Ucraina tradita, la sinistra applaude

di Pancho Pardi - micromega.net - 21/02/2025
Trump spalanca le porte a Putin dettando la resa dell’Ucraina e preparando ricchi affari. E la sinistra italiana gongola.

L’enormità delle ultime affermazioni di Trump (Zelensky dittatore non eletto ha cominciato la guerra e si deve affrettare a farla finire ecc.) mostrano come mantiene la promessa di chiudere la guerra in Ucraina: dà ragione in tutto e per tutto a Putin. Apre una stagione di alleanza spartitoria con la Russia che confinerà sullo sfondo della scena internazionale il ruolo dell’Europa. E questa dovrà decidersi se adottare una risoluta linea di autonomia anche militare oppure rassegnarsi al vassallaggio. In questo contesto internazionale i problemi della sinistra italiana hanno rilevanza microscopica. Ma per noi, da vicino, sono invece fonte di grande imbarazzo.

Di fronte alla tragedia ucraina l’opinione prevalente nella sinistra italiana ha ormai i piedi saldamente nella farsa: si ritrova ad essere una delle tante voci (la più trascurabile) a sostegno della “pace” imposta da Trump. Qualcuno forse non se ne sarà ancora accorto, mentre il vanesio Conte ne è addirittura raggiante. Fino a ieri la pace era sostanzialmente una resa per il paese invaso e distrutto. Oggi dopo le ultime notizie si aggiunge una brutale umiliazione: Trump dà completa ragione a Putin e addossa a Biden e Zelensky la piena responsabilità della guerra. L’opinione prevalente nella sinistra italiana in fondo si era già spinta in questa direzione.

Aveva sostenuto che l’invasione dell’Ucraina era la reazione comprensibile all’accerchiamento subito dalla Russia. E aveva criticato l’Ucraina come soggetto consenziente nella guerra per procura voluta dall’Occidente. L’opinione politica che per vocazione dovrebbe stare sempre dalla parte dei deboli e degli oppressi aveva giustificato la guerra imposta dall’invasione russa. Non solo: ha offeso la personalità umana degli oppressi aggrediti screditando la loro resistenza difensiva; tutti i danni incalcolabili subiti dalla popolazione e dal suo territorio sono stati ridotti a effetto collaterale, all’insegna del “ve la siete voluta” (che fa eco a una delle ultime battute trumpiane: “Era meglio se non cominciavate la guerra”, frase incredibilmente rivolta non alla Russia ma all’Ucraina!).

Ha sostenuto “Niente armi all’Ucraina!” con la motivazione che le armi avrebbero prolungato il conflitto: la guerra dunque doveva finire subito con la sconfitta del paese disarmato!

Ha dato credito alla leggenda del negoziato in Turchia per sostenere che l’Ucraina l’ha rifiutato e con ciò ha impedito la cessazione delle ostilità. Invece la buona Russia, che poco prima voleva prendersi l’intero paese e aveva appena compiuto la strage di Bucha, era disposta alla trattativa; menzogna smentita dalla litania russa mai venuta meno: l’operazione militare speciale continuerà fino alla realizzazione degli obbiettivi fissati. E infatti il protocollo dell’accordo di Istanbul strangolava il paese aggredito imponendogli condizioni inaccettabili. Firmandolo l’Ucraina metteva il collo sotto lo scarpone del Cremlino.  Ora viene sbeffeggiata perché, dopo aver combattuto invano per tre anni e aver sacrificato la propria gioventù, deve accettare le stesse condizioni aggravate dall’inerzia dell’Occidente.

Ha insistito e continua impudicamente a insistere attribuendo all’Ucraina la volontà di guerreggiare “fino alla vittoria”, mentre è sempre stato evidente che l’obbiettivo era la riconquista dell’integrità territoriale. Con questa falsificazione ha certificato che l’integrità spezzata dall’invasione non aveva per lei alcun valore e quindi la violazione del diritto internazionale da parte della Russia era cosa accettabile. Come viene ora certificato dalla spartizione fra Trump e Putin.

Ha alimentato la favola dell’Occidente guerrafondaio ma la fine, da lei auspicata e ora in corso, di questa tristissima storia dimostra che l’Occidente è stato di una cautela assoluta nell’uso dei mezzi bellici. Non ha mai dato all’Ucraina le armi decisive: non la copertura aerea, non i missili in grado di colpire le basi di lancio di quelli nemici, non i carri armati utili a competere con quelli russi, perfino non i proiettili in quantità sufficiente per fronteggiare l’offensiva di forze superiori. Tutto ciò che l’Occidente ha dato è stato concesso sempre in ritardo sull’urgenza incombente, sempre col contagocce di un’avara contabilità. L’Occidente ipocrita e vile ha obbligato gli aggrediti a difendersi con armi artigianali insufficienti. E ora obbliga alla resa un paese che ha la sola colpa di aver creduto alle sue promesse.

Da tempo l’opinione prevalente nella sinistra si è compiaciuta, con lacrime di coccodrillo, della debolezza demografica ucraina e della crescente difficoltà di reclutamento. La “vittoria” diventava finalmente impossibile e la Russia poteva tenersi il maltolto.

In nome di una pace “giusta” solo per l’aggressore, l’opinione prevalente nella sinistra italiana è incurante delle condizioni capestro che non solo il nemico vuole imporre all’Ucraina, ma anche di quelle ancora più umilianti poste da Trump che vuole essere subito ripagato con gli interessi per l’aiuto offerto. Gli Usa sono così guerrafondai da abbandonare al suo destino il paese invaso e distrutto per aprire un’epoca di affari e guadagni con la Russia tramite la ripresa di normali relazioni economiche e lo sfruttamento delle risorse minerarie del paese devastato, mentre all’Europa esclusa dal negoziato sarà imposto il gravame della ricostruzione. Con amici così non c’è davvero bisogno di nemici. Curioso destino per il punto di vista di sinistra: applaudire il più smisurato dei capitalisti mentre in nome della “pace” lucra sulla sventura di un paese e di un popolo.

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