Non col mio voto

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 08/06/2017
Uno slogan contro la mafia elettorale

Stiamo assistendo costernati all’indegno, sconcio balletto dei partiti intorno a una riforma elettorale che appare sempre più indecente e contraria a tutte le richieste più volte avanzate dai cittadini. Ancora niente preferenze, ma restano candidati designati dai partiti, listini bloccati, sbarramenti e penalizzazioni per i piccoli partiti e così via: la stessa spazzatura ripugnante di sempre. Non si arriverà mai a nessuna vera riforma elettorale, perché non conviene a nessuno dei politici che siedono in parlamento: l’unico loro obiettivo è infatti quello di blindare il proprio comodo posto, per continuare a godere di quei privilegi che ormai non si possono più nè giustificare né tollerare in alcun modo. E’ infatti un’acchiappata di gente improvvisata, ignorante, incompetente e però arrogante e convinta di valere chissà quanto, che gestisce malamente un potere che non vuole mollare a nessun costo, anche se ha già lungamente dimostrato di non essere all’altezza di gestire alcunchè. Anzi: è riuscita a rovinare la scuola e l’Università, ad affossare la ricerca scientifica e a distruggere la sanità: quelli che una volta, insomma, erano i nostri fiori all’occhiello, invidiati e presi a modello in altri paesi.

I cittadini li odiano e li disprezzano, glielo gridano, li penalizzano ogni volta che riescono a votare, ma a loro non gliene frega niente: ormai sono oltre il limite della decenza, del pudore e della dignità.

E’ gente che in un altro paese del mondo non verrebbe mai eletta, o se per un accidente lo fosse, verrebbe subito cacciata a calci nel sedere. I politici che sbagliano, o che perdono le elezioni, altrove tornano a casa ed escono dalla scena politica per sempre. Qui no: possono essere indagati, sotto processo, condannati, sottoposti a pesanti accuse, eppure sono sempre lì, davanti alle telecamere, col loro miglior sorriso di circostanza, E quei servi pennivendoli della peggiore informazione continuano pure a intervistarli, in genere poi su questioni di cui non sanno un accidente, come se il loro parere fosse importante e come se a noi cittadini potesse in qualche misura interessare il loro punto di vista!

Questo è un paese perduto, irrecuperabilmente marcio, corrotto, colluso, che però ogni tanto ha dei sussulti di coscienza e recupera atteggiamenti e motivazioni etiche francamente fuori luogo. Parlo di chi si preoccupa che Totò Riina possa morire con dignità, fuori dal carcere, a casa sua, fra gente che gli bacia le mani, mentre Falcone e Borsellino sono morti per quelle stesse mani.

Cari amici e compagni, è tutta una vita che cerco di comportarmi politically correct, secondo principi etici e umanitari, nel rispetto del mio prossimo, delle sue idee e della sua dignità (e Dio solo sa quanto mi costa a volte), come mi è stato insegnato in casa mia e posso dunque anche capire il senso della sentenza della Cassazione, ma non posso condividerlo. Eh no, adesso basta! Ogni cosa ha un limite e anche la tolleranza e il rispetto ne hanno uno. Non possiamo sempre e soltanto noi preoccuparci di essere umani e giusti! A quel delinquente e ai suoi amici mafiosi non gliene fregava nulla della vita, della dignità, delle ragioni delle persone che decidevano di ammazzare solo perché intralciavano i loro luridi affari, mettendo un argine al loro potere. E per favore non ditemi che se non siamo umani con quel criminale diventiamo come lui, perché nemmeno vivendo mille vite scellerate potremmo scendere tanto in basso. Lui ha meritato la punizione che gli è stata comminata, non si tratta né di accanimento né di vendetta, ma solo di giustizia. Sapeva cosa rischiava, ha giocato sulla pelle degli altri e ha perso e adesso deve pagare, fino all’ultimo giorno. Perché anche la certezza della pena è un principio che va rispettato.

Ma questo è un paese in cui nessuno paga per quello che ha fatto: guardate il caso Diaz a Genova, o il caso Cucchi, o il caso Eternit, tanto per citarne alcuni fra i più indecenti. Dunque non ci meraviglia, ma ci sconcerta che l’umanità e il rispetto della dignità altrui si risvegli verso un delinquente come Riina, mentre i poveracci massacrati nella Diaz o il povero Cucchi o tutta una città come Casale Monferrato, avvelenata dall’amianto, soffrano e muoiano, innocenti vittime dell’arroganza di un potere che non sa distinguere e proteggere chi se lo merita.

Qualcuno si chiederà cosa c’entra tutto questo con la legge elettorale: c’entra eccome! E’ un altro aspetto della gestione del potere in questo disgraziato paese, dove questa melmosa classe politica ha infiltrato in tutti i posti di potere i propri amici e fedeli, i propri parenti, le proprie amanti, i propri soci, quelli che ridono quando c’è un terremoto, quelli che si aggiudicano ogni appalto per poi dimostrare nei fatti ( e nei manufatti!) la loro incapacità professionale.

Non so se arriveremo mai a una qualsiasi legge elettorale, perché costoro sembrano tutti le “cattive lavandere” del proverbio piemontese, che non trovano mai “le buone pere” cioè le pietre adatte a fare il bucato, perché non hanno nessuna voglia di lavare. E infatti questi gaglioffi recitano tutti una parte in commedia: fingono di litigare, fanno finta di allearsi per poi rompere le alleanze, la tirano per le lunghe, si inventano migliaia di emendamenti, solo perché non vogliono correre il rischio di andare alle elezioni e perdere la poltrona. E se noi potessimo votare con le preferenze nessuno di costoro verrebbe rieletto, questo è sicuro e lo sanno anche loro.

Dunque vi faccio una proposta: se non riusciamo a quagliare una intesa di sinistra ( e non sto ovviamente parlando del PD), andiamo ugualmente a votare, se e quando ci saranno le elezioni, ma annulliamo la scheda. Perché se non andassimo a votare e ci andassero, per fare un esempio, solo in 10 e quelli che sono candidati si prendessero 3 voti sui 10 votanti potrebbero sempre vantarsi di aver preso una bella proporzione di voti. Ma se andassero a votare in 10.000 e quelli prendessero solo 3 voti, beh, sarebbe una bella umiliazione e certo non se ne potrebbero vantare, ma dovrebbero stare solo zitti e ingoiare un bel rospo.

Ma la mia proposta non finisce qui: accordiamoci anche su una frase da scrivere sulla scheda, per esempio “ NON COL MIO VOTO” , in modo che possiamo contarci, ma in modo che ci possano contare anche i politici e se siamo in tanti sarà un ceffone, una ulteriore frustata sui loro musi arroganti. Inoltre contarci vuol dire anche prendere coscienza di quanti siamo e organizzarci meglio fra noi per il futuro.

 

Barbara Fois

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