Libertà o licenza?

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 01/12/2012
Il caso Sallusti fa discutere sulla libertà di stampa, ma non si deve confondere fra libertà di opinione e licenza di offendere impunemente

Adesso Sallusti fa la vittima innocente del sistema, di giudici crudeli e di parte ( pure lui!!), chiede di venir tradotto in carcere, rifiuta gli arresti domiciliari, novello Silvio Pellico. E tutti a manifestargli solidarietà e a esprimere costernazione! E’ incredibile! Sembra che tutti si siano dimenticati come c’è arrivato, alle porte della galera: la macchina del fango condivisa con Feltri, il caso Marcegaglia, l’aver ospitato sulle pagine del suo giornale un giornalista radiato dall’Ordine come Farina e articoli diffamatori firmati da pseudonimi e dunque per legge attribuiti al direttore ( e cioè a lui e questo è il caso in esame); per non parlare delle fotografie impietose e ciniche della vittima dell’attentato alla scuola Morvillo Falcone, semi nuda per l’esplosione e poi insulti, insinuazioni, calunnie, seguiti da mucchi di denunce, cause per diffamazione a mezzo stampa e chi più ne ha più ne metta.

Un giornalista che ha adottato uno stile spesso scorretto, parziale, settario, di totale disinformazione, che non fa onore al nostro mestiere. Lo dico come giornalista iscritta all’Ordine dal 1981 e come ex direttore di un settimanale di cronaca, attualità e politica.

Sappiamo tutti bene quanto possa essere facile per chi ha la direzione di un giornale - e maggiormente poi di un quotidiano e a tiratura nazionale - schiacciare un avversario, fare insinuazioni pelose, che strisciano nella mente di chi legge e lasciano una scia bavosa di dubbi e di sospetti. Nessuno di noi ignora i vergognosi escamotage della calunnia in prima pagina a caratteri di scatola e della replica o la smentita sepolta in ultima, a corpo 8.

Conosciamo tutti come si monta un caso che non esiste, attraverso i “si dice”, che in realtà sono solo un paravento dietro al quale si nasconde l’autore dell’articolo, che ha un interesse personale o di parte a diffondere così ogni sorta di ipotesi diffamatoria, senza pagare pegno. Tutti siamo stati testimoni di “killeraggi” a mezzo stampa e soprattutto sulle pagine dei giornali del cavaliere: e questo sarebbe il diritto di informazione? Questa è davvero la libertà di stampa che vogliamo?

Alessandro Sallusti ha usato ogni tipo di escamotage conosciuto, anche spregiudicato, odioso e cinico, pur di contrastare i suoi avversari e adesso ne paga il fio.

La pena del carcere forse è eccessiva, qualcuno ha detto, basterebbe una multa, un indennizzo pecuniario. Ma quanto vale la credibilità di una persona, la sua reputazione? Possiamo quantificarlo? Davvero possiamo sistemare tutto con una mazzetta?Se è così, davvero questa è la società più abbietta, la più ignobile che ci sia, quella che conosce il prezzo ma non il valore delle cose, che mercifica le coscienze, che non è più capace di indignarsi, che non ha più rispetto di niente e di nessuno, nemmeno dei morti.

Per favore quindi non si gridi all’attentato alla libertà di stampa. Soprattutto non lo facciano gli altri giornalisti, mossi non da autentica solidarietà, ma dall’ipocrisia e da un forte spirito corporativo e lobbistico. In questo paese troppi ( e non solo giornalisti, ovviamente) pensano di aver diritto all’immunità ( o meglio all’impunità) e scaricano sul privilegio la mancanza di responsabilità personale. Nessuno qui quando sbaglia è disposto a pagare ed è questo un cancro che divora le coscienze e rende poco credibile la classe dirigente del paese.

Un giornalista dovrebbe informare i suoi lettori e farlo con la massima correttezza e prudenza, controllando sempre le notizie. Diceva Joseph Pulitzer che tre sono le cose che un buon giornalista deve rispettare “L’esattezza, l’esattezza e l’esattezza”.

Anche così si può sbagliare, tuttavia: è umano, ma si può rimediare chiedendo scusa e restituendo verità alla informazione, senza mai ledere la dignità e l’onorabilità delle persone.

Solo chi non ha più né dignità né onorabilità infatti può calpestare quella degli altri, senza dargli né valore nè rispetto.

Io non sono preoccupata per la libertà di stampa e di opinione in questo paese: non è a rischio. E nessuno può seriamente pensarlo, prendendo come esempio di repressione il caso Sallusti!

Vuole andare in carcere? Vada. Lo ha meritato certamente molto più di tanti infelici che ci troverà e che non solo non hanno voluto, ma troppo spesso non hanno potuto o saputo scegliere una via diversa.

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