Plebiscito per Putin. Chi vince ha sempre ragione?

di Pancho Pardi - 09/04/2024
Il plebiscito elettorale e il consenso a una dittatura che si avvia al trentennio non cancellano e non giustificano la guerra di aggressione all’Ucraina da parte di uno stato membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Ammettiamo pure che l’intervista di Laura Tussi a Pino Cabras sulle elezioni in Russia dia un ritratto veridico di ciò che è accaduto ai seggi elettorali, compresa l’atmosfera serena se non addirittura gioiosa. Tuttavia restano aperti alcuni problemi di peso.

Possiamo trascurare che alla vigilia della giornata elettorale il candidato più significativo dell’opposizione è stato ucciso in carcere? E che non sono stati ammessi al voto candidati anche di scarsissimo rilievo, che potevano al massimo aspirare a qualche magrissimo uno o due per cento? Possiamo considerare autentica elezione un cerimoniale di regime privo di alternative?

Traspare dall’articolo un certo compiacimento per il massiccio appoggio popolare all’uomo del Kremlino. Anche noi lettori dovremmo esserne confortati? Il plebiscito per Putin dimostra in realtà solo l’efficacia del suo dominio totalitario. Durato già ventitré anni, ha superato di cinque i diciotto dell’imperio geriatrico di Brehznev, che ai suoi tempi sembrava infinito. Putin non si accontenta e vuole raggiungere e superare Stalin. Che i russi appaiano a Cabras contenti di questa prospettiva e favorevoli all’invasione dell’Ucraina deve trasformare anche noi in sostenitori della Russia? Dovremmo adattarci alla regola: chi vince ha sempre ragione?

Il plebiscito elettorale e il consenso a una dittatura che si avvia al trentennio non cancellano e non giustificano la guerra di aggressione all’Ucraina da parte di uno stato membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Né cancellano e giustificano le distruzioni, le stragi, l’esodo, il martellamento incessante delle città e delle infrastrutture, i missili sulla popolazione civile, l’avvelenamento delle campagne.

E se la Russia di Putin è, come molti osservatori pensano, alla vigilia di un nuovo assalto e vede la possibilità di una vittoria definitiva ciò non può indurci ad ammettere che ha ragione. Al contrario ci deve far temere una successiva espansione delle sue pretese sui confini europei. E ci deve far riflettere sulla retorica dell’occidente guerrafondaio così diffusa tra noi. In realtà l’occidente non ha affatto mantenuto le sue promesse di sostegno alla causa ucraina. Ha illuso quel popolo e ora lo lascia indifeso e perfino senza proiettili sotto l’attacco del nemico.

Chi ha sempre sostenuto che non si dovevano dare armi all’Ucraina sarà finalmente contento: il paese aggredito è disarmato sotto il bombardamento dell’impero asiatico.

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Pancho Pardi