Il significato del Natale

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 02/12/2015
Sindaci e presidi impediscono canti natalizi e presepi, invocando la laicità dello Stato e il rispetto per altre religioni, innescando però così scontri e polemiche a non finire: ma in realtà per noi che cosa rappresenta davvero il Natale? Facciamoci sopra qualche riflessione…

Secondo una divertente e sottile definizione di Luciano De Crescenzo, il nostro Paese  - rispetto al Natale – si divide fra “alberisti” e “presepisti”, cioè fra coloro che festeggiano il Natale addobbando un albero e aspettando i doni da Babbo Natale e coloro che invece costruiscono un presepio e aspettano i doni da Gesù Bambino. In questo caso, riproducendo anche il luogo e i personaggi coinvolti nella nascita di Gesù, si dovrebbe connotare maggiormente il senso religioso di questa festività. Ma è proprio così?

Mio padre e mia madre erano laicamente alberisti, ma la sorella di mio padre, la cui calda e affettuosa ospitalità ci riuniva tutti ogni anno a  festeggiare il Natale, era una presepista entusiasta e convinta e ogni anno il suo presepio aumentava di volume, di figurine e casette e inglobava mobili e suppellettili. Il cielo stellato di carta lucida faceva da sfondo a montagne arricciate di carta marezzata verde e marron in cui infilava rametti di pino e di rosmarino che diventavano alberi. Sassolini e muschio preso in campagna tappezzavano anfratti e grotte, mentre stagnola e specchietti diventavano ruscelli e laghetti. Pecorine bianche  e paperette erano sparse ovunque, mentre il resto dello spazio – oltre alla grotta e ai suoi canonici abitanti – era gremito di figurine improbabili che friggevano frittelle, arrostivano salsicce, spennavano polli, trasportavano caschi di banane e ammaestravano pappagalli, in mezzo a pastori con le loro greggi e porcari con decine di rosei maialetti.( in Palestina!). Sembrava insomma più una sagra paesana che un presepe, ma a noi bambini piaceva esattamente per questo, penso. Nessuno di noi si faceva domande sulla legittimità di certe presenze, come l’arrostitore di maialetti o le collane di pomodori appese al banco di una improbabile verduraia. Eravamo comunque ben lontani dal primo presepio, creato da san Francesco nel 1223, dove non c’erano nemmeno Giuseppe, Maria e Gesù Bambino.

Ho ricordato quel presepio familiare, così simile a tanti altri ovunque in Italia, perché secondo me è emblematico di come i cattolici italiani vivono la loro religione. E non sto parlando di casi estremi come quelli dei presepi napoletani di san Gregorio Armeno, dove c’è anche Maradona, o Berlusconi, o Renzi, o qualsiasi altro personaggio di una qualche anche effimera notorietà. E però il tema della Natività ha fatto la Storia dell’Arte europea per secoli e questo non possiamo sottovalutarlo.

Certo, nel tempo, il presepio è diventato qualcosa di molto diverso dal principio ispiratore del Poverello di Assisi. Ma anche i francescani nel tempo sono diventati qualcosa di diverso: mentre Francesco era in vita la chiesa non ha voluto nemmeno riconoscere il suo Ordine, ma appena è morto invece non solo è stato riconosciuto, ma i Francescani, come i Domenicani, sono diventati la lunga mano dell’Inquisizione.

Distorsioni continue, adattamenti progressivi a posizioni di comodo e meno faticose, hanno ridotto il Cristianesimo a qualcosa di ben diverso dal messaggio originale. Fino a che siamo diventati perfino blasfemi, ammettiamolo. Strutturalmente blasfemi e scettici e ipocriti. La nostra fede è fatta ormai più di superstizione, di credenze popolari, di leggende metropolitane che di consapevolezza, di conoscenza, di meditazione.

Qualche prova ? Noi abbiamo torme di santi, ognuno relativo a qualche professione o categoria, noi riempiamo le nostre chiese delle loro statue che vengono venerate esattamente come gli dei del mondo pagano. Noi facciamo barzellette su Dio, su Gesù, sulla Madonna, sullo Spirito Santo e su tutti i santi: quale altra religione lo fa? Molti nostri preti sono pedofili e c’è perfino chi come don Gino Flaim, intervistato dalla 7 all’Aria che tira sostiene che "Purtroppo ci sono bambini che cercano affetto perché non ce l’hanno in casa e magari se trovano qualche prete può anche cedere. E lo capisco". Don Gino afferma di parlare in base alla sua esperienza: "Io ho fatto tanta scuola, certe cose le so" e a domanda precisa ha risposto che la responsabilità dei casi di pedofilia è "in buona parte" dei bambini. Accuse ingiustificate, quindi, quelle rivolte ai pedofili? "Sono peccati e come tali vanno accettati".

Ma questo non è che un minimo aspetto dei tanti scandali e bufere che in questi tempi scuotono il Vaticano e il mondo cattolico. Gli scandali di questi ultimi giorni sull’uso disinvolto e cinico che la chiesa ha fatto e fa dei soldi che prende con l’8 per mille e attraverso le più disparate fondazioni  è sotto gli occhi di tutti. Una piccola riflessione: a casa mia arrivano – soprattutto adesso sotto Natale: ma và? – delle richieste di soldi corredate da calendari patinati, costose cartoline colorate e mi è arrivata perfino una lettera con la moneta vera di 1 centesimo incollata alla richiesta di soldi: ma invece di spendere tutto questo denaro per chiederne altro, non potrebbero impiegarlo per fare le opere di carità che pretendono tu sovvenzioni? Mi dispiace per tutti quei bambini fotografati a colori sulle loro pressanti richieste, ma non rimanderò nemmeno il centesimo che mi hanno spedito: tanto so bene che a loro non arriverebbe un bel niente, ma forse potrebbe diventare un attico prestigioso e gigantesco per qualche porporato..

Viviamo in mezzo a un pattume pseudo religioso davvero ignobile, ci comportiamo esattamente al contrario del lascito morale che Gesù ci ha lasciato: nessuno ama il prossimo suo, visto che il prossimo nostro non è il parente, l’amico o il vicino di casa, ma è anche il Rom, il “vucumprà” e perfino il pazzo terrorista dell’Isis… eh sì, perché non ci sono deroghe a quel monito: tutti sono il nostro prossimo. Religione difficile quella di Gesù, troppo difficile da capire e da seguire: dopo duemila anni è ancora troppo avanti a noi e al nostro grado di civiltà.

Ed ecco che quando qualcuno, magari esagerando un po’ col rispetto del  politically correct, cerca di mostrarsi attento anche alle ragioni dell’altro e del diverso, proprio tutte quelle persone che ogni giorno col loro comportamento razzista, violento e incivile sputano sulle parole di tolleranza, di pace e di amore universale di Gesù, si ribellano e rivendicano il diritto di essere non Cristiani ma quello che realmente sono: gli adepti di una religione deviata, di un culto paradossale e assurdo che ha solo il nome del suo fondatore, ma niente altro.

Fra l’altro i genitori musulmani di quelle scuole si sono espressi negativamente rispetto alla censura del presepio, perché la religione islamica riconosce Gesù come uno dei massimi profeti. E infatti la festa del Natale, assicurano le associazioni islamiche di Milano, “non è mai stata un problema per i musulmani in questo Paese”.

In realtà c’è una terribile voglia di sangue e di violenza, nell’aria. E ogni scusa è buona per tirar su muri e aprire contenziosi.  Se tanto mi dà tanto, sarà difficile che non ci si avviti in un vortice di violenza e di cieco odio e sarà la guerra senza quartiere, una guerra che distruggerà ogni cosa, che ci riporterà indietro di duemila anni.

 

Barbara Fois

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