Sotto i nostri occhi si delinea un disastro senza precedenti: in questo paese la democrazia è sempre stata in pericolo, da subito dopo la Liberazione. Abbiamo superato momenti durissimi di violenza e tentativi di colpi di stato e non solo da parte di De Lorenzo o di Junio Valerio Borghese - cioè quelli che ci hanno provato platealmente, con truppe ed armi - ma soprattutto da parte di chi scavava sotto i nostri piedi in silenzio. Mi riferisco a quelli che hanno portato alla morte di Aldo Moro, alla stagione delle stragi, degli attentati mafiosi, della P2 e del piano Gelli. E non dimentichiamoci Gladio, i Servizi deviati, gli accordi fra lo Stato e la mafia.
Ma abbiamo subìto anche altro tipo di attentati: quello alla laicità dello stato, al rispetto per le opinioni altrui, per chi ha la pelle di un altro colore o parla un’altra lingua e ha differenti credo religiosi o non ne ha affatto.
Questo paese ha voltato le spalle alla Costituzione ed è diventato piano piano razzista, omofobo, incolto, violento, intollerante, fascista, cioè una terra in cui “pietà l’è morta”, in cui i deboli vengono schiacciati, le donne massacrate, in cui ogni minoranza viene considerata come un attentato alla omologazione totale, in cui la diversità è un reato e si va in guerra con la scusa di fare spedizioni umanitarie, in cui la corruzione è la regola e l’onestà l’eccezione. (E’ inutile del resto discutere ancora sulla corruzione del potere: basta leggere le parole di Catone il censore per rendersi conto che questa storia dura da più di duemila anni).
Il disegno sovversivo e autoritario nel tempo ha cambiato nome e leader, ma non obiettivo. C’è chi non vuol spartire la torta del potere con nessuno e si inventa leggi elettorali sempre più antidemocratiche e penalizzanti per gli avversari. Ma chiunque sia, a qualunque schieramento millanti di appartenere, è certo che di noi non gliene importa nulla e quello che vuole è spolparci senza pietà. Questa è la ottusa, brutale logica del cancro: ti mangio finchè crepi , anche se poi con te crepo anch’io.
In una giornata come questa, in cui celebriamo la Resistenza, anche se ormai dei vecchi partigiani non è rimasto pressochè nessuno, dobbiamo ricordare a noi stessi perché festeggiamo il 25 aprile e dobbiamo alzare un altro tipo di barricate: che difendano i principi democratici e libertari della nostra Costituzione, ma che soprattutto ci difendano da coloro che vogliono finire di distruggere tutto per dividersi il bottino.
Fra poco ci saranno le elezioni europee: facciamo la scelta giusta, quella che una volta tanto risponde ai nostri bisogni, senza ascoltare le sirene di chi vuole fregarci un’altra volta.
Mandiamo a rappresentarci persone degne di cui possiamo fidarci e non gli scarti, la schiuma dei partiti, i trombati, gli impresentabili. Forse questo è davvero il senso da dare a questa celebrazione e alla lotta di popolo che c’è dietro.