Sostiene Cacciari che siccome la sinistra in quarant’anni ha buttato via tutte le occasioni per fare una buona riforma della Costituzione ora bisogna accettarne una cattiva.
Quanto cattiva? Sostiene Cacciari che la “riforma” di Renzi è peggio di tutti i progetti transitati nelle varie commissioni bicamerali, da Bozzi a D’Alema. E tuttavia meglio di niente. La voterà anche se introduce un nuovo centralismo contro il federalismo da lui sempre sostenuto.
Sostiene Cacciari che “è vero che punta tutto sulla concentrazione del potere” ma che in realtà è la legge elettorale che “punta a dare tutti i poteri al Capo”. Quindi approviamo la “riforma” e poi cambiamo la legge elettorale.
Cacciari dovrebbe spiegare come, dopo aver fatto passare la “riforma”, si possa, e con quali rapporti di forza, cambiare la legge elettorale. Gentile concessione del vincitore? Chi, come lui, fa sempre strenua professione di realismo, può indulgere a tale fantasia?
Tenere separate “riforma” della Costituzione e legge elettorale è del tutto ingannevole. Questa ”riforma” è il prodotto della legge elettorale Porcellum, in tutto affine all’Italicum che Cacciari vorrebbe cambiare senza poterlo fare.
Il Porcellum ha prodotto, in prima battuta, una falsa maggioranza. Il PD aveva ricevuto nel 2013 il 25,44% dei voti ma il premio di maggioranza, grazie alla coalizione con Sel e altri, gli ha attribuito ben 292 seggi. Il M 5 Stelle aveva ricevuto il 25,66% dei voti ma ottenne solo 108 seggi. Si può ancora parlare di voto eguale (art. 48 Cost.)? E di rappresentanza politica? In nome di quale principio il 25,44% dei voti può valere 292 seggi, mentre il 25,66% ne vale solo 108?
Ma oggi c’è un’altra falsa maggioranza. Ne è uscita Sel che, con i suoi 37 seggi ricevuti dal premio, sta (meno male) all’opposizione. Ed è entrata in maggioranza parte dell’opposizione originaria, prima Alfano, poi Verdini.
Ci sono volute due false maggioranze per produrre il capolavoro che Cacciari è pronto a votare, per “responsabilità repubblicana”.
La “riforma” costituzionale concentra tutto il potere nel contesto della Camera e lo consegna intero al governo. La legge elettorale Italicum consegna il governo a una minoranza. Con l’aggravante, rispetto al Porcellum, che questa non sarà più una coalizione ma un solo partito. Ora Cacciari dovrebbe ammettere che è pronto ad accettare il governo di minoranza di un partito unico, votato dal 30% dei votanti, che corrisponde al 20% degli aventi diritto al voto. Questa sarebbe la rappresentatività dei cittadini rafforzata, secondo Renzi e Boschi, dalla loro “riforma”.
Anche senza ”riforma” della Carta siamo già, grazie al Porcellum, in questa condizione, che però è ancora provvisoria. Ma la” riforma” di Renzi e l’Italicum, insieme, la rendono definitiva e irreversibile.
Per la stabilità di un governo basato su una falsa maggioranza è possibile accettare e promuovere un incubo costituzionale?