Sperimentazione animale: siamo pronti alla ‘svolta sostitutiva’?

di Vanna Brocca - Il Fatto Quotidiano - 26/03/2020
L’Europa sta affrontando l’emergenza salute e la necessità di analizzare le 60mila sostanze chimiche in circolazione di cui poco o nulla si sa

Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Come la favolosa Fenice del Metastasio, i metodi sostitutivi (leggi: i metodi che sostituiscono i test animali nella ricerca medica e tossicologica) sono un oggetto di grande interesse, molto chiacchierati ma anche molto poco conosciuti quando si tratta di valutarne in concreto la portata.

Dacché anche in Italia sono diventati di gran moda, più o meno dal 2009, quando si tenne a Roma un affollatissimo Congresso mondiale a essi dedicato, ne parlano i ricercatori di laboratorio per affermare che, sì certo, non si può negare che esistano, e tuttavia sono poca roba, per niente utile a sostituire gli “indispensabili” esperimenti sugli animali. E ne parlano molti esponenti della lotta alla sperimentazione animale per sostenere, tutt’al contrario, che essi sono tanti e già tutti pronti all’uso, se solo ci fosse la volontà politica di farlo.

Siccome quello dei metodi sostitutivi è un universo in grande trasformazione, dove gli stessi protagonisti fanno fatica a star dietro a tutte le svolte e le accelerazioni consentite dalle tecnologiche d’avanguardia messe in campo, la mancanza di informazioni puntuali sembra abbastanza giustificata sia da una parte sia dell’altra. 

Perciò, per cominciare a diradare la nebbia, sarà utilissimo l’incontro pubblico di mercoledì 5 marzo, organizzato nella Sala Nassirya del Senato, dalla senatrice Paola Taverna e altri esponenti del Movimento 5 Stelle, che hanno chiamato a Roma due dei massimi protagonisti della svolta “sostitutiva” – Thomas Hartung e Costanza Rovida – per parlare di Nuove strategie di ricerca (senza animali) per la salute dell’uomo e del pianeta.

Il primo, Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo, docente di Evidence-based Toxicology, è direttore del Centro per le alternative alla sperimentazione animale (CAAT) che ha due sedi operative: a Baltimora, negli Stati Uniti, in seno alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health; e in Germania, presso l’Università di Costanza. Hartung, che è autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche, dal 2002 al 2008 ha diretto anche il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi della Commissione Europea (ECVAM).

La seconda, Costanza Rovida, ha lavorato diversi anni per conto della Commissione Europea allo sviluppo di metodi integrati e alternativi per valutare la sensibilizzazione cutanea. Membro di Caat Europe, consulente chimico aziendale per l’applicazione dei metodi sostitutivi in ambito regolatorio, è impegnata e attivissima nel promuovere i test in vitro attraverso workshop, seminari e pubblicazioni scientifiche.

Le nuove metodologie in via di sviluppo presuppongono un radicale cambio di paradigma nella ricerca scientifica, in particolare negli esperimenti di laboratorio. Dice Hartung: “È il passaggio da una verifica empirica sugli animali, che si è dimostrata né accurata né predittiva per l’uomo, a una ricerca che vuole andare a fondo e capire come agiscono – in base a quali specifici meccanismi – i composti chimici nell’organismo umano”.

È una sfida colossale. Le novità si chiamano modelli virtuali e organi su chip, (Q)SAR, robotica, studi su cellule staminali umane, tecnologie di scansione molecolare, genomica, proteomica, metabolomica, tossicogenomica. Negli Stati Uniti, a sostenerne lo sviluppo con ingenti investimenti sono le massime autorità scientifiche e amministrative: l’Epa in cooperazione con la Food and Drug Administration e diverse altre agenzie federali. Per loro, l’idea di superare la sperimentazione animale non ha motivazioni etiche: “Nasce dai limiti riscontrati nei test animali. Dalla necessità di trovare risposte adeguate ai nostri interrogativi sulla salute dell’uomo e dell’ambiente”.

Meno coesa degli Stati Uniti, l’Europa sta affrontando l’emergenza salute e la necessità di analizzare le 60mila sostanze chimiche in circolazione di cui poco o nulla si sa con un regolamento buono sulla carta ma pessimo nella sua applicazione pratica: varato nel 2007, il Reach (Regolamento sulla registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche) si sta rivelando un boomerang di proporzioni colossali. Secondo Costanza Rovida: “In assenza di controlli adeguati, si sperimentano le sostanze con i soliti metodi, facendo ricorso agli animali, sprecando così l’opportunità di avere un profilo tossicologico delle sostanze completo e sicuro”.

Negli anni scorsi abbiamo imparato a nostre spese che cosa sono i derivati, le bolle speculative, lo spread e il credit crunch: adesso, sarà meglio imparare, e piuttosto in fretta, che cosa significano  “profilo tossicologico”, “predittività”, “metodi sostitutivi”, “Tox21” e “Reach” per la nostra vita e per la nostra salute.

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