In una pensosa nota su La Stampa di ieri, sabato 14 gennaio, il presidente emerito Napolitano accomuna sotto la categoria “logica del rifiuto” la vittoria della Brexit, l’elezione di Trump e il successo del NO nel referendum costituzionale. La perentoria affermazione merita due considerazioni.
La prima riguarda la sua arbitrarietà: i tre eventi non hanno niente in comune salvo, forse, il fatto di non essere stati previsti. Ma la loro natura è assai diversa; si potrà dire al massimo che gli inglesi hanno rifiutato l’Euro, gli americani Obama e gli italiani la legge Renzi-Boschi. Ma si può anche dire che gli inglesi hanno scelto l’autonomia, gli americani (grazie a un sistema elettorale che annichilisce la maggioranza dei voti: due milioni in più per Hillary sconfitta) hanno voluto un miliardario alla Casa Bianca, e gli italiani hanno, per la seconda volta in dieci anni (2006, 2016), confermato e rafforzato la Costituzione del ’48. Espressa così l’omogeneità tra i tre eventi scompare del tutto.
La seconda riguarda la sua presunzione. Bolla come irrazionale l’essere contro, e razionale invece l’essere per. Napolitano che, qualche giorno fa, a denti stretti aveva ammesso che la vittoria del NO era anche una sua sconfitta, vuole comunque mantenere agli sconfitti il ruolo di soggetti razionali e qualificare i vincitori come irrazionali. I primi, pur nella sconfitta, preoccupati dell’interesse generale; i secondi arroccati nella difesa di interessi particolari e corporativi. I primi tutti orientati al futuro, i secondi tutti rivolti al passato. Una visione analoga sta nell’intervista di Renzi oggi, domenica 15, su Repubblica.
Ma anche sul contro e sul per si può eccepire. Il 4 dicembre 2016, il 59% ha votato contro una modifica costituzionale che con lo stravolgimento della seconda parte della Costituzione ne metteva in grave pericolo la prima parte. E ha votato per salvaguardare e rafforzare la prima parte incardinata sul principio fondamentale dell’uguaglianza. E’ grave che il presidente emerito della Repubblica manifesti un certo sprezzo elitario per il voto della stragrande maggioranza dei cittadini. L’uguaglianza non è un particolare accessorio della vita pubblica. E il parlamento si ricordi che vale anche nell’articolo 48: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”. Quindi niente scherzi sulla legge elettorale: non vorremmo sentirci dire che il maggioritario è razionale e il proporzionale irrazionale.
Pancho Pardi