Né popoli eletti, né popoli reietti

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 28/01/2015
Nel giorno della memoria, in cui si celebra la Shoàh, noi vogliamo ricordare anche lo sterminio del popolo Palestinese

Qualcuno leggendo questo articolo dirà che l’ho già pubblicato: è vero! E intendo ribadire lo stesso concetto ogni anno, alla stessa data: ho preso questo impegno e intendo mantenerlo.Lo scempio disumano e crudele di 6 milioni di Ebrei – che è giusto ricordare non erano israeliani, ma tedeschi, italiani, francesi, polacchi, etc. – da parte dei nazisti, non  può far dimenticare né deve giustificare i morti Palestinesi per mano israeliana.

 Il giorno della memoria non può far dimenticare tutto il resto, non può diventare un paravento dietro cui si nasconde un altro sterminio: quello del popolo palestinese.

Shoa 15

Di più: non ho paura di ribadire ancora una volta che se un popolo come quello ebraico, con tutto quello che ha sofferto, è capace di infliggere le stesse torture e crudeltà ad un altro popolo, più povero e disarmato, vuol dire che non ha imparato nulla dal suo vissuto e questo è non solo inquietante e ingiustificabile, ma anche a dir poco ignobile.

Abbiamo già avuto modo di parlare di questa dimenticanza, di queste forme di corale amnesia, di questo oblio selettivo, ma non ci basta: vogliamo qui richiamare alla memoria collettiva anche altri morti, proprio perché il giorno della memoria non può essere appannaggio del solo popolo ebraico.

Il sacrificio della vita non riguarda infatti solo gli Ebrei, ma numerose minoranze che hanno subito lo stesso massacro nel corso del tempo. Pagine di storia fra le più nere, le più tristi e umilianti per l’Umanità. Lo stesso orrore che ci provoca anche il ricordo della Santa Inquisizione, le torture, lo strazio dei corpi, i roghi di eretici e streghe di cui si è macchiata la chiesa nei secoli fra Cinquecento e Seicento. Sembra che periodicamente la gente perda il senso d’orientamento e non sappia più distinguere fra bene e male. Come se uno spirito distruttivo li possieda,  li accechi, tiri fuori dal profondo dell’inconscio tutti i mostri che la ragione tiene chiusi e controllati. Come se li bruciasse un fuoco di odio e di sangue, una furia di uccidere e di martoriare, di schiacciare gli altri, soprattutto se sono più deboli e disarmati. Una belva si sveglia nel profondo di alcune coscienze e trascina nel gorgo nero della violenza tanti altri che non hanno punti fermi e valori a cui ancorarsi. Gente che non riesce a pensare che il proprio prossimo sia quello da amare come sé stessi e quando a scordarsi questo principio sono coloro che si chiamano Cristiani, perché dicono di seguire la parola di amore e di tolleranza di Gesù, la cosa è ancora più grave.

Non mi riferisco solo ai nazi-fascisti, penso a tutti quelli che si ritengono brave persone perché magari la domenica vanno in chiesa, ma poi vanno a bruciare i barboni o i campi rom, o fanno spedizioni punitive e picchiano i “negri”. Gente così non può partecipare compunta al giorno della memoria. Non possiamo tollerare che lo faccia.

Ma la cosa peggiore è che chi compie queste stragi, questi massacri, queste torture li fa perché sa che nessuno li fermerà: gli basta sapere che “possono” farlo, perché le persone contro cui esercitano la propria bestialità è povero, impotente, disarmato e non potrà ribellarsi.

Così  dunque non si può tollerare nemmeno che gli stessi Ebrei di Israele, che piangono i loro morti nei lager, bombardino i campi profughi Palestinesi nella striscia di Gaza, come schiacciassero degli insetti. Non si possono avere due pesi e due misure, non si può portare corone d’alloro sulle tombe degli Ebrei e chiudere un occhio sulla morte di migliaia di bambini Palestinesi.

Ma soprattutto poi, se si compie questa discriminazione, non ci si può meravigliare che chi non ha mai avuto giustizia in tutti questi anni, si faccia vendetta. Noi occidentali, bianchi e razzisti, viviamo barricati perché sappiamo bene che la vendetta ci raggiungerà, prima o poi. E che pagheremo il fio della nostra crudele ingiustizia. Inutile essere ipocriti: possiamo anche vestirci di penne bianche di colombe, ma il nostro cuore resta quello nero dei corvi.

Ma c’è di più: il popolo di Israele ha per il popolo Palestinese un evidente piano di sterminio, espressamente esposto a più riprese e da diversi leaders e che persegue da anni ed attua con crudele determinazione davanti agli occhi del mondo intero. Perchè nessuno lo ferma? E perché si tira fuori la sgangherata scusa dell’antisemitismo ogni volta che qualcuno ci prova?

E se volete qualche numero su questo eccidio andate su un sito credibile e serio come quello di peace reporter, collegato ad Emergency, e leggete: http://it.peacereporter.net/conflitti/paese/4571

Se pensate che i morti Palestinesi non sono abbastanza, che non arrivano alla tragica cifra di 6 milioni, possiamo dirvi con certezza che, se non cambiano le cose, nel futuro arriveremo anche per i Palestinesi a raggiungere e perfino a doppiare quella cifra: è solo una questione di tempo.

Allora la giornata della Memoria deve proprio servire a ricordare tutto e non solo selettivamente quello che ci pare. Non dobbiamo dimenticare nulla: tutto il male che abbiamo fatto contro tutti, non solo contro gli Ebrei. E se allora, negli anni del nazifascismo, non siamo riusciti a salvare gli Ebrei, siamo però ancora in tempo per salvare i Palestinesi. Se potessimo cancellare quelle immagini agghiaccianti dei lager non lo faremmo? Se potessimo salvare tutta quella gente, nulla potrebbe fermarci. E allora perché giriamo i nostri occhi, chiudiamo le nostre coscienze e i nostri cuori davanti a quelle che ci arrivano da Gaza? Guardiamole invece, in modo che siano impresse per sempre nelle nostre menti e nella nostra Memoria. Affinchè non ci sia chi neghi le stragi a Gaza, come il vescovo Williamson ha osato negare la shoà. A questa tragedia Palestinese noi possiamo porre fine: siamo ancora in tempo per fare qualcosa, perché  noi condividiamo il parere di Antonio Gramsci: odiamo gli indifferenti. Per cui ripetiamo come sempre:

Noi non gireremo la faccia. Non siamo disposti a ricordare solo la shoàh: noi vogliamo ricordare insieme alle vittime di religione ebraica, anche quelle di etnia Rom, gli omosessuali e i prigionieri politici uccisi anch’essi  nei lager e le recenti vittime Palestinesi. Non ci stancheremo, ogni volta che si ricorderà l’olocausto, di far presente anche lo sterminio del popolo palestinese. Noi ci batteremo perché non possa cadere nell’ indifferenza e nel disinteresse il dolore e la tragedia di un intero popolo. Se dobbiamo ricordare, allora ricordiamo tutto. Di tutti. Nella storia dell’Umanità non ci debbono essere popoli eletti e popoli reietti.

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