Non si poteva sperare che Fazio facesse domande o addirittura obiezioni. Ad esempio far notare a Renzi che, vigente l'Italicum, il ballottaggio sarebbe stato tra M5Stelle e PD (non Lega) e che secondo ogni ragionevole previsione il PD sarebbe stato stracciato: formidabile risultato di quel "capolavoro parlamentare" che secondo Renzi era stato l'Italicum. Ma lasciamo stare: è la Rai bellezza! L'ombra del servizio pubblico...
Renzi continua imperterrito a recitare il suo ritornello. Chi ha vinto faccia il governo, chi ha perso l'opposizione (mai che dia una sua spiegazione della sconfitta).
Ma di fronte al fallimento di tutti i tentativi, allora governo di tutti per le regole. E che cosa sarebbero queste regole? Due essenziali.
Una nuova legge elettorale, diversa dal Rosatellum. Mai che ricordi che la legge di cui ammette oggi il fallimento l'ha imposta lui con otto voti di fiducia.
E una nuova riforma costituzionale, su cui si mantiene nel vago.
Ma l'obbiettivo non è affatto vago. La nuova legge elettorale deve avere un premio di maggioranza per trasformare la minoranza più grossa in maggioranza parlamentare. Risultato: una minoranza governerà imponendo al Parlamento ciò che vuole.
La nuova riforma costituzionale dovrà rendere legittimo questo assetto. La sua speranza è che una nuova trasformazione incostituzionale della Costituzione venga approvata con una maggioranza dei due terzi che renda impossibile un nuovo referendum. Così la sovranità del Parlamento, in mano a una minoranza, schiaccerà la sovranità popolare.
Renzi invoca il rispetto della volontà popolare per sostenere che 5Stelle e Lega devono governare. Ma lo stesso rispetto non lo manifesta verso l'inequivocabile risultato del 4 dicembre 2016. Lì la volontà popolare non conta nulla e lui si adopra affinché nel futuro non conti più nulla.
Renzi lavora alla sua rivincita. Chissà che non sia una riperdita.
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