Ci siamo liberati di Berlusconi
oppure no? Mi sembra che dovremo ancora fare uno sforzo, in condizioni
sempre più difficili.
Avrebbe dovuto già dare le dimissioni
dopo la prima bocciatura sul Rendiconto dello Stato. In precedenza, Andreotti
e Goria l’avevano fatto.
Dal Quirinale gli è stata concessa
la facoltà di risolvere il pasticcio che aveva creato. E questo ha prodotto
l’impossibile: il Senato ha dovuto votare una seconda volta ciò che aveva
già votato. Cose mai viste. Riapprovato al Senato il Rendiconto è tornato
alla Camera, dove avrebbe dovuto attendere sei mesi per essere rimesso in votazione. Ma qui, obbligate dal senso di responsabilità per
il furioso avanzare della crisi finanziaria, le opposizioni non hanno potuto
negare l’assenso a una votazione anticipata, contro il regolamento.
Ieri il voto alla Camera ha mostrato
l’insufficienza della maggioranza. Mentre prima aveva rubato tempo per
accelerare l’approvazione dell’atto dovuto, ora Berlusconi invece di
dare subito le dimissioni sottoscrive l’impegno a darle appena sarà approvata
la legge di stabilità. Ruba tempo al contrario, per allontanare di qualche
settimana l’uscita da Palazzo Chigi. La responsabilità addossata alle
opposizioni per fronteggiare il ciclone finanziario non vale per lui, libero
di allontanare il momento in cui si dovrà affrontare il rischio di fallimento.
Purtroppo viene in mente il mese
intero che gli fu concesso un anno fa e che gli permise di evitare la sfiducia
sicura con l’acquisto dei miserabili traslocati dall’opposizione al ruolo
di “responsabili” sostenitori del governo.
Le dimissioni dilazionate sono,
come scrive Furio Colombo, una cambiale. Ma quanto vale una cambiale sottoscritta
da un mentitore abituale? I mercati la prenderanno sul serio?
Il primo compito è dunque vegliare
sulla dilazione delle dimissioni. Che non ci siano trucchi. Che non usi
il tempo per comprarsi qualche altro "responsabile".
La legge di stabilità è l’ultimo
segmento della finanziaria infinita inflittaci da Tremonti. Garantiamo
che venga votata al più presto anche se non ci piace. Controlliamo che
non contenga misure contro i diritti ed espedienti ad personam, come la
modifica della legge sulla successione. Una volta approvata non ci sono
più scuse: Berlusconi deve rendere effettive le dimissioni cui si è impegnato
di fronte a Napolitano..
Poi cominciano subito i nuovi guai.
Con la sua politica propagandistica e la totale incapacità di governo,
Berlusconi ha favorito e ingigantito la rovina economica che però non ricadrà
sulle sue spalle. Toccherà agli altri affrontarla. E lui, con l’intatta
potenza di fuoco dei suoi mezzi di propaganda, potrà bombardare tutti quelli
che si affanneranno dietro al difficilissimo compito.
Quali forze saranno è troppo presto
per dirlo. Ci sarà un governo di responsabilità nazionale (con i partiti
dentro)? O un governo tecnico (con limitata presenza dei partiti)? E in
entrambi i casi, quali partiti? O si andrà a elezioni anticipate?
Ricevute le dimissioni, si spera
il prima possibile, la decisione spetta al Presidente della Repubblica.
Che non fa mistero di preferire alle elezioni anticipate la continuità
della legislatura e una soluzione in grado di affrontare subito il rischio
di fallimento finanziario dello Stato.
Mentre scrivo, le agenzie di stampa
registrano la crescita inarrestabile dello "spread" (ora al 566)
e degli interessi sui BTP (ora al 7,35). Gli esperti ci avevano detto in
tutte le salse che la soglia del 7 apre la pratica del fallimento. E ora
la crescita degli indici ci rivela che i mercati non apprezzano la dilazione
delle dimissioni.
Sotto questa spada di Damocle,
gli eventuali governi di responsabilità nazionale o governi tecnici saranno
obbligati a prendere misure severissime. E qui si presentano due piani
diversi di discussione. Uno riguarda la composizione dell'ipotetico governo.
Un altro la durezza della manovra economica.
Non si possono accettare cosmesi
del centrodestra attuale (governi Alfano, Schifani,,,). Il nuovo governo
deve avere una evidente indipendenza dagli autori del disastro che cerca
di scongiurare. Ma soprattutto la manovra deve essere ispirata a principi
in armonia col dettato costituzionale.
Nella "costituzione materiale"
imposta da Berlusconi l'imposizione fiscale è regressiva: chi ha di più
paga di meno. La Costituzione vera stabilisce invece che deve essere progressiva:
quanto più si ha tanto più si paga. L'esperienza repubblicana dimostra
che il principio è stato sempre più trascurato fino all'inversione totale.
Per affrontare il rischio di fallimento
lo Stato non potrà basarsi solo su chi ha sempre pagato tutto ma dovrà
individuare i milioni di cittadini che si sono abituati a pagare molto
meno di ciò che dovevano se non addirittura a non pagare nulla.
Nel momento in cui chiudo non si
ha ancora notizia del maxiemendamento da sottoporre a rapida votazione
al Senato. La maggioranza in crisi fa melina contro la proposta di un veloce
cammino in commissione per arrivare al voto in aula questo prossimo venerdì.
Le furbizie della dilazione sono
in atto. E lo spread vola....
Le furbizie della dilazione sono in atto. E lo spread vola....