In questi giorni siamo bombardati da slogan pieni di retorica e di ipocrisia. Quello più diffuso è “ 25 aprile : 70 anni di libertà”. Ma libertà da che e soprattutto libertà di chi e per fare cosa? Ma sì, certo, lo so anch’io che il riferimento sottinteso è alla dittatura fascista. Ma non sono sicura che dopo la liberazione abbiamo davvero vissuto un così lungo periodo di libertà.
Se ripercorriamo la storia d’Italia dalla Liberazione ad oggi ci accorgiamo subito che se nel 1945 il fascismo era caduto, i fascisti erano ancora fra noi: già nel gennaio del 1946 era nato il più importante gruppo organizzato fascista "pronto all'azione diretta", il FAR fondato da Giorgio Almirante, Clemente Graziani, Julius Evola, Pino Rauti. E nel febbraio di quello stesso anno il governo aveva opportunamente sciolto l'Alto Commissariato per l'Epurazione (che si era occupato di giudicare e rimuovere i fascisti presenti nell'amministrazione statale).
Al 1 maggio del 1947 risale un gravissimo fatto di sangue, che possiamo definire la prima strage di Stato di questo paese: il massacro di Portella della Ginestra, 11 morti e 71 feriti. Un bel debutto della nuova Italia libera. E questo non è stato che l’inizio. Il 2 giugno di quello stesso anno Alcide De Gasperi espellerà comunisti e socialisti dal governo del paese.
Dopo le elezioni dell’aprile 1948 e la vittoria della DC auspicata e foraggiata dagli USA e dal Vaticano, comincia la repressione sistematica dei movimenti di sinistra che nascono nel paese: dal 1948 al 1953 si contano 75 morti e 5.104 feriti negli scontri con le forze dell’ordine. Forse non è inutile sapere che nel piano di ristrutturazione delle forze di polizia vengono inglobati gli agenti dell’ex polizia coloniale dell’Africa italiana, quasi tutti squadristi, mentre vengono allontanati i partigiani. Il regista dell’operazione è il generale Piéche, già capo del controspionaggio militare durante il ventennio fascista, uno dei generali della Guerra di Spagna e poi Comandante Generale dei carabinieri durante il governo Badoglio. Nel 1970 fu coinvolto nel fallito golpe di Junio Valerio Borghese.Tanto per capire di chi stiamo parlando.
L’odio anticomunista porterà il 14 luglio del 1948 all’attentato alla vita di Togliatti: l’attentatore è uno studente di estrema destra, Antonio Pallante. La reazione della sinistra è forte e lo scontro con la polizia del ministro Scelba provoca 7 morti e 86 feriti fra i civili. Comincia la schedatura da parte della polizia dei militanti di sinistra. Rinasce così la Divisione Affari Generali e Riservati affidata a Gesualdo Barletta, già a suo tempo capo della nona zona dell'OVRA, la polizia segreta fascista.
Nel 1949 vengono ripristinati i servizi segreti italiani, che prendono il nome di SIFAR, alla cui direzione, nel 1955, viene nominato Giovanni De Lorenzo: vi ricorda qualcosa? Come non bastasse viene riorganizzata la "Celere ": questo corpo speciale antisommossa viene armato con autoblindo, mitragliatrici pesanti e mortai. Dal canto suo il Vaticano non è da meno: il Santo Uffizio scomunica chi si iscriva ai partiti marxisti ed anche quanti li votino, ne diffondano la stampa o li sostengano in qualsiasi modo.
Come si vede i primi passi del nostro paese sulla via della libertà erano davvero molto insicuri. Ma non incerti per chi voleva riprendersi il potere: gli USA entrarono di prepotenza nella sovranità del nostro stato e guidarono la politica italiana in senso anticomunista e, in questo piano scellerato, fascisti e massoni furono zelanti servitori e collaboratori. Non voglio qui dilungarmi a raccontare anno per anno quel che è successo nel nostro paese in questi 70 anni, voglio solo ricordare alcuni fatti eclatanti, che raccontino meglio di qualsiasi teoria, in che tipo di libertà abbiamo vissuto finora e perché ci aiutino a capire cosa ci aspetta.
La legge elettorale del governo Berlusconi, definita “porcata” dal suo stesso estensore, ha il suo antesignano nella legge truffa del 1953 ( anche questo non è solo un déjà vu), poi abrogata dopo violenti scontri di piazza. Nel 1957 si fanno le prove generali di un golpe, favorendo il colpo di stato a San Marino e rovesciando il governo di sinistra, con l’appoggio militare del governo italiano. Ecco come nel 1960 finisce a capo di un governo monocolore DC l’ ex centurione della milizia fascista Ferdinando Tambroni, ed ecco le rivolte a Genova e a Reggio Emilia, dove le forze dell’ordine uccidono 5 persone. Nel frattempo si registra la nascita dell’organizzazione militare segreta detta Gladio, figlia del SIFAR e della CIA, che deve vigilare contro la sinistra.
Il 1964 vede il tentativo di golpe del SIFAR di De Lorenzo, ma i tempi non sono ancora maturi. Nel frattempo cresce la contestazione giovanile soprattutto nelle Università ed è qui che si concentrano gli attacchi fascisti in tutta Italia: è il 1968. Subito dopo, nel 1969 e non per caso, scoppia la bomba alla Banca dell’Agricoltura a Milano e si registra il primo tentativo di incolpare la sinistra e in particolare gli Anarchici, mentre gli autori sono tutti fascisti. Intanto si tenta di dare credibilità e corpo alla cosiddetta strategia della tensione.
Nel 1970 si consuma un altro tentativo di colpo di Stato, questa volta ideato da Junio Valerio Borghese: un flop totale. Ma le forze della reazione più becera non demordono: il Parlamento approva la "legge Reale", un complesso di norme per l'ordine pubblico che reintroduce il fermo di polizia, allunga i termini di carcerazione preventiva e dà alla polizia la possibilità di sparare quando "...ciò sia necessario per impedire la consumazione di attentati o altri eventi nefasti”: è il 1974, l’anno della terribile strage di piazza della Loggia a Brescia. Un’altra strage di Stato e come sempre di matrice fascista
E ancora e ancora: l’omicidio di Giorgiana Masi nel 1977, durante una manifestazione e quello di Walter Rossi da parte di una squadraccia fascista. Ma il clou dell’escalation si raggiunge nel 1978, col rapimento di Aldo Moro e il massacro della sua scorta, da parte di sedicenti Brigate Rosse, di cui fanno parte però anche i servizi segreti. E’ in questa circostanza che si evidenzia il ruolo che ha sempre avuto Cossiga, allora ministro dell’Interno, nella crociata contro l’emergere in Italia della sinistra. Basta vedere chi faceva parte – in un frangente come questo – del suo discutibile e raffazzonato team, in cui si annovera perfino un personaggio come Licio Gelli, mentre viene tenuto a distanza il generale Dalla Chiesa, che è un esperto non solo di Mafia, ma anche di organizzazioni eversive. Il generale fu mandato poi a morire in Sicilia, dove fu assassinato dalla mafia nel 1982.
Legate al caso Moro ci sono anche altre morti, come quelle forse di Fausto e Iaio a Milano e certamente quella di Mino Pecorelli nel 1979 a Roma, per cui fu indagato, processato, condannato e infine assolto (c’era da dubitarne?) Giulio Andreotti.
Nel 1980 la tensione cresce con le bombe alla stazione di Bologna: 85 morti e oltre 200 feriti. Altra strage fascista, altra strage di Stato. Altre bugie, altri depistaggi.
Nel 1982 la loggia P2 viene sciolta: si tratta di una vera e propria società segreta in cui si combinano affari, finanza e politica, e giochi di potere. Dentro ci sono personaggi che hanno posti di spicco in ogni ambito. Fra questi c’è anche Silvio Berlusconi.
In questo paese in cui fascisti, massoni, servizi segreti tramano alle spalle di cittadini ignari, non dobbiamo dimenticare il ruolo della Mafia e i suoi legami con la CIA americana e con lo Stato italiano, a quanto recentemente è emerso, o almeno pare. Questo intrico vergognoso di interessi, di relazioni oscure, di potere, di rigurgiti di una destra corrotta e violenta, hanno portato alla morte di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino e delle loro scorte, nel 1992.
Il marciume di cui era intrisa la politica e i partiti cominciò a uscire allo scoperto, come se quelle bombe in Sicilia avessero scoperchiato un verminaio gigantesco e fu Tangentopoli o Mani Pulite. Poteva essere davvero un punto di svolta, il momento di cambiare rotta, di ripulire quell’angiporto maleodorante che era diventato la politica, ma come sempre l’unica cosa che si fece fu di sciogliere qualche partito e poi cambiargli nome, mandare in pensione i politici più sputtanati e meno potenti, per lasciare il potere nelle stesse mani di sempre, secondo la gattopardesca filosofia del: perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.. E a questo punto arrivò infatti Berlusconi, a presentarsi come il restauratore dei costumi (!), l’homo novus o, a seconda dei punti di vista, quello della Provvidenza: era il 1994 e il suo programma elettorale sembrava scritto da Licio Gelli.
Vent’anni di Berlusconi sono riuciti a devastare questo paese, ma ora è arrivato il rottamatore Renzi a finire il lavoro e soprattutto a liquidare la sinistra.
Questo 25 aprile arriva dunque nel momento più buio, profondo e terribile di una crisi economica, morale, politica e sociale senza precedenti: i giovani senza lavoro e senza prospettive, i licenziati, i cassaintegrati, gli esodati, i negozi che chiudono, i piccoli imprenditori che si suicidano, le tasse che ci schiacciano e dall’altra parte quelli che continuano a festeggiare a spese nostre, dentro a partiti ancora più marci di quelli scoperchiati da Tangentopoli.
Partiti e politici che ormai non cercano nemmeno più di darsi una rassettata, una imbiancata pre elettorale, nonostante i continui scandali. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. E soprattutto la sinistra è stata polverizzata.
Allora cosa festeggiamo oggi? Smettiamola di inventarci un passato che non abbiamo avuto. I partigiani che col loro sangue, col loro idealismo e spesso col sacrificio personale delle loro vite hanno salvato l’Italia sono stati subito accantonati, rimossi, emarginati, a vantaggio di quelli che solo poco prima portavano la camicia nera. Noi abbiamo sconfitto il Fascismo solo di nome, ma nei fatti quei ratti ripugnanti che ne facevano parte sono rimasti e piano piano hanno ripreso il potere. Quindi noi oggi stiamo festeggiando non 70 anni di libertà, ma 70 anni di truffe, di intrighi, di illusioni, di ipocrisie e di mezogne. Per questo oggi non sono scesa in corteo, perché questa mattina mi sono svegliata e ho dovuto riconoscere che l’invasore non se ne era andato, era sempre qui.
Barbara Fois