Mentre arrivavano i primi dati degli exit poll la nostra sorpresa saliva, insieme a un senso di incredulità. Ma quando tutti hanno cominciato a parlar bene di Renzi, ad elogiarlo, anche quelli che lo avevano preso in giro in modo sanguinoso, abbiamo capito che aveva davvero stravinto.
Beh, siamo sinceri: chi di noi poteva prevedere un risultato del genere? Nessuno e certamente non i tre diretti interessati: Renzi, Grillo e Berlusconi, a cui l’informazione stampata e televisiva aveva ristretto il confronto. Il risultato è che adesso la vittoria del PD è diventata quella del solo Renzi. Lui l’ha capito e ha compreso anche il pericolo, la trappola che vi stava nascosta dentro e, nella conferenza stampa di stamattina, ha ribadito che nel PD c’è un gruppo dirigente forte e numeroso che ha vinto e che la vittoria dunque non è solo sua.
Abbiamo ascoltato con attenzione la sua conferenza stampa, nella quale ha mantenuto un basso profilo, evitando trionfalismi e ripetendo spesso la parola umiltà, sottolineando il concetto “abbassare i toni, alzare le ambizioni”. Quanto agli alleati passati, presenti e futuri: ha ringraziato il Nuovo Centro Destra, nonostante il risultato molto risicato, per il suo supporto e ha rimproverato Berlusconi per aver abbandonato le grandi intese. Ha lasciato però aperte tutte le possibilità di alleanze per il futuro, senza escludere nemmeno il movimento di Tsipras. Però non è un invito o una promessa di collaborazione, ma una velata minaccia di chi si sente forte abbastanza per non aver bisogno degli altri. E’ il suo modo di trionfare, di mostrare la propria forza, con mansueta furbizia.
Nessuna parola su Grillo, nonostante le provocazioni della “Iena” Lucci, a parte la stoccata “la speranza ha vinto sulla rabbia”. Non si è lasciato lusingare o provocare, dunque qualcosa ha imparato in questi mesi.
Da parte sua Grillo, il grande sconfitto, ha commentato sul suo blog solo a tarda mattinata, limitandosi inizialmente a pubblicare la “Lettera al figlio” di Kipling (vedi allegato). E’ evidente che lui sia convinto di avere tutti i requisiti che lo scrittore inglese indica come fondamentali per essere un vero Uomo, ma francamente a noi sembra solo una delle sue sparate.
“Vinciamo noi! Anzi stravinciamo!” questo urlava convinto. Mi faceva venire in mente il ragazzino prepotente e antipatico che giocava nel mio cortile quando ero piccola e che ogni volta che facevamo una gara di corsa gridava “Supero tutti!”, sgomitando e sgambettando. Fino al giorno in cui cadde rovinosamente fratturandosi un piede, fra le nostre urla di giubilo…
Come lui anche Grillo era convinto di stravincere e gridava e minacciava dal palco nelle piazze, ed è stata proprio la sua violenza verbale che lo ha penalizzato. E il fatto che non abbia mai permesso ai suoi di collaborare con le altre forze politiche e perfino di avere opinioni personali, certo non gli ha giovato.
Forse perché vive nel lusso e spesso fuori dall’Italia, ha perso un po’ il polso del paese. Si è dimenticato che gli Italiani sono sostanzialmente dei moderati, che amano il quieto vivere. Sono passati gli anni, ma la vocazione politica è rimasta sempre quella: ieri c’era la DC, poi è arrivata FI e adesso c’è il PD. Anche le percentuali sono più o meno le stesse. E’ sempre quella “maggioranza silenziosa” che ama la stabilità, la sicurezza, l’ordine, figurati come può sopportare chi urla insulti e parolacce da un palco, senza mai rispettare niente e nessuno.
Intendiamoci, il M5S è pur sempre il secondo partito del paese, con oltre il 21% di voti, ma ha continuato a perdere consensi dalle politiche dell’anno scorso: 3 milioni di voti si sono volatilizzati. E non può essere un caso.
Grillo alla fine ha dovuto rompere il silenzio e ammettere in un video sul suo blog “siamo andati oltre la sconfitta”. Ma poi ha cercato subito un capro espiatorio ai suoi numerosi errori tattici e strategici e ha schizzato il suo veleno sugli elettori “Questa Italia è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po’ ai loro nipoti, ai loro figli, ma prefericono stare così.” Ha detto con sufficienza e disprezzo. Aveva appena perso, senza uno straccio di programma, per non saper dosare le sue urla volgari, per aver deluso la gente e spaventato le persone con le sue minacce, eppure si rifaceva sugli altri, accusandoli della propria pochezza. Non è certo uno che sa riconoscere i propri errori! Ma non aveva detto che si sarebbe ritirato se avesse perso? Forse lo ha detto perché credeva di vincere, così adesso fa finta di essersene dimenticato e ribatte – citando la canzone del maggio di De Andrè – “verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte”. Buona fortuna.
L’altro perdente, Berlusconi, è ancora zitto. Ha scritto solo poche righe, in cui promette che rifonderà il centro destra. Cerca forse di riprendersi dalla batosta, ma ci vuol altro per riassestare un centro destra che è ormai sgretolato e senza più un vero leader.
Che l’ex cavaliere sapesse di perdere è indubbio: lui stesso aveva detto che se avessero preso il 20% avrebbe fatto festa. E poi a vedere la sprezzante durezza con cui a Porta a porta l’ha trattato Vespa – lui che in altri tempi sembrava il suo maggiordomo – deve aver capito che la sua stella era al tramonto e visti confermati i più neri presagi.
Del resto ha fatto anche lui un sacco di errori: ha tirato fuori pure lui il suo stupido odio stagionato, ormai pieno di parole logore e incapaci di ricompattare le sue malridotte legioni, e poi ha continuato a ripetere la solita solfa sulle ingiustizie subite dalla magistratura, che francamente non la può sentire più nessuno, nemmeno il suo cane Dudù. Solo a lui evidentemente non era chiaro che delle sue vicende personali non gliene importa niente proprio a nessuno e nemmeno del fatto che pensi di passare il suo partito ai suoi figli, come facesse parte dell’asse ereditario dei suoi beni. E forse non ha torto…. Ma c’è chi non la pensa così: c’è chi come Fitto non solo si è candidato contro il parere del cavaliere - prendendo più voti di tutti i fedelissimi- ma sembra si stia candidando alla guida del partito. Del resto le carte in regole le ha tutte per succedere al caimano: comprese le inchieste per corruzione di cui è protagonista…
E poi in questa tornata elettorale così straordinaria, non poteva mancare anche un tocco quasi mistico: una resurrezione, quella della Lega (che riesce a raggiungere il 6%) guidata da Matteo Salvini, il candidato che in Italia ha ottenuto più voti in assoluto: 331.381.
Non si può dire insomma che queste elezioni non siano state davvero piene di sorprese! E almeno un po’ di aria fresca è entrata nella palude mefitica della politica italiana, grazie alla lista Tsipras, che debutta in Europa, nonostante il silenzio mantenuto dai media sui suoi candidati.
Ma certo non basta: adesso bisogna capire che piega daranno, tutte queste novità, all’assetto politico del governo e della opposizione. Perché se è vero che queste elezioni sono europee e non politiche e dunque non dovrebbero riguardare il governo, è anche vero che comunque svelano un cambiamento di forze dietro i partiti che ne fanno parte e che non possono essere ignorate e questo vuol dire che ci potrebbe essere anche più di un cambiamento nelle “larghe intese”. Vedremo. Ma, visto quel che è successo con le previsioni elettorali, è meglio non fare pronostici…