In Europa, nel mondo
Siamo sinceri: questo 2015 si annunciò subito come un anno pessimo: il 7 gennaio un commando di terroristi irruppe nella redazione del giornale satirico parigino “Charlie Hebdo” : dodici i morti, tra i quali il direttore Stephan Charbonnier, detto Charb, e i tre più noti vignettisti (Cabu, Tignous e Georges Wolinski) e due poliziotti, oltre a 11 feriti.
Immediatamente, attraverso il web, lo slogan diventa in tutto il mondo “Je suis Charlie “: la gente si identifica con quel giornale, che è diventato rapidamente il simbolo della libertà di espressione, di parola, di satira, anche se prima di allora era sconosciuto a molti. Come ho scritto a suo tempo, quello che lascia perplessi è perché accanirsi su un settimanale tutto sommato abbastanza di “nicchia”, un po’ come era il nostro “Cuore” fondato da Michele Serra, o meglio “Il Male” fondato da Pino Zac e poi guidato da Vauro e Vincino.
“Charlie Hebdo” è un giornale graffiante di satira politica e spesso antireligiosa e blasfema, ma i giornalisti e i vignettisti uccisi fino ad allora erano conosciuti e seguiti solo da una certa parte del pubblico: quella più avvertita, più colta, più consapevole, politicamente impegnata e schierata, oggi invece i loro nomi e il giornale appartengono al mondo E sono stati proprio i terroristi che volevano zittire quelle voci libere a far loro da megafono.
Da quel giorno maledetto è stato un crescendo nella violenza dei terroristi dell’Isis: già il 9 gennaio, sempre a Parigi, Amedy Coulibaly, un terrorista “fai-da-te”, sequestra 20 persone in un negozio di alimentari kosher e uccide 4 persone, prima di venire abbattuto dalla polizia come un cane rabbioso.
Ai primi di marzo l’Isis distrugge i siti archeologici di Nimrud, Hatra e Dur Sarrukim in Iraq. La città di Nimrud, tanto per capirci, fu fondata nel XIII secolo a.C., divenne capitale dell’Impero Assiro intorno all’880 a.C., e vi fu edificato un magnifico e grandioso palazzo reale, intorno all’860 a. C.. La città fu capitale per circa un secolo, fino a quando non fu costruita una nuova città: Dur Sarrukin, appunto. Oggi quello che restava di quei siti archeologici, pieni d’arte e di storia, è diventato un mucchio di rovine, un deserto di sassi, grazie all’Isis. Non credevo che l’avrei mai detto, ma oggi sono felice che gli inglesi – che per primi scavarono le sue rovine - abbiano portato via parte dei manufatti più importanti, come i leoni alati e l’obelisco nero e li abbiano conservati al sicuro, nel British Museum di Londra.
Il 12 marzo l’Isis crea una alleanza con il gruppo terroristico nigeriano Boko Haram, già colpevole della distruzione di diversi villaggi in Nigeria, provocando una strage di circa 2000 persone. La traduzione del nome è tutto un programma politico: infatti il nome Boko Haram significa, più o meno, “la cultura occidentale è sacrilega”. Il gruppo fu creato nel 2002 e piano piano è cresciuto di numero e in ferocia e crudeltà. Ma l’odio che costoro covano non riguarda solo gli occidentali e la loro cultura: hanno massacrato anche centinaia di nigeriani, loro compaesani e musulmani. Hanno rapito nel 2014 ben 276 studentesse, che si sono rifiutati di rilasciare e hanno annunciato che volevano venderle come schiave. La cosa mise finalmente il gruppo terroristico sotto i riflettori dell’ informazione internazionale, grazie anche agli appelli fatti dalla first lady americana, Michelle Obama. A tutt’oggi si ignora quale sia la loro sorte.
Tra maggio e luglio del 2014, arrivarono in Camerun circa ottomila rifugiati nigeriani, altri undicimila hanno attraversato i confini con il Camerun e il Ciad ad agosto di quell’anno, ma la fuga della popolazione locale è continua. A gennaio di quest’anno è la città di Baga, centro di una organizzazione internazionale che combatte i terrorismo, a finire nel mirino del Boko Haram. L'attacco è stato compiuto su larga scala e ha portato alla distruzione di 16 villaggi e della città stessa di Baga. I miliziani hanno attaccato la città e l’hanno data alle fiamme: la quantità di vittime è attualmente difficile da accertare: le prime notizie, diffuse da diverse fonti interne dell'esercito nigeriano, riportavano "2.000 morti", ma nei giorni successivi si è parlato genericamente di "centinaia" di vittime accertate e di una quantità di feriti tale da non riuscire a provvedere alle cure.C’è da considerare però che la Nigeria è stata spesso accusata di sottostimare il numero di caduti, nel tentativo di minimizzare la minaccia di Boko Haram. Molti abitanti di Baga sono fuggiti in Ciad e in altri stati limitrofi.
Dal 2009 ad oggi, secondo quanto pubblica ieri Il fatto quotidiano, sono oltre 20mila i morti, massacrati dal Boko Haram, oltre ai 2 milioni emmezzo di rifugiati.
Dunque non meraviglia che nel marzo di quest’anno si sia alleato all’Isis : chi si somiglia si piglia, come dice il proverbio…
Ma a proposito del mese di marzo: al 18 risale l’attentato dell’Isis al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, in cui muoiono 22 persone e altre 45 vengono ferite. Come si vede i luoghi deputati alla cultura sono i primi a venire colpiti. E infatti il 21 maggio l’Isis conquista la città di Palmira, un’altra città vecchia di 4mila anni, ricca di storia, di cultura e d’arte: la vittima perfetta per un branco di analfabeti fanatici.
Il 25 giugno a Kobane, in Siria, l’Isis uccide 223 persone, mentre il giorno dopo a Susa in Tunisia un uomo armato attacca la spiaggia del resort Imperial Marhaba, sparando su inermi turisti e uccidendo 37 vittime e ferendone 36. L’attentatore viene ucciso.
Il 13 agosto un camion bomba esplode in un mercato di Bagdad in Iraq: l’Isis uccide 67 persone e ne ferisce 150. Il 10 ottobre un terrorista suicida si fa esplodere e uccide 100 persone e ne ferisce 400, durante una marcia della pace ad Ankara, in Turchia.
Il 31 ottobre l’Isis abbatte il volo 9268 della compagnia russa Metrojet, partito da Sharm el Sheik: muoiono 224 persone.
Il 13 novembre a Parigi è il massacro più sanguinoso: 130 morti e 300 feriti. I terroristi sparano sulla gente che siede nei ristoranti e nei caffè e mangia, beve, chiacchiera e ride. Poi entrano al Bataclan dove è in corso un concerto di musica heavy metal e massacrano il pubblico, sparano sugli inermi spettatori con disumana, efferata crudeltà. Il mondo occidentale è sgomento, costernato, ma anche furioso: vuole schiacciare i terroristi, che continuano a minacciare e a farneticare di distruggere il nostro mondo libero e sostituirlo col buio della ragione del loro fanatismo. La Francia dichiara lo stato di guerra.
La cosa che però proprio non dobbiamo fare è seguire l’esempio di questi terroristi e farci trascinare nel loro cieco mondo fatto solo di paura, di odio e di violenza, schiacciati da una divinità che viene dipinta dagli immam crudele, rabbiosa, punitiva, sanguinaria e violenta, che non concede nessuna libertà, nessun piacere. Si capisce che loro trovino davvero intollerabile vedere chi vive come noi, libero di decidere di sè e di godere dei piaceri della vita. E noi dobbiamo proprio continuare a vivere la nostra vita, senza farci condizionare dalle loro minacce.
Un anno durissimo di violenza e di morte, questo 2015. Ed è difficile pronosticare come potrà essere il nuovo anno in rapporto al terrorismo.
In Italia
Il 14 gennaio 2015 il presidente Napolitano si dimette. Il suo mandato, prolungato in modo inusuale, ha pilotato la nascita del governo Renzi, passando con le scarpe chiodate sul povero Letta e sulle regole della nostra democrazia. Dopo aver fatto la sua parte ora poteva andarsene, facendo finta di essere un padre della patria. E bisognava essere anche certi che il successore fosse un tipo non troppo impegnativo. Ed ecco che il 31 di gennaio viene eletto l’incolore Mattarella. La cosa che preoccupa è che dietro c’è una consistente maggioranza. E non parlo solo del patto del Nazareno.
Seguono a pioggia una serie di provvedimenti che dovrebbero essere rivoluzionari e invece dimostrano solo come Renzi sia il cane da guardia di quelli che una volta avremmo chiamato “i padroni”. Mi riferisco al Jobs Act, alla Buona Scuola e recentemente al Salva Banche. Un vero tripudio di sconcezze. Ma tanto Renzi non deve rispondere a un suo elettorato: è saltato in groppa al potere senza passare per la prova elettorale!
Il 1 maggio apre l’Expo di Milano, contro ogni previsione, ma non è tutto pronto: metà dei padiglioni sono ancora in allestimento. Il 3 maggio la riforma pensionistica della Fornero viene dichiarata anticostituzionale, ma lei non pagherà per i danni fatti e noi non avremo mai i soldi che ci ha sottratto. E come se non bastasse il 14 maggio i dati dicono che il debito pubblico italiano è salito a una cifra da record: 2184 miliardi. Alla faccia dei proclami e delle rassicurazioni di Renzi.
Intanto i suoi antagonisti dentro il PD sono sempre meno incisivi: la sinistra è evaporata, siamo in una palude di “vorrei ma non posso”, periodo felice per imbonitori come Renzi.
A novembre scoppia lo scandalo della banca dell’Etruria e di altre tre banche che hanno mandato in fumo i risparmi dei loro clienti: un pensionato che ha perso tutto si toglie la vita. Il padre della ministra Boschi era nel Cda della banca dell’Etruria: qualche conflitto di interessi col decreto salvabanche? Ma che cinica malfidata che sono! E del resto di che ci meravigliamo?
Intanto papa Bergoglio indice un nuovo Giubileo definito “della misericordia”, che si apre l’8 dicembre. A Roma non mancava che questo!
Che ne sarà del governo Renzi in questo nuovo anno? Ma soprattutto: che ne sarà di noi???
Addio a tanti amici
Anche sul versante delle persone conosciute che questo anno si è portato via, l’inizio è stato folgorante: il 4 gennaio il cuore di Pino Daniele si è fermato. Ma non la sua musica. Qualche giorno dopo, il 10 gennaio, un altro napoletano se ne va: Francesco Rosi, che ha inventato un filone di film-inchiesta di grande spessore politico e sociale ed è stato regista di grandi film, come “Le mani sulla città”, “Uomini contro”, “Il caso Mattei”, “Cronache di una morte annunciata”, “Dimenticare Palermo”, etc. Ma ultimamente era tornato alla regia teatrale, dirigendo Luca Defilippo nelle commedie di Eduardo. E il 27 novembre anche Luca se ne è andato: povera Napoli! Un anno davvero disgraziato.
L’11 gennaio ci ha lasciato Anta Ekberg, che nell’immaginario di tutti non è mai uscita dalla Fontana di Trevi, come l’abbiamo vista la prima volta, nella Dolce Vita. Una icona inventata da Fellini, come la Gradisca di Amarcord, interpretata da Magali Noel, che anche lei ci ha lasciato il 23 giugno.
Il 4 febbraio è stata la volta di Monica Scattini, così brava e divertente ( chi dimentica la zia Millina ne La famiglia di Ettore Scola?!). Un mese infelice: ci lasciano anche Luca Ronconi, regista teatrale, immaginifico e rigoroso; il papà della Nutella Michele Ferrero, uno degli artefici del successo dell’immagine dell’impresa italiana, come Elio Fiorucci, che se ne è andato il 27 luglio. Non ci è rimasto nulla di quel meraviglioso momento in cui l’italian style dettava legge nel mondo.
A fine febbraio se ne è andato anche Leonard Nimoy, il vulcaniano signor Spock dell’astronave Enterprise nella serie di fantascienza Star Trek, che ha segnato un’epoca e ha dato vita a un fandom di proporzioni…cosmiche, è proprio il caso di dire.
Il 6 aprile muore Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, compagno comunista vero e nell’epoca dei girotondi uno dei pochi ad aprire un dialogo con la società civile. Persona schiva, vero depositario dei valori della sinistra, molto diverso dal cugino Luigi Berlinguer, uno dei fautori dello sfascio della scuola e dell’Università.
A giugno, uno dopo l’altro se ne vanno Christopher Lee ( attore versatile eppure per sempre legato alla serie su Dracula), Laura Antonelli, Dick Van Patten (il papà de la famiglia Bredford), Dean Jones (attore Disney: Un maggiolino tutto matto, 4 bassotti per un danese, Il fantasma del pirata Barbanera, FBI operazione gatto, etc. etc.) e il grandissimo Omar Shariff.
Il 30 agosto muore Wes Craven, il padre dell’horror classico ( Le colline hanno gli occhi, Nightmare, Scream, L’ultima casa a sinistra, etc.).
Il 10 settembre se ne va Franco Interlenghi, attore che nasce giovanissimo col cinema neorealista di Rossellini (Sciuscià), e poi interprete di “cult movies”: dai Vitelloni di Fellini alla serie di Don Camillo, a Morte di un commesso viaggiatore di Visconti, a Gli eroi della domenica di Mario Camerini, Processo alla città di Zampa, I vinti di Antonioni, etc.
Il 27 settembre è un giorno di lutto per la sinistra mondiale: muore, centenario, Pietro Ingrao, lucido fino all’ultimo respiro. Lo piange tutta la sinistra vera, consapevole di perdere con lui la memoria storica di tutta la sinistra, dal partito comunista in cui militò, a quello socialista, allo Psiup e anche alla Società civile, con cui dialogò sempre con generosa disponibilità. Fondò anche un sito web, in cui è scritto:
“Cara lettrice, caro lettore, internet non è un mezzo consueto, per chi è nato nel 1915; ma è il mezzo di comunicazione del presente, e ho pensato di usarlo. Sono un figlio dell’ultimo secolo dello scorso millennio: quel Novecento che ha prodotto gli orrori della bomba atomica e dello sterminio di massa, ma anche le speranze e le lotte di liberazione di milioni di esseri umani. …“Il mondo è cambiato, ma il tempo delle rivolte non è sopito: rinasce ogni giorno sotto nuove forme. Decidi tu quanto lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo, quanto vorrai accantonare, quanto portare con te nel futuro. Buona esplorazione, Pietro Ingrao.”
Il 15 dicembre muore anche Licio Gelli, maestro venerabile della loggia P2, implicato e coinvolto nelle cose più segrete e oscure del potere politico italiano. Nell’ultima intervista rilasciata a Il fatto quotidiano nel maggio dell’anno scorso, alla domanda del giornalista “Per concludere: che ne pensa dell’Italia e del suo futuro?” risponde “Non le nascondo che vedo, con una certa soddisfazione, il popolo soffrire. Non mi fraintenda: non sono felice di questa situazione. Sono felice, invece, che vengano sempre più a galla le responsabilità della cattiva politica. Perché, probabilmente, solo un tributo di sangue potrà dare una svolta, diciamo pure rivoluzionaria, a questa povera Italia”.
Dunque, cosa vogliamo che sia questo nuovo anno: un anno di sangue e di violenza come vuole l’Isis e come si augura Licio Gelli, o diamo un seguito alle parole di Pietro Ingrao, ricordate sul suo sito web: “Nella primavera del 1940, l’impressione era che la Germania avesse in pugno il mondo e che, varcata la Manica, la guerra-lampo sarebbe finita con la vittoria di Hitler. Facevo già parte di un gruppo clandestino, era piccola cosa, rischiava di diventare nulla. Non potevo immaginare cosa sarebbe successo. Ma l’immagine era quella di un mondo che andava contro tutto quello che avevo dentro. Ricordo di essermi posto, con il lutto nel cuore, la domanda secca “che faccio io?”.
Ecco, è proprio questo il punto: in questo momento così pericoloso e oscuro, facciamoci anche noi questa domanda, senza aspettare che “arrivino i nostri”, anche perché potremmo aspettare invano… Pensiamoci, cari amici e compagni. Facciamo che gli auguri per un buon anno nuovo non siano solo delle parole vuote, un rituale inutile, un mantra scaramantico, ma una realtà possibile.
Auguri di un anno pieno di novità positive, di impegno e di speranza, alle donne e agli uomini di buona volontà.