Chissà a che pensa il cavaliere adesso. C’è chi dice che se avesse vinto Renzi avrebbe dato forfet e spiega: troppa differenza di anni e questo lo avrebbe fatto sfigurare sul video: hai voglia di cerone! Ci sarebbe voluta una colata di cemento! Un curioso punto di vista - come se le idee e i programmi fossero un optional trascurabile - ma molto in carattere con la vanità del premier.
Bersani non è un giovanotto, è calvo e non si trucca. E poi non è un aggressivo, ma un ragionatore ed è lento, tranquillo. Forse il cavaliere pensa di riuscire a spuntarla, in un eventuale faccia a faccia. Ma il problema è: arrivarci, al faccia a faccia! Perché questo vorrebbe dire che il candidato alla presidenza del consiglio per la destra è lui. Il che non è proprio scontato.
Il PdL sta per esplodere e per espellere come corpi estranei tutti coloro che non ubbidiscono come cani ammaestrati alla voce del padrone. Il quale nel frattempo ha una invincibile nostalgia per “Forza Italia” e per il 1994.
“Silvio, rimembri ancora quel tempo della tua vita politica, quando la gente ti credeva ancora e pensava che tu fossi l’uomo della provvidenza?” Beh, scordatelo: è acqua passata.
I sondaggi infatti danno il cavaliere sempre più in basso e nessuno, a parte 4 gatti rimastigli fedeli, può davvero credere che se si candidasse il CD vincerebbe le elezioni. Anche perché metà della gente del PdL vuole le primarie e non ce lo vuole fra i candidati.
Tempora mutantur et nos mutamur in illis, caro Silvio, e quanto lei sia mutato – mi consenta – è palese e non è solo “questione di peeling”. Lei ha perso proprio l’entusiasmo, la sfrontatezza guascona che tanto piaceva al suo elettorato ( chissa poi perché!) ed è diventato un vecchietto bisbetico che ha un po’ ecceduto nel fondo tinta. Ha poco appeal ormai e non le giovano i processi in cui le accuse sono turpi e infamanti. Soprattutto non le ha giovato perderne uno ed essere condannato, dimostrando così che anche lei è proprio uguale agli altri davanti alla legge. Lei è proprio demodé, se lo lasci dire, e la gente ormai se ne frega delle sue avventure e non ascolta più le sue barzellette.
La voglia di ridere sulle sue rocambolesche vicende è passata a tutti, insomma. Anche perché adesso senza il flauto magico e i veli rosa della più incredibile propaganda pubblicitaria sinergica mai impiegata prima, lo scenario reale di questo paese è sotto i nostri occhi in tutto il suo sfacelo e degrado.
E poi quando uno deve combattere tutti i giorni per mettere insieme il pranzo con la cena, non ha soldi per un paio di scarpe nuove per i suoi figli e le banche gli portano via la casa; quando il dissesto idrogeologico è tale che i disastri ambientali si succedono senza respiro; quando le fabbriche chiudono, falliscono e cadono una dopo l’altra, come le tessere di un domino gigantesco e impietoso, pensare a chi è colpevole di tutto questo, perché si è circondato da famelici e incompetenti cortigiani, non fa certo venir voglia di ridere, ma provoca invece una rabbia violenta e che sia anche lui a pagare per i propri errori è davvero diventato un bisogno impellente e irrinunciabile. E questo lo sanno bene i pidiellini, che cercano disperatamente di rimuovere la sua ingombrante presenza e indire le primarie.
Sarebbe davvero sconsigliabile infatti che il cavaliere si rimettesse in pista. Per il centro destra, dico, ma non solo. Perché in una democrazia che si rispetti deve esserci anche una forza antagonista degna di considerazione.
E visto che la destra è davvero in brutte acque, avremmo gradito che almeno la cosiddetta “antipolitica” mostrasse un minimo di credibilità. Ma queste “primarie” del movimento di Grillo ( o parlamentarie come le ha definite il suo inventore) sono sul web sotto forma di una raccolta infinita di spot auto-propagandistici di un umorismo involontario irresistibile, proprio da scompisciarsi. Tutti abbiamo riso alle imitazioni di Crozza ieri a Ballarò e tutti penso abbiamo avuto la curiosità di andare a vedere di persona questi spot autogestiti e autocandidanti: ma la realtà supera davvero ogni immaginazione.
E tuttavia anche lì c’è poco da ridere, se ci si pensa un attimo: un movimento che non ha regole condivise e nemmeno carte d’intenti, e neppure programmi e tanto meno il desiderio e il modo di confrontarsi con gli altri, è davvero più allarmante che ridicolo. Infatti più che un movimento sembra una setta, chiusa e impenetrabile, con rituali sconosciuti e con un gran maestro che controlla tutti, perfino nelle scelte personali e che gestirà anche i soldi di ciascun candidato, incassandone la metà e amministrandola senza apparente controllo.
Tutto questo fa passare davvero qualsiasi voglia di ridere. Il caso poi della grillina Federica Salsi, scomunicata da Grillo per aver partecipato a un dibattito in TV, è emblematico di un atteggiamento da padre padrone, ma la vicenda ha uno strascico davvero molto preoccupante: infatti sul suo profilo facebook alcuni suoi compagni di movimento hanno scritto perfino minacce di morte.
«Prego per la tua morte politica e no». Messaggio datato 11 novembre. E ancora: «Informatevi, anke se ha figli ke glieli facciamo togliere», del 16 novembre. E infine: «Tu brutta arrivista tr..., alla prossima tornata sarai cacciata a calci nel c..., comunque spero essendo tu gentaglia che crepi alla svelta», del 18 novembre.
A parte il livello culturale e l’equilibrio mentale di chi ha scritto messaggi come questi e che si commenta da sé, questa “caccia alla strega” ricorda da vicino quello che accadeva in alcuni gruppuscoli dell’estrema sinistra sessantottina, che consideravano traditori da punire e processare chiunque del proprio gruppo pensasse con la sua testa e si discostasse in qualche modo da un modello imposto e uguale per tutti.
La sensazione comunque è che il grillismo come fenomeno politico, davanti alla partecipazione corale ed entusiasta alle primarie del CS, stia scolorendo e implodendo, esattamente come è successo alla Lega. I movimenti che si basano non su programmi discussi e condivisi, ma esclusivamente su leader carismatici, slogan viscerali, senza spessore, senza analisi, senza idee, sono destinati a sparire in un tempo abbastanza breve.
Se Bersani riuscirà invece davvero a far diventare il CS un luogo di incontro, di dibattito, di creatività e di azione condivisa, fenomeni come il grillismo, nati per protesta e contestazione ai partiti della sinistra, si svuoteranno velocemente e senza lasciar traccia.
Diverso è il discorso sul partito del cavaliere - pure se è frutto di una volontà unica anch’esso, visto che lui se lo è modellato addosso, inventandoselo di sana pianta - perchè dietro la facciata goliardica ci sono cose molto complesse, poteri occulti, denaro, intrecci di interessi differenti e altre cose oscure di cui sappiamo poco.
Non è facile sbarazzarsi di tante connivenze, accordi, interessi, legami, nemmeno per i suoi. Ci stanno provando: cercano ognuno una strada per svincolarsi da un giogo pesantissimo e ormai mortale, ma sono impauriti, non riescono più a capire cosa voglia davvero il loro elettorato, cosa debbono fare per mantenerselo, per diventare credibili ai suoi occhi. Ma una cosa l’hanno capita: che il cavaliere non è più gradito, peggio: è una palla al piede. Fare le primarie è l’unico modo per sperderselo una volta per tutte, ma lui non è così sprovveduto e non si farà mettere fuori della porta come un gatto randagio.
Il cavaliere si rende conto di navigare in acque pericolosamente fangose e certamente rimpiange gli anni in cui stava sotto i riflettori e tutti gli si inchinavano davanti. E non importa ricordare anche quello che gli dicevano dietro le spalle, ma comunque sia, adesso non vuole ancora mollare….
Ora però deve decidere che fare: disfare il PdL, questo mostruoso Frankenstein politico, e tornare al suo vecchio partito, o crearne un altro, oppure cercare di salvare quello che resta del pachiderma. Ma soprattutto deve stabilire se candidarsi ancora una volta a premier o no, ma a parer mio è una strada molto, mooolto in salita per lui: dovrà combattere con molti appetiti.
Per il momento continua a illudersi di essere desiderato e indispensabile e lo dice in modo puerilmente disarmante. Sembra Snoopy seduto sul tetto della sua cuccia che finge di essere un asso della Prima Guerra Mondiale. Come si dice: l’importante è crederci.