Carissima Franca. Sempre insieme e accanto ai movimenti, Dario e Franca
avevano stabilito fin dall'inizio rapporti con i Girotondi. Perciò,
quando nel 2006 Di Pietro chiese a Franca di candidarsi per IdV al
Senato, lei, molto incerta, volle un mio consiglio. Le risposi che
doveva cogliere l'opportunità a tutti i costi. Per due ragioni
essenziali. Era in grado di raccogliere molti voti per IdV e quindi per
il centrosinistra. E avrebbe potuto dare un contributo originale assai
diverso da quello di tutti gli altri eletti e portare in Parlamento la
voce della cittadinanza attiva.
Contribuii a convincerla, cosa che mi rimproverava amichevolmente
durante le frequenti sofferenze di quella legislatura difficilissima.
Spirito indipendente e combattivo, prese numerose iniziative sui costi
della politica e per ridurre le spese improduttive delle amministrazioni
pubbliche. Per i funzionari pubblici condannati in via definitiva
propose il licenziamento. Affronto' il problema cronico del precariato
dei collaboratori parlamentari? Si impegnò a sostegno dei militari
contaminati da uranio impoverito, scontrandosi con una ferrea omertà di
Stato.
Non volle adattarsi alla formalità un po' ipocrita dei rapporti tra
colleghi: rifiuto' seccamente la captatio benevolentiae di un saluto di
Dell'Utri.
Resta memorabile l'incontro in audizione con Cimoli, ex amministratore
delegato di Ferrovie e Alitalia. Gli disse: dottor Cimoli si faccia
vedere meglio; non capita tutti i giorni di vedere da vicino chi dopo
aver dissestato due grandi aziende pubbliche riesce a farsi dare una
liquidazione da nababbo.
Dei diciannove mesi passati in Senato traccio' una sintesi in una
lettera (ora in rete) in cui annunciava la sua decisione irrevocabile
di dimettersi: troppe le delusioni sofferte e troppo grave la sensazione
di non poter produrre effetti utili.
Sotto il profilo politico resta essenziale il suo atteggiamento fermo e
trasparente di fronte alle iniziative spesso assai discutibili del
centrosinistra. Mi telefonava angosciata perché le toccava votare
schifezze, ma non ha mai fatto mancare il suo voto, spesso risultato
decisivo a sostenere il governo Prodi, mentre qualche anima bella si
gloriava di metterlo a rischio. In quei casi metteva a verbale
dichiarazioni addolorate e talvolta furibonde e spiegava di votare a
favore, con disgusto, solo per non far cadere il governo.
In Parlamento non è stata amata, ma ciò più che affliggerla la
rafforzava e perfino la divertiva. Anzi, faceva racconti divertentissimi
sui colleghi di coalizione che cercavano di sottrarsi quando tentava di
coinvolgerli sui temi che la interessavano.
In compenso ha ricevuto stima e affetto da moltissimi cittadini. Nel
momento stesso in cui scrivo ricevo messaggi a ripetizione di tanti che
mi chiedono di rendere noto il comune dolore per la sua scomparsa. Così
per Dario, Jacopo e tutti gli altri riuniti nella casa di Milano
aggiungo al mio l'abbraccio affettuoso e sincero di tanti che porteranno
sempre nel cuore il ricordo della sua simpatia, della sua generosità,
del suo impegno civile.
Un anno e mezzo da indipendente molto indignata