Il discorso di Renzi al senato era atteso con curiosià e inquietudine, ma se qualcuno aveva sperato in grandi novità e rivoluzionarie soluzioni, certamente è rimasto deluso. Come sempre Renzi ha fatto grandi proclami e ha abbozzato un programma che in realtà non è un programma, ma una scarna scaletta di cose da fare. La sostanza tuttavia resta fumosa e sembra più un’enunciazione di vaghi propositi, piuttosto che una proposta di soluzioni, ma soprattutto non si vede come e dove troverà i soldi per tutte le cose che vuole fare.
Il suo discorso ad petendam pluviam, cioè per ottenere la fiducia, sembrava ed era un inarrestabile e insensato delirio verbale ( per nasconderne forse l’inconsistenza programmatica ) che si è ripetuto - con gli stessi toni e la stessa modalità - anche stasera nel dibattito alla Camera, appena concluso.
Renzi ha parlato di restituzione totale dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, di riduzione a due cifre del cuneo fiscale, di riforma della scuola, di lavoro, etc. insomma ha toccato tutti quegli argomenti e problemi di cui la gente parla e che si aspetta siano affrontati e spera vengano risolti, ma parlandone è stato sempre più attento agli elettori che guardavano le due dirette TV, piuttosto che ai senatori e ai deputati che stavano davanti a lui. Per quel che riguarda il Senato gli veniva facile: tanto i senatori sono una specie destinata a scomparire!
E proprio per questo si è potuto permettere ( da ospite!) di trattarli malissimo: con arroganza, con sufficienza, in modo minaccioso e sprezzante, lasciando pendere sulle loro teste la minaccia della cancellazione del senato. Li potrà ricattare come e quando vuole, se farà la legge che stravolge l’assetto parlamentare. Infatti se – dopo – il governo Renzi cadesse si andrebbe alle elezioni e quindi tutti loro tornerebbero a casa . Questo governo è dunque per questi senatori l’ultima spiaggia e lo terranno vivo a costo di ingoiare rospi grandi come case.
Il discorso era del resto cominciato nel peggiore dei modi, con una osservazione a dir poco indelicata “Riflettevo stamattina sul fatto che io non ho l’età per sedere nel Senato della Repubblica. Non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria della pur bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così: non ho l’età.”
Ma il tono e la retorica facevano venire in mente altri tempi, altri discorsi: uno fra tutti quello di insediamento di Benito Mussolini del 1922 “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto… Ho costituito un Governo di coalizione e non già coll'intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno, ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare…
Le direttive di politica interna si riassumono in queste parole economia, lavoro, disciplina. Il problema finanziario è fondamentale: bisogna arrivare colla maggiore celerità possibile al pareggio del bilancio statale... Chiediamo i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni poteri voi sapete benissimo che non si farebbe una lira - dico una lira - di economia. Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di volonterose collaborazioni che accetteremo cordialmente, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti.” Ma ci viene in mente anche un altro famoso discorso di Mussolini, pronunciato nel gennaio del 1925, dopo il delitto Matteotti, avvenuto il 10 giugno del 1924, soprattutto nel passaggio in cui si assunse "la responsabilità politica, morale e storica" di quanto era avvenuto in Italia negli ultimi mesi; è il discorso che è ritenuto dagli storici l’atto costitutivo del fascismo come regime autoritario.
“ Il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi forse non potrà essere, a rigor di termini, classificato come un discorso parlamentare… Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto…”
Anche il Renzi ha detto :” E noi vi diciamo, guardandovi negli occhi, che se dovessimo perdere, non cercheremmo alibi. Se perderemo questa sfida, la colpa sarà soltanto mia. Deve finire infatti il tempo in cui chi va nei palazzi del potere, poi, tutte le volte trova una scusa. Non ci sono più alibi per nessuno e primo per me.” Peccato che nessuno dei due si è preso e si prenderà mai anche la responsabilità penale delle scelte e degli errori. Insomma: i tempi sono cambiati, ma l’appello populistico e demagogico è identico. Dov’è il nuovo?
Quanto ai due discorsi pronunciati da Renzi al Senato e alla Camera: sono stati uno il riassunto dell’altro, ma senza ulteriori approfondimenti o aggiustamenti delle falle di quello precedente. Due discorsi degni di un sindaco, non certo di un premier. E non parlo solo del basso profilo politico e degli esempi di vita spicciola e non rilevante di cui erano infarciti, ma soprattutto perchè gonfi di una retorica banale, intollerabile e stucchevole e diciamoci pure: datata e incolta.
Del resto Berlusconi parlava di una “azienda Italia” e dunque perché protestare contro un “comune Italia”? Ormai siamo diventati minimalisti, non ci scomponiamo per questi dettagli insignificanti, o per la maleducazione delle mani in tasca del neo premier (abbiamo visto ben altre volgarità!): ci interessano i fatti, le azioni, i risultati. Vedremo che succederà nei prossimi mesi.
Intanto alla Camera abbiamo visto alcuni episodi interessanti: l’arrivo di Bersani e quello di Letta, accolti entrambi – con motivazioni diverse - da calorosi applausi. I due si sono abbracciati con affetto e commozione veri, ma il loro abbraccio ha anche una valenza politica interessante, visto che sono le due prime vittime dell’arrampicatore fiorentino, ma soprattutto perché Letta non si è seduto sui banchi del PD, ma in quelli di prima fila riservati ai presidenti delle commissioni parlamentari. Fra l’altro ha scelto un posto proprio davanti a Renzi, come un inquietante “memento mori”. E mentre la presenza di Letta ammonisce Renzi “ ricordati che sei mortale”, il neopremier ha intorno solo gente che aspetta che prenda uno scivolone e cada per terra.
Le europee sono fra pochi mesi: se Renzi non porterà a casa tutto quello che ha incautamente e presuntuosamente promesso, o almeno una buona parte, certamente perderà le elezioni e questa volta a vincerle potrebbe essere Grillo… ma questo è un paese, una gara di dilettanti allo sbaraglio, o un film dell’orrore?? Forse ha ragione quella ragazza che ha scritto sul web “Se Renzi è la risposta, la domanda deve essere sbagliata.”