38 anni di prigione e 48 frustate: questo è il destino che lo stato iraniano riserva a Nasrin Sotoudeh, l'avvocatessa, per aver difeso le donne e i deboli nei processi. In termini costituzionali ciò significa che i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario riuniti nelle stesse mani stabiliscono che la pratica della giustizia non deve esistere. Se l'avvocato è conculcato nelle sue prerogative il processo ha una sola parte: l'accusa. La difesa viene cancellata. E perché lo sia nel modo più sfrontato e provocatorio la pena comminata è volutamente senza proporzioni rispetto al "reato": 38 anni annichiliscono la volontà di sopravvivenza, se questa fosse mai possibile nelle carceri iraniane; 48 frustate pregiudicano di per sé l'incolumità fisica.
Questo delitto è reso ancora più odioso dalla natura teocratica del potere che ha emesso il verdetto: con la voce dello stato iraniano parla Dio stesso!
La persecuzione di Nasrin vuole avere un significato simbolico e didascalico. Ma il mondo è pieno di donne e uomini che, se solo sapessero, darebbero a quella condanna il loro significato simbolico: la necessità della lotta contro il potere assoluto, contro lo stato teocratico, per la difesa di una vita esemplare e preziosa.
Prepariamo iniziative e manifestazioni ovunque vi siano rappresentanze ufficiali dello stato iraniano, ambasciate, consolati, delegazioni
culturali e commerciali. Ogni sede che può fregiarsi della bandiera iraniana deve sapere che fino a che Nasrin non sarà liberata la bandiera sarà macchiata dal disonore assoluto.
Di seguito il link per firmare la petizione:
https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-nasrin/