Elezioni europee: A cosa serve lo sbarramento?

di Pancho Pardi - 04/02/2009
Due parole sul 4 %. Per chi fosse stato distratto è il limite da superare nelle elezioni europee. La volta precedente non c'era e con circa l'1 % un partito anche piccolo poteva mandare un eletto al Parlamento europeo

A cosa serve lo sbarramento? Chi lo vuole dice: per limitare la frammentazione. I partiti piccoli (tanti e quasi tutti di sinistra) che lo temono dicono: per farci fuori. Gli altri ribattono: aggregatevi e supererete lo sbarramento. Ma quando il magnetismo delle numerose sinistre respinge invece di attrarre, l'obbiettivo, anche se ragionevole, sembra irraggiungibile. E' in ogni caso un problema che le sinistre disgregate dovranno affrontare in modo realistico.

E' utile ricordare che in Europa non si costruisce un governo. Quello è ben più saldamente nelle mani della Banca Europea (e potrebbe essere una leggenda anche questa). Quindi la motivazione principale dello sbarramento viene a cadere: nel Parlamento europeo si deve soprattutto garantire rappresentanza, non governo.

E quindi il criterio principe dovrebbe essere: una testa un voto, senza sbarramenti. Perché lo sbarramento butta via milioni di voti. Quando il cittadino vota non sa in molti casi quale percentuale raggiungerà il suo partito: può sperare ma non ha certezze. E giusto stabilire a priori che il voto di quelli che hanno sbagliato partito non vale nulla? Qualcuno potrebbe dire che questo ragionamento funziona anche se si deve formare un governo, ma accantoniamo per il momento l'obiezione. Teniamola buona solo per l'Europa.

Non è dunque una ragione di democrazia a giustificare lo sbarramento. E' volontà dei più forti restringere la scena della rappresentanza. Si chiama semplificazione. E' in realtà una restrizione.

Voluta soprattutto dai due partiti più grandi. E come al solito secondo uno schema asimmetrico. Il partito più grande, il PdL, potrebbe farne a meno: ha il vento in poppa e l'avversario non sembra in grado di coprirglielo. E' in realtà il PD che ne ha più bisogno: con lo sbarramento può sperare di attirare a sé il voto di chi, non potendo votare per i piccoli, si adatta a votare, controvoglia, per il grande. E' speranza incerta ma tenace.

Per questo il PdL ha guidato la danza, perfino con apparente disinteresse. Il PD ne aveva invece un diretto bisogno. Ma poiché gli elettori di sinistra non lo voteranno che in minima parte, sarebbe miopia da parte del PD augurarsi che la sinistra non riesca ad aggregarsi e che, magari, anche il principale alleato di centrosinistra, IdV, non riesca a raggiungere quel successo che i sondaggi gli attribuiscono.

Certo, se fosse ancora in preda all'ubriacatura della vocazione maggioritaria, il PD dovrebbe augurarsi di crescere a dismisura e di ridurre gli alleati a poca cosa. Ma poiché dell'ubriacatura gli è rimasto solo il mal di testa e il pieno dei voti è non solo lontano ma impossibile, non sarebbe più saggio sperare che gli alleati facciano il meglio che possono? Senza di loro che cosa riserva il futuro al PD se non qualche decennio di realtà minoritaria?

Il tema è denso e molto più complesso di questo schema semplificato, e quindi si continuerà a discuterne.

 

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