicinarsi di una nuova campagna elettorale il
dominio sul mezzo deve essere totale e non è tollerata alcuna
indipendenza. Tramite Masi il padrone unico blinda la comunicazione
televisiva a proprio vantaggio.
Anche le notizie dal fronte politico sono chiare.
Nello
stesso tempo la sua maggioranza gli confeziona uno scudo definitivo per
le sue numerose vicende giudiziarie. E non solo prevede la sua immunità
come Presidente del Consiglio ma aggiunge addirittura il prolungamento
dell'immunità nel caso in cui divenisse Presidente della Repubblica.
Avremmo così intoccabile al Quirinale il campione del falso in
bilancio, l'ispiratore di dimostrate corruzioni di magistrati, il
pluriinquisito e pluriimputato sfuggito ai suoi processi solo perché si
è confezionato le leggi per garantirsi ripetute prescrizioni. Chi
predica la necessità di una commissione parlamentare d'inchiesta sulla
magistratura diventerebbe presidente del Consiglio superiore della
magistratura.
Nell'opposizione molti tendono a non prendere sul
serio il pericolo. Appare loro come un timore eccessivo. Ragionavano
così anche quando rinunciavano a fare una legge rigorosa sul conflitto
d'interessi. C'erano geni nel centrosinistra che, interpellati da
colleghi giustamente in allarme, rispondevano: state tranquilli, lo
teniamo per le palle. Indovinate l'autore della frase.
Oggi
molti, troppi, nell'opposizione contano sulla fronda di Fini e sulle
obbiettive difficoltà di Berlusconi. Ma trascurano la sua potenza
mediatica e la forza persuasiva dell'enorme ricchezza. Essere realisti
oggi significa tenere conto che nelle condizioni date ha ancora la
possibilità di scalare il Quirinale. Sarebbe un'ignominia
incancellabile per la democrazia italiana. E' necessario spiegare bene
a tutti il pericolo e prima di tutto non nasconderlo, non considerarlo
evanescente.
Da qui alle nuove elezioni dobbiamo far ripartire un'opera di persuasione di massa: Berlusconi al Quirinale mai!
Da qui alle nuove elezioni dobbiamo far ripartire un'opera di persuasione di massa: Berlusconi al Quirinale mai!