Il povero Prodi bruciato sulla graticola di un PD sfasciato dagli odi e dalle faide interne è il monumento funebre del suo partito, ma la rielezione di Napolitano al Quirinale è la pietra tombale della sinistra. Assistiamo basiti, dopo tanti giorni di immobilità, a un susseguirsi vorticoso di scelte sciagurate, al crollo di ogni rispetto formale, alla scomparsa del più basilare buonsenso, all’estinzione perfino della più elementare prudenza, a un odio così violento da cancellare perfino l’istinto primordiale della sopravvivenza. Come se una intera classe dirigente fosse sprofondata nella remota età della pietra e ognuno prendesse a clavate l’altro, platealmente, senza pudore e senza il minimo rispetto del proprio elettorato, che ha creduto nelle promesse elettorali ed è stato beffato per l’ultima volta.
Gherardo Colombo ha scritto una frase che sintetizza, penso, quello che tutti sentiamo in cuore in questo momento “ Domani mi iscrivo al PD solo per stracciare la tessera.”
Non credo che quegli ignobili imbecilli, responsabili di questo sfacelo, possano gioire del risultato, perchè nessuno ha vinto in questa faida, ma ha perso il CS nel suo insieme e il paese è condannato nelle mani del cavaliere.
Già si fanno i nomi di Amato o di Letta (!) come presidenti del consiglio e si parla di Alfano come vicepresidente: e meno male che Bersani giurava di non fare mai un governo con la destra e tutti quei bugiardi dei suoi compagni a rincarare la dose e a dire che no, che mai sarebbe successo. Tutte balle. In realtà non è che non volevano farlo il governo di larghe intese, è che non potevano farlo perché il loro elettorato si sarebbe infuriato oltre ogni dire, ma in effetti non avevano la minima intenzione di fare nessun vero governo di cambiamento, lo dimostra il fatto che non hanno voluto votare Rodotà. Eppure Grillo aveva detto che avrebbe appoggiato il governo se lo votavano. E dunque che significa questo improvviso dietro front? Evidentemente che tutto quell’inseguirlo col cappello in mano per 40 giorni era solo una commedia, una manfrina, un teatrino a nostro uso e consumo, che copriva il prender tempo cercando di scaricare su Grillo ogni colpa del ritardo e poi dell’impossibilità di fare un altro governo che non fosse di larghe intese.
Grillo stesso ha raccontato che non gli hanno – dico Bersani e i suoi emissari – mai proposto di fare un governo insieme, ma gli hanno chiesto solo i voti per avere la fiducia e poi farselo per conto proprio e ovviamente questo non poteva interessare né Grillo, né il M5S, che dopo tutto – piaccia o non piaccia – è il partito che ha avuto più voti.. E che sia vero quello che dice lo si vede chiaramente da quello che è successo.
Siamo in una situazione scannata, con sempre i soliti vecchi nomi sputtanatissimi che faranno il giro dei ministeri e si divideranno la torta. Non ci speravano più: il malcontento della gente e la presenza dei 5stelle in parlamento avevano messo in pericolo il privilegiato piccolo mondo antico della casta. L’ingresso di gente comune, senza esperienza, con molta ingenuità e qualche nota folkloristica, ma convinta nelle sue idee di riforma e di trasparenza, il confronto con quella volenterosa spontaneità evidenziava troppo la loro cinica, decomposta spregiudicatezza. Erano uno specchio nel quale si rifletteva l’immagine di come i troppi mandati, i troppi compromessi, i troppi privilegi li avevano ridotti.
Erano i portavoce di quei cittadini ed elettori che si erano svegliati dal sonno ipnotico di una rassegnata passività e ormai abbandonavano l’ ingiustificata soggezione nei confronti di chi era seduto in parlamento: se ci arrivava la gente “normale” voleva dire che anche questi che si davano tante arie e stavano lì a pavoneggiarsi, erano gente come tutti gli altri e le parole incomprensibili che dicevano non erano frutto di particolari saperi, ma solo di scaltre, vuote, fumose menzogne.
Erano anni che i movimenti scendevano in piazza a protestare, ma nessuno di essi aveva portato i suoi militanti in parlamento: se qualche militante ci arrivava lo faceva attraverso le candidature offerte dai partiti del CS, in solitaria. Questa è la prima volta che i movimenti entrano in formazione compatta in parlamento, con pari dignità dei partiti e questo alla casta ha fatto una paura dannata: questo giro di valzer è l’ultimo e lo sa. Di più: essa stessa nella sua arrogante incapacità di rinnovarsi ha determinato il proprio destino e la propria fine. E questa rielezione di un presidente sempre troppo acquiescente ai desiderata del caimano è davvero la ciligina sulla torta.
Dunque che succederà? Beh, il PD – salvo miracoli – andrà ufficialmente in briciole, ci sarà probabilmente una scissione che darà luogo a partitini piccoli come Rifondazione Comunista e altrettanto ininfluenti. Forse Vendola riuscirà ad aggregare una parte della sinistra, ma scordiamoci un partito grande come il PD: quell’epoca è finita, grazie a un pugno di imbecilli troppo ambiziosi e impazienti di prendersi tutto. Ma come dice il proverbio: “chi troppo vuole nulla stringe” ed è giusto così. Il Renzi, che parla di rifondare il PD dopo averlo distrutto, finirà nell’orbita del CD, come è prevedibile, viste le affinità e i rapporti di simpatia col cavaliere. Ma di lui e del suo destino non ce ne può fregare di meno.
Il M5S si prenderà buona parte dei “pezzi” del PD e probabilmente la sua percentuale salirà ancora e di molto e allora chi della casta sopravviverà alle prossime elezioni dovrà farci i conti.
La diaspora della sinistra ha ricompattato la destra e ridato fiato a Berlusconi: gongolava felice ieri, quando Napolitano è stato eletto. Solo per questo quei 101 idioti franchi tiratori del PD sarebbero da prendere a frustate.
Tra qualche ora avremo i risultati delle votazioni in Friuli: ci daranno certamente una indicazione più precisa su ciò che dovremo aspettarci nel prossimo futuro.