A leggere sul web di questi giorni sembrerebbe che l’anniversario del 25 aprile quest’anno sia non tanto il rituale festeggiamento di una vittoria lontana, quanto l’occasione di passare un fine settimana più lungo: offerte di viaggi, di permanenza alle terme, di sagre alimentari, di concerti o feste di vario genere, si intrecciano, nella migliore tradizione della più martellante pubblicità. Ormai non c’è più nessun rispetto per nulla, tutto è cinicamente mercificato, avvilito, immiserito, senza esclusioni, nemmeno per un anniversario così significativo per la storia del nostro paese.
Del resto non è poi così sorprendente: la Costituzione è stata violata e rimaneggiata, le istituzioni sovvertite e in qualche caso abolite, le regole democratiche ignorate, la corruzione è ovunque e la criminalità organizzata è sempre più forte e infiltrata nei luoghi di potere dello stato, dunque non dovrebbe stupirci che anche il 25 aprile venga snaturato e diventi una occasione puramente ludica.
Non sorprende, ma ferisce. Perché è come se in questo paese non ci fosse più nulla di sacro, che valga la pena di preservare, di perpetuare, di rispettare.
Rottamare, cancellare, normalizzare, banalizzare, distruggere: questo è quello che Renzi e il suo governo stanno facendo. Noi tutti lo sappiamo, ci rendiamo conto della deriva negativa che ha preso la politica, ma non possiamo far molto, contro le blindature che questa classe dirigente ha innalzato, per proteggersi e stare al potere. Quindi lo svuotamento del significato della ricorrenza del 25 aprile in realtà non ci sorprende, come dicevamo, ma ci addolora. Per questo vogliamo qui riportare questo breve specchietto, che ricapitola il numero dei morti e dei feriti della nostra Resistenza. Perché chi l’ha dimenticato si ricordi cosa stiamo celebrando.
Ma quest’anno ( il 10 marzo) ha compiuto 70 anni anche il voto alle donne. Sembra incredibile pensare che ci sia stato un tempo non troppo lontano in cui le donne non avevano il diritto di voto, erano discriminate come fossero cittadini di serie B, e non godevano dei diritti civili più elementari.
In realtà la battaglia per il voto alle donne è cominciata alla fine dell’800-primi del ‘900, in Inghilterra, anche grazie all’opera indefessa e appassionata di Emmeline Pankhurst, una suffragetta che si battè per il voto alle donne e fondò una efficiente organizzazione che presto divenne sovranazionale.
Sembrava che ottenere il voto fosse un traguardo che avrebbe risolto gran parte delle discriminazioni di genere, ma non era così e oggi noi lo sappiamo bene e non solo dal numero sempre crescente di femminicidi, ma anche dal fatto che le donne non vengano pagate quanto i colleghi maschi, o vengano penalizzate in alcune professioni, o siano licenziate se rimangono incinta. C’è ancora una lunga strada da fare, insomma.
E questa ricorrenza è quella più degna in cui ricordare anche la vittoria del voto alle donne e tutte quelle donne che fecero la Resistenza, come partigiane e come staffette, rischiando la vita come e forse anche più degli uomini, ma che sono state spesso sottovalutate o dimenticate.
Viva il 25 aprile, viva la Resistenza e viva le donne che ne furono protagoniste.