Fenomenologia dell’osceno

di Pancho Pardi - 18/04/2010

In rari momenti la televisione riesce ad essere strumento di verità. Cerimonia funebre per Vianello: Berlusconi arriva circondato dalla scorta, si leva il cappotto e senza girarsi, con indifferenza che deve considerare regale, lo lascia nelle mani dell’agente che lo segue. Si avvicina alla vedova, inferma, semisdraiata e circondata dai due figli adottivi. Col braccio ne scansa uno per farsi posto al centro dell’inquadratura. Per una minuscola frazione di secondo il gesto occupa la scena. Subito si accorge di quanto possa essere sgradevole e rimedia con una sorta di meccanico abbraccio ai due figli attoniti. Si china sulla malata e lascia indovinare sussurri affettuosi. Poi, forse al richiamo della voce di Pippo Baudo che sta parlando, rialza la testa e si produce in un lungo, insistito sorriso impudico a tutto beneficio dell’inquadratura, manichino pubblicitario di sé stesso.

Non sappiamo se questo attimo di verità televisiva verrà replicato o, come è più probabile, censurato nelle sue brevi parti imbarazzanti fino a trasformarlo in uno dei tanti frammenti di rappresentazione servile del potere. Forse scomparirà ma negli occhi di chi l’ha visto resta come documento di volgarità innata. La stessa del gesto triviale cui mandava al diavolo l’ex Presidente Scalfaro, intervenuto in Senato. Gesto e movimento labiale per esprimere l’inequivocabile: ma va a fan culo.

Ora, sull’onda del successo, ottenuto con lo strapotere mediatico, nelle elezioni regionali, il campione della volgarità italiana ripresenta come inevitabile la sua candidatura al Quirinale. Sostanziali ostacoli si oppongono: il suo passato di falsificatore di bilanci e corruttore di magistrati, il suo passato-presente di monopolista dell’informazione. Ma nel suo partito si troverà certo qualcuno capace di sostenere che anche con la volgarità si rappresenta un popolo.

Firma l'appello BERLUSCONI AL QUIRINALE: MAI

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