Arresti di studenti a Roma. Manifestavano contro Fondazione Roma, azionista del gruppo Banca di Roma-Unicredit, di cui è previsto l'ingresso nelle gestione dell'Ateneo romano. La Repubblica riferisce che gli studenti stati spintonati dai vigilantes contro una vetrata. Questa è andata in frantumi e alcuni studenti sono stati feriti.
Usciti in piazza San Silvestro sono stati inseguiti come malfattori e dodici di loro fermati dalla polizia in assetto antisommossa. Il fatto va considerato nel contesto dell'ultima settimana. Martedì 30 novembre la manifestazione contro la legge Gelmini è stata ostacolata nel modo più provocatorio: il centro è stato sezionato da blocchi stradali a ogni incrocio in un'area vasta intorno alle sedi parlamentari. Gli stessi funzionari del Parlamento per giungere ai loro uffici dovevano esibire a ogni passo, due, tre, quattro volte i loro tesserini.
La volontà di non far arrivare gli studenti davanti a Montecitorio era in contrasto con la consuetudine invalsa negli ultimi anni. Le manifestazioni dei vari soggetti sociali fino al giorno prima erano sempre arrivate di fronte alla Camera e avevano avuto sempre carattere pacifico. A partire dal giorno successivo al 30 novembre il costume è ripreso: pochi giorni fa lavoratori e imprenditori edili insieme riempivano lo spazio davanti a Montecitorio.
Perché impedire la via agli studenti? Chi ci vuol credere può attribuire il motivo all'assalto rivolto al Senato la settimana prima. Ma la spiegazione funziona solo a rovescio. Perché il Senato era del tutto privo di protezione, gli studenti non hanno rotto nulla (mentre i fascisti di Storace nel '93 spaccarono i vetri di Montecitorio), se ne sono andati da soli e la polizia è arrivata in forze solo quando tutto era finito. Qualcuno avrà ricevuto una memorabile lavata di capo e la volta successiva avrà pensato di esagerare nel senso opposto. Ma anche questa spiegazione è insufficiente. Come ha rilevato anche Furio Colombo in lungo articolo sul Fatto la militarizzazione del centro di Roma mostrava la volontà sfacciata di provocare: invece di prevenire disordini li istigava. Per fortuna gli studenti hanno abboccato solo in minima parte.
I fatti di Roma e di Milano, di cui giunge notizia frammentaria mentre scrivo, inducono a pensare che le autorità abbiano scelto la via per produrre una radicalizzazione del conflitto: spingere frange di studenti allo scontro di piazza per togliere la voce alla crescente mobilitazione per il diritto costituzionale alla formazione e alla ricerca.
E' quindi ancora più necessario di prima che gli studenti sappiano mantenere e rafforzare la loro azione pacifica e persuasiva, insieme ai ricercatori e ai professori, per coinvolgere la cittadinanza attiva in una lotta fondamentale per il futuro della società.