Anzi, per non perdere tempo, il voto in aula potrebbe essere affidato ai soli capigruppo. Una diecina di persone in tutto, il cui voto peserà in proporzione al peso dei rispettivi gruppi.
Brillante rovesciamento della retorica sui "pianisti" che votano al posto degli assenti: l'assenza diventa virtù. Meno il parlamentare sta in aula e meglio è. Se parla intralcia il cammino dei provvedimenti e, accettato che possa non esserci, a quel punto è anche inutile che voti
I componenti dei gruppi parlamentari quindi non sarebbero più titolari di volontà proprie. Sarebbero falange più o meno numerosa di pedine prive di intenzioni e progetti, esecutrice di ordini indiscutibili. I capigruppo non si sa più da chi sarebbero espressi. Nominati dall'alto e da chi? Oppure, votati dai loro colleghi, diventerebbero arbitri indiscussi delle loro volontà. Ciò li metterebbe in una posizione di supremazia difficilmente scalfibile. I capigruppo diventerebbero insomma i rappresentanti degli stessi eletti. E questi a loro volta sarebbero ormai più rappresentati, dai capigruppo, che rappresentanti dei cittadini. Si potrebbe aprire qui una questione di scuola sulla temporaneità del loro mandato.
Se invece fossero nominati dall'alto (e da chi?) sarebbero invece titolari di un pacchetto di voti anonimi e impersonali. La loro efficacia direttamente proporzionale all'entità del pacchetto. Come azionisti la cui rilevanza sta nel numero di azioni sotto il loro controllo.
Che Berlusconi fosse perfetto analfabeta costituzionale si è sempre saputo. Non sta certo a perder tempo con sottigliezze giuridiche. Il suo obbiettivo è trasformare il Parlamento in società per azioni e il governo nel suo consiglio di amministrazione. Con lui stesso nelle vesti di amministratore delegato.
Dunque all'inizio della legislatura si contano i voti, come se fossero azioni, e si verifica chi ha la maggioranza. Una volta stabilito quale sia la coalizione vincitrice, da quel momento in poi il paese assisterebbe ammirato all'enorme mole di lavoro trasmessa dal presidente del consiglio alle commissioni e infine al voto dei capigruppo. Ma a questo punto ci si può chiedere che senso abbia far votare i capigruppo. Una pura messa in scena: perché votare quando si sa già chi ha vinto?
Ultima conseguenza: perché non vendere Montecitorio e Palazzo Madama?