Domani, martedì 23, tornerà alla Camera la legge Gelmini sull’Università.
Nel quadro delle leggi ad personam si propone come una riforma di sistema. In effetti sistema l’Università a modo suo.
Tagli indiscriminati alle dotazioni finanziarie: povertà per tutti ma soprattutto danno ai centri di ricerca più validi.
Filosofia aziendalistica: dominio del Consiglio di Amministrazione sul Senato Accademico. Primato assoluto dei baroni: solo ordinari nelle commissioni di concorso.
Nessun avvenire per i ricercatori: avviati all’esaurimento.
Invenzione di nuovi ricercatori precari, messi in concorrenza con i precedenti.
Bloccata la riproduzione del corpo docente e inceppato il reclutamento: sostituito solo un professore su cinque. E dunque annichiliti i centri di ricerca.
Chiacchiere sulla valutazione del merito ma nessun fondo per realizzarla.
Risultato finale: vanificato il diritto costituzionale allo studio. Università pubblica più piccola, più povera, con meno professori e meno studenti. Via libera alle università telematiche: crassa ignoranza e ingannevoli lauree a pagamento.
Facciamo tutto il possibile per fermare la legge in Parlamento e spiegarne nelle piazze gli effetti distruttivi. Studenti, ricercatori, professori, cittadini, uniamoci davanti alle sedi parlamentari per affermare il diritto alla conoscenza e bloccare la macchina dell’ignoranza.