S’i’ fosse foco…

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 11/08/2013
L’Italia va a fuoco, ma non ci sono sufficienti canadair: al loro posto si comprano gli inutili e pericolosi F35

La Protezione civile ha segnalato nei giorni scorsi ben 21 richieste di intervento, di cui 8 in Sardegna, 5 in Calabria 2 in Sicilia e 2 in Lazio, e una per ciascuna regione: Abruzzo, Campania, Liguria e Friuli Venezia Giulia. Quattordici i Canadair utilizzati, 5 dei quali solo in Sardegna.

E’ stato chiesto perfino un canadair in prestito alla Francia, perché dei due arrivati l’altro ieri dalla penisola, uno si è guastato subito. Al momento un Canadair è fermo per manutenzione ad Olbia e altri due sono stati spostati sull’isola da Ciampino e uno da Trapani.

Abbiamo dovuto chiedere aiuto ai francesi perché noi italiani - che ogni estate andiamo a fuoco un po’ dappertutto lungo lo Stivale – non abbiamo messo in agenda di comprare altri canadair, anche se ne abbiamo solo 14, però vogliamo comprare 90 F35, degli aerei da combattimento che sono stati considerati poco sicuri, soprattutto in presenza di temporali, tanto che perfino gli americani stanno considerando di cambiare modello. Ma abbiamo fatto anche peggio che preventivare degli acquisti inutili (e per poterli fare in pace è stato esautorato il parlamento e affidata a una commissione ristretta la decisione di acquistarli o meno) : abbiamo tagliato le spese sulla sicurezza incendi e sul personale dei vigili del fuoco.

Dice infatti Antonio Brizzi, segretario generale del Conapo, sindacato autonomo dei Vigili del fuoco: "La Sardegna, più di ogni altra regione, sta pagando a caro prezzo la politica dei tagli lineari che ha comportato la drastica riduzione dei mezzi aerei antincendio e la politica del blocco delle assunzioni dei Vigili del fuoco, che sta portando a una pericolosa carenza di personale dell'unico corpo in Italia che è in grado di intervenire in pochi minuti con un sistema di pronto intervento antincendio. Incendi di questo tipo, o li si spegne subito sul nascere da terra, o in breve tempo dilagano con necessità di numerose forze aeree oggi in Italia indisponibili, se accadono concomitanti incendi". E ha proseguito dicendo: "Purtroppo la politica dei tagli, unita ad una legge quadro sbagliata, sta determinando in molte regioni il sostituire progressivamente l'intervento dello Stato con quello dei volontari, che sono una risorsa preziosa - ha riconosciuto Brizzi - ma che devono essere di ausilio e non sostitutivi dello Stato". Dopo aver sottolineato di non volersi "avventurare nella polemica sugli F35", Brizzi ha precisato che "F35 o meno, le risorse per far fronte agli incendi servono urgentemente o dovremo pagare a caro prezzo le devastazioni conseguenti. A mio parere la problematica è stata gestita con troppa faciloneria da chi ha operato i tagli e, oltretutto, la politica non si è nemmeno posta il problema di riformare una legge quadro giudicata inadatta, confusionaria e dispendiosa anche dalla Corte dei conti e che oggi tiene i Vigili del fuoco, l'unico corpo di pronto intervento, fuori dal problema degli incendi boschivi".

C’è inoltre chi fa notare che con il costo di un F35 si potrebbero comprare ben 8 canadair.

Ma a chi tira in ballo l’acquisto degli F35 al posto di quello dei canadair, il ministro della Difesa Mauro risponde che si tratta di un “paragone improprio”. “Quando parliamo di acquisto degli F35, parliamo di operazioni che all'interno di un bilancio dello Stato hanno una loro ragione intrinseca" sostiene il ministro Mauro (ma non spiega quale sia questa ragione), rispondendo alla polemica innescata ieri dai parlamentari sardi che hanno chiesto meno F35 e più Canadair, in seguito agli incendi che negli ultimi due giorni hanno devastato l'Isola.

"Se concettualmente tolgo un F35, posso fare un asilo, una scuola, un ospedale o acquistare un aereo antincendio. Il programma F35, però, è partito 20 anni fa”, aggiunge il ministro. “Dovevano essere 150 ora siamo a 90. Con i 60 che sono stati tagliati quante scuole, quanti asili e quanti Canadair sono stai acquistati? Bisogna fare attenzione. Gli F35 vengono acquistati perché 254 aerei dell'Aeronautica vanno in pensione". E’ un discorso spaventoso! Soprattutto fatto da un ministro della Difesa: se non lo sa lui perché con i soldi “risparmiati” non è stato fatto nulla di quello che si poteva fare, chi lo deve sapere? Noi??

Ma quello che si capisce meno ancora è perché non ci sia nessuno che a chiare lettere spieghi che l’acquisto degli F35 è considerato dai nostri politici una sorta di grande “affare”.Infatti – a quanto dicono i bene informati – la nostra quota di partecipazione “vale” il 4% dell’intero programma chiamato Joint Strike Fighter. “In tutto l’Italia spenderà intorno ai 15 miliardi di euro tra partecipazione iniziale, acquisto di un centinaio di esemplari e tutta l’infrastruttura e la logistica necessari a garantire la vita operativa del velivolo almeno per i prossimi 15-20 anni. Se consideriamo che mediamente un F-35 costerà ai clienti intorno ai 100 milioni di euro e se ne venderanno non meno di 5000 in tutto il mondo, è evidente che parliamo di un “affare” da 500 miliardi di euro. Con il 4% di rimesse, significa che una ventina di quei miliardi rientrano in Italia, in un modo o nell’altro. Non è stato quindi un cattivo affare specialmente considerato che l’F-35 saremmo stati comunque costretti a comprarlo (quanto meno, questo era la situazione quando si decise di entrare nel programma).” Così si legge in un sito filo governativo.

Ma il ragionamento fa acqua da tutte le parti e non ci convince: infatti se per una fortunata combinazione li vendessimo tutti, rientreremmo appena nelle spese e con interessi diluiti in chissà quanto tempo, ma e se gli F35 non li volesse nessun altro oltre a noi? Francamente il nostro ruolo sembra somigliare pateticamente a quello delle dimostratrici di certe ditte di cosmetici, che sono costrette a comprare il campionario e poi a sperare di venderlo per rientrare nelle spese.

E intanto ci lasciano nelle mani dei piromani. In Sardegna circa ottomila ettari di macchia mediterranea, boschi e pascoli sono andati in fumo in poche ore, spazzati via dalla furia delle fiamme; quattro persone sono rimaste ferite di cui una è molto grave: un allevatore che cercava di salvare il suo bestiame; un migliaio di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, lambite dalle fiamme; numerosissime aziende agricole e allevamenti di bestiame completamente distrutti: questo è il bilancio parziale degli incendi che nelle ultime 48 ore hanno tenuto sotto assedio la Sardegna e in particolare la parte centro sud dell'Isola. Le zone maggiormente devastate sono Sinnai (San Gregorio), Isili e Nurallao nel cagliaritano, Ghilarza e Abbasanta nell'oristanese, Laconi nel nuorese e Burgos nel sassarese.

Negli ultimi due giorni, nonostante l'intervento massiccio di Canadair, elicotteri della flotta regionale, vigili del fuoco, uomini del Corpo forestale e volontari, gran parte del paese di Laconi – il più colpito fra tutti - è stata evacuata. Si parla complessivamente di 150 famiglie per un totale di 600 persone, tutti alloggiati provvisoriamente in parrocchia, e di un gruppo di 60 scout costretto a rifugiarsi in una scuola. I primi ad essere trasferiti sono stati gli anziani di una casa di riposo, poi i residenti della parte alta del comune. Poche ore prima era toccato ai circa 100 detenuti della colonia penale di Isili, in provincia di Cagliari, di dover salire sui pullman per raggiungere un luogo sicuro.

Oggi sappiamo anche come è cominciato l’incendio: un testimone ha raccontato di aver sentito degli spari e di aver visto dei razzi che venivano lanciati nella boscaglia, da cui di lì poco sono salite delle fiamme, alimentate dal forte vento.

Nel frattempo infatti aveva cominciato a soffiare un maestrale fortissimo, che attraversava l’Isola a circa 60 km all’ora, caldo come un gigantesco “phon”, sollecitando le fiamme, aumentando la possibilità di alimentare altri focolai di incendio e portando l’odore di bruciato fino a Cagliari.

Chi non ha visto un incendio da vicino non può capire l’orrore e lo sgomento davanti a quelle gigantesche spire di fumo, in cui sembra acquattata una belva feroce, di cui si ode il ruggito spaventoso ed esala un alito fetido e ammorbante. E si capisce come siano nate le leggende di draghi che vomitano fiamme, animali leggendari e orribili, che possono essere vinti solo da cavalieri dalle scintillanti armature. Ma se ai cavalieri si portano via le armature e si azzoppano i cavalli, che succede? Già…

Al momento comunque gli incendi sono stati spenti e ormai si contano i danni, e si vede in tutta la sua drammatica evidenza il disastro ecologico ed economico di alcune bellissime zone boscose e piene di storia. Conosco bene alcune di queste zone: il bosco di Laconi, con le splendide, magiche rovine del suo castello e il bosco centenario di San Gregorio, vicino a Cagliari, meta di gite ed escursioni indimenticabili. Ora al loro posto ci sono solo calve colline di cenere nera. Il fuoco ha cancellato ogni altro colore, insieme ai ricordi d’infanzia, alle farfalle macaone gialle e nere e alle libellule rosse che ci volavano dentro, al profumo pungente del lentischio e dolce della lavanda, a quelle pratoline bianche e rosa nel prato soffice sotto ai lecci secolari. A quel fruscio mormorante, al calmo respiro della natura che faceva da sottofondo. Non c’è più nulla. Non è rimasto che il dolore, acuto e rabbioso davanti a questo scempio, da cui si misura la pochezza, l’ignoranza gretta e miserabile di coloro che appiccano gli incendi e feriscono a morte l’economia della propria terra già così compromessa da una classe politica inetta e incapace.

Al di là dei canadair che non ci sono, resta il fatto che ci siano però dei delinquenti che distruggono tutto, come se potessero disporre a proprio piacimento di quello che è patrimonio di tutti, come se gli altri non ci fossero, o non fosse importante quello che pensano.

Queste persone vanno punite in modo esemplare, gli va tolto tutto quello che hanno, così che capiscano quello che hanno fatto, lo sentano nella “propria carne”, lo perdano con quello che hanno più a cuore: i soldi.

S’i’ fosse foco, per dirla con l’Angiolieri, li costrigerei a vivere nei posti che hanno bruciato. Nelle campagne di carbone nero, da cui è scomparso ogni segno di vita e di colore. Ne farei minatori ciechi nel buio delle loro cave di carbone, lontano dal fresco verde dell’erba, dal sole luminoso, dall’azzurro del cielo. Chiusi a vita nel grigiore che hanno creato.

S’i’ fosse foco li farei consumare nel desiderio di tutta quella vita che hanno bruciato.

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