Le elezioni hanno dato un risultato che mette alla prova i nervi degli elettori e le capacità degli eletti. E’ inutile ora lamentare gli effetti distorsivi della legge elettorale. Che era una schifezza si sapeva ma i partiti nella legislatura precedente non hanno voluto cambiarla. Il tempo c’era ma la volontà no. Così il centrosinistra non ha vinto, il centrodestra non ha perso.
Resta il fatto non trascurabile che il centrosinistra ha ottenuto il premio di maggioranza alla Camera. Il centrodestra l’ha mancato di poco. Comunque sia, meno male che è andata così.
L’unico soggetto che ha vinto è il Movimento 5 Stelle, che non vuole considerarsi un partito. So bene che un movimento continua a pensare se stesso in rapporto alla società da cui sente di provenire e tende a considerare il contesto parlamentare dal punto di vista di chi viene da fuori
Ma con una suddivisione dei voti in Parlamento in tre parti quasi uguali, a causa dell’assenza di una maggioranza in Senato il Movimento 5 Stelle non solo è dentro ma diventa arbitro della situazione parlamentare.
Ora sembra tentato di affrontarla con un atteggiamento equidistante: né con una né con l’altra delle due coalizioni. Può aspettare, o addirittura sperare, che gli altri due soggetti si mettano d’accordo. Per lucrare sul disgusto dei rispettivi elettorati o sul fallimento dell’operazione. Per puntare a nuove elezioni anticipate in cui raggiungere la maggioranza dei voti.
Ritengo che l’equidistanza non si giustifichi sotto l’aspetto programmatico: gli obbiettivi del Movimento 5 Stelle sono molto più vicini a quelli del centrosinistra.
Ma non funziona neanche dal punto di vista delle aspettative sul voto futuro. Per un motivo elementare: perché una quota abbondante e preziosa del voto al Movimento è arrivata proprio dagli elettori delusi del centrosinistra. Un voto per spingere a un’azione dinamica: votiamo voi perché facciate qualcosa di positivo, e alla svelta, per affrontare i problemi economici e sociali; se scegliete solo di assistere al fallimento degli altri soggetti politici non è detto che la prossima volta votiamo per voi.
Cari Senatori e Deputati del Movimento 5 Stelle oggi grava su di voi la maggiore delle responsabilità. Anche se non volete ammetterlo avete già raggiunto qualche successo. L’elezione dei due presidenti delle Camere è il primo frutto della vostra vittoria elettorale. La loro rinuncia alla metà degli emolumenti è il secondo perché accoglie il vostro esplicito invito. Considerare i due presidenti la foglia di fico della partitocrazia significa non voler ammettere il vostro successo. Mettete pure in discussione Grasso ma non potete sapere quale formidabile fortuna sia stare in un Senato non presieduto da Schifani.
Il ruolo che sostenete di voler impersonare, sorveglianti critici del Parlamento, lo si può svolgere in modo tranquillo e implacabile anche con un pugno di seggi. Voi avete un terzo dei seggi nelle assemblee elettive: potete e dovete fare molto di più.
Per farlo ribattete allora che venga affidato solo a voi il governo. Ma nel momento stesso in cui negate il voto al tentativo del centrosinistra, che ha il premio di maggioranza alla Camera, voi vi esponete al rischio certo che la fiducia venga negata al vostro.
Un terzo dei seggi è patrimonio sprecato se serve solo a osservare i compromessi degli altri. Usate invece la vostra forza per stabilire rapporti costruttivi con l’unica delle due coalizioni con cui avete robusti punti programmatici in comune.
Se deciderete per l’inazione scoprirete troppo tardi di aver creato le condizioni per il rilancio di un personaggio cui qualsiasi democrazia evoluta avrebbe negato l’accesso a ruoli di rilievo pubblico e consentito solo la pratica del profitto privato.
Decidete invece di agire e date un contributo creativo per far uscire l’Italia dall’incubo.
E’ un’occasione che non può essere sprecata.