Berlusconi avverte i suoi: non sottovalutiamo Franceschini, in televisione funziona.
Una frase come questa sarebbe innocente (si fa per dire) detta da un qualsiasi leader di una qualsiasi maggioranza (di centrodestra o centrosinistra non conta) a proposito del suo antagonista.
E’ assai probabile, e magari inevitabile, che un qualsiasi leader di schieramento politico studi l’avversario e valuti con la massima attenzione come si muove in tv. E’ efficace? Buca lo schermo? Ha la battuta pronta? Si fa sorprendere dalle domande? Tentenna? Ha qualche punto debole? Cerchiamolo! Provochiamolo per metterlo a nudo!
Da quando la democrazia si mostra in tv sono questioni inevitabili. Da quando Kennedy costrinse Nixon a sudare vistosamente nel loro duello televisivo sono il pane quotidiano della competizione politica. Da noi il costume è arrivato tardi. Altrimenti Moro non sarebbe mai stato il leader della Democrazia Cristiana -e neanche Fanfani, detto tra noi.
Ma qui abbiamo il monopolista incontrastato della televisione. Quello che nella campagna elettorale in Sardegna è comparso venti, trenta volte più del candidato del centrosinistra. Che il PD non abbia protestato abbastanza illustra solo la sua vocazione alla sottomissione o, peggio, la sua convinzione che criticare lo strapotere televisivo dell’avversario serve solo a favorirlo.
Se questo fosse vero il centrosinistra non pagherà mai abbastanza la sua linea imbelle e rinunciataria, espressa dalla immortale battuta di Violante in Parlamento: ve l’avevamo detto che non vi toccavamo le televisioni! Poveri illusi: chissà quali ricompense si attendevano dalla loro disponibilità!
Qui dunque abbiamo il padrone della televisione che, dall’alto di un potere cui non sarebbe mai dovuto giungere e nel pieno delle sue potestà di dominio incontrastato del mezzo, studia l’antagonista per vedere come si muove, da apprendista, sul suo terreno preferito.
Che avverta la necessità di studiarlo vuol dire che, nonostante tutto, forse non si ritiene invincibile. Possiamo prendere la cosa come un auspicio. Ma non dovremo mai fare l’errore di pensare che, solo per questo, la competizione sarà ad armi pari. Questo ha prodotto l’idiozia della classe dirigente di centrosinistra: che siamo sempre condannati a batterci in condizioni impari.
Buona domenica.