La scena politica italiana si svolge sotto il segno del l'ironia. I cittadini votano sempre meno alle elezioni politiche ma sempre più nelle occasioni referendarie. E in queste bocciano sonoramente le leggi prodotte dal Parlamento.
Nel 2006 hanno cancellato la "riforma" costituzionale del centrodestra. Nel 2011 hanno annichilito le leggi ordinarie sulla privatizzazione dell'acqua, sul nucleare e sul "legittimo impedimento". Nel 2016 hanno bocciato la riforma costituzionale del centrosinistra e con lo stesso voto hanno invalidato la legge elettorale voluta sempre dal centrosinistra: l'Italicum, ovvero la legge elettorale più bella del mondo. I cittadini elettori hanno emesso un verdetto senza appello.
Ma elettori ed eletti non si capiscono. O meglio: gli eletti non capiscono gli elettori. Il No al rafforzamento del governo espresso nel 2006 era inequivocabile, ma il centrosinistra dieci anni dopo ha voluto riproporre un nuovo rafforzamento del governo e ha preso una sonora batosta. Avrà capito? Non è detto.
Il Parlamento attuale è formato sulla base di una legge elettorale (Porcellum) incostituzionale che ha trasformato una minoranza in maggioranza. È questo stesso Parlamento che deve ora cambiare la nuova legge elettorale (Italicum) riconosciuta come parzialmente incostituzionale dalla Consulta, dopo che il NO del 2016 l'aveva già invalidata (per chi non lo ricordasse, c'era il trucco: l'Italicum stabiliva che gli italiani avrebbero votato solo per la Camera prima ancora che la riforma costituzionale avesse ridimensionato il Senato; e basterebbe solo questo per giudicare la serietà dell'attività legislativa).
L'ironia della situazione attuale sta nel fatto che la maggioranza su cui ricade la necessità di cambiare la legge elettorale è formata per intero da parlamentari che hanno votato tutti Sì alla riforma costituzionale bocciata dal popolo e che, un anno prima, avevano votato con voto di fiducia l'Italicum. Se erano ben convinti di ciò che hanno fatto come potranno ora smentirsi? Lo faranno, lo faranno ma troveranno il modo di mescolare le carte...
L'ulteriore ironia sta nel fatto che anche il personaggio di maggior spicco della sinistra, Pisapia, federatore del campo progressista, aveva anche lui votato Sì alla riforma costituzionale e, per sua dichiarazione, è ancora convinto d'aver fatto bene.
Domanda non ironica: i milioni di cittadini che hanno votato No vorranno affrontare il problema della loro rappresentanza politica senza delegarla ai professionisti che hanno votato Sì?