Due deputati escono da IdV. Nella situazione attuale è fatto gravissimo. Ma assai più grave è che vadano a sostenere Berlusconi. Interessi personali, crisi di coscienza, opinioni diverse sono tutte cose ammissibili in politica. Ma ora due eletti nel partito che più di tutti ha combattuto l’anomalia italiana ne diventano i sostenitori nel momento più critico e rischiano perfino di essere decisivi nel conteggio dei voti.
Fanno l’esatto contrario di ciò che hanno promesso ai loro elettori. Incrinano la credibilità del partito. Suggeriscono agli elettori che anche i colleghi restati al loro posto possono essere sospettati.
Con il loro comportamento da farsa grottesca pongono una domanda che già ora gli elettori ci rivolgono: come fate a stare in un partito che ha eletto due tipi così?
La nostra risposta deve essere la più chiara possibile. Non basta constatare l’enorme potenza corruttiva di Berlusconi, perché noi avevamo il dovere di essere insensibili alla corruzione.
E’ necessario ripensare e modificare i criteri con cui si costruisce il partito, dal territorio al Parlamento. Tesseramento, verifica dell’impegno degli iscritti, selezione dei militanti per gli impegni amministrativi e istituzionali, scelta delle candidature ai parlamenti italiano e europeo: tutto deve essere ridiscusso.
Fino a che una nuova legge elettorale non riporrà nelle mani dei cittadini il diritto di indicare la scelta, il nostro dovere è trovare una via di valutazione collegiale dei candidati. Questa dovrà verificare la caratura individuale, la storia personale, le competenze, le capacità, per giungere alla formulazione di candidature che abbiano superato il vaglio dell’esame più severo.