Ci sono molte buone ragioni per partecipare alla manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per il 16 ottobre. E sono state illustrate dai molti interventi a favore pubblicati da MicroMega.
Ne aggiungo un’altra, per me decisiva: oltre ai valori simbolici che le riconosciamo, la lotta della Fiom rappresenta un preciso interesse di parte.
Comportamento ormai fuori moda: i protagonisti della vita politica ed economica esibiscono sempre e comunque una retorica pensosità rivolta al bene comune. Sanno di prenderci in giro. Mentono e sanno di mentire.
In questo gioco i grandi sindacati, che dovrebbero rappresentare gli interessi dei lavoratori, si sentono obbligati a recitare la parte degli interlocutori responsabili.
Non c’è nulla di più falso dell’eguale responsabilità in un rapporto di forze del tutto asimmetrico: tra chi tiene il coltello dalla parte del manico e chi è costretto a stringere la lama. E il linguaggio si adegua alla falsità: chi usa ancora il termine “sfruttamento” viene guardato come uno fuori del tempo.
Ma l’interesse generale esiste solo per chi può piegarlo a proprio vantaggio. E la società non è solo edulcorato confronto ma anche duro conflitto.
E proprio sostenendo con decisione un interesse di parte si mostra come la società sia non un’unità dolciastra ma una dialettica tra le parti.
Per questo motivo la determinazione della Fiom nel rappresentare un interesse di parte, fronteggiato da poteri più forti, assume un insostituibile valore costituzionale.