Ieri mattina lo sfortunato Bersani ha collezionato l’ennesima porta in faccia dagli accoliti di Grillo, i quali con incosciente baldanza ribattono la loro totale indisponibilità a fare alcunchè per consentire qualsiasi formazione di governo che non sia la loro.
“ Ma i numeri per farlo dove li prendete?” hanno chiesto loro da più parti e la risposta è stata “La responsabilità deve essere degli altri partiti. Noi mettiamo in campo una cosa in più degli altri partiti: la credibilità.” Ma ci sono o lo fanno? La credibilità?!? Ma che accipicchia dicono? Ma di quale credibilità parlano: ma se ormai è noto a tutti che non sanno dire nemmeno una parola se non gliela suggerisce il guru-burattinaio? Se davanti a questa triste evidenza perfino quelli che gli hanno dato il voto per contestare e punire la sinistra, oggi si pentono e scrivono sul blog a 5 stelle proteste di ogni tipo? Il fenomeno è così ampio che adesso Grillo si è inventato che il suo blog è invaso dai “trolls” ( nel gergo del web commentatori maligni che fomentano le risse verbali sui blog) che scriverebbero quei commenti per pura cattiveria e per appannare la sfolgorante immagine dura e pura della sua setta. “Da mesi orde di trolls, di fake, multinick scrivono con regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog – ha scritto infatti l’ex comico – Qualcuno evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera.” Ma quando mai! Si paga la gente per dire cose positive, per mandare a quel paese non ce n’è bisogno: è gratis! Ma Grillo sbava: non si tratta che di “schizzi di merda digitale” e così invita i suoi a vigilare e a mettere in campo delle misure restrittive di controllo del sito. Verrebbe da dire che chi di web ferisce di web perisce e che si sa bene che i trolls sono dappertutto: non c’è blog che non ne abbia, come non c’è cane senza pulci, ma d’altra parte sono anche quelli che vivacizzano i siti, ne sanciscono la fortuna, ne sono croce e delizia e che chiudersi a riccio contro gli “intrusi” non ben identificati è proprio il contrario della democrazia di base tanto sbandierata dallo stesso Grillo.
Tutto qui? No, c’è molto di più. A dirlo sono gli esperti della “rete”, vecchie volpi del web, che sostengono che i trolls in questione sarebbero una invenzione dello stesso Casaleggio, per creare e mantenere interesse intorno a Grillo e per stringere ancora di più intorno a lui, minacciato e insultato, i suoi adepti.
Scrive infatti Domenico Lofano “Gli unici troll a pagamento li paga Casaleggio”. E’ questo, in sostanza, quanto emerge dall’analisi realizzata da Michele Di Salvo, esperto di comunicazione web, e rilanciata dall’articolo di Roberto Rossi sull’Unità. Altro che “orde di trolls e fake” pagati per infangare il Movimento 5 Stelle, come aveva dichiarato Beppe Grillo. Si tratterebbe infatti dell’esatto opposto, vale a dire di una chiara strategia di comunicazione e creazione di consenso, delineata da Gianroberto Casaleggio, il “guru” del Movimento 5 Stelle.” - e continua spiegando -“Alla base del successo e della popolarità del comico genovese, ci sarebbe una chiara strategia di marketing finalizzata alla creazione di un vero personaggio sul web, indicato nel leader Beppe Grillo, seguito da utenti finti e generati dal computer. In più, per creare senso di appartenenza e aggregazione, ci sarebbero blogger e web activist, nel libro paga di Casaleggio, con il compito di seguire il profilo di Grillo e alimentare e influenzare le discussioni in rete”
Ma la fabbrica del consenso messa in piedi da Casaleggio non finisce qui.” Imprese specializzate si occupano infatti di far crescere il numero di supporter e fan per i profili Facebook e Twitter di Beppe Grillo, una pratica molto diffusa negli Stati Uniti. Secondo Di Salvo “la quota di utenti reali attiva sul sito di Grillo è di circa il 30%. Ma questo non è uno scandalo, il metodo è piuttosto comune. Anche il milione di follower su Twitter del comico genovese non sono reali. La stima è che di questi solo 160 mila siano persone reali. E proprio sul tema, ricorda Roberto Rossi, la scorsa estate Marco Camisari Calzolari, patron della Digital Evaluations, pubblicò uno studio dal quale emergeva che dei 600 mila fan di Twitter di Beppe Grillo, i “sicuramente falsi” corrispondevano al 54,5%, mentre i “sicuramente veri” erano il 27,4%. Una ricerca che portò lo stesso Grillo a dare del “berlusconiano” a Calzolari.”
Dunque non si tratterebbe che di un colossale imbroglio, non diverso dal pubblico pagato del comizio di Berlusconi in piazza del popolo. Ma nel caso di Grillo si tratterebbe di una plateale enfatizzazione di un fenomeno reale, per nascondere l’espressione spontanea di un disagio fra le proprie fila, nascondendo le voci reali e sincere in un coro confuso, un caos disarmonico ed eccessivo, che annulla tutto. Questo “Circo Barnum” messo in piedi dai due compari a 5 stelle farebbe dunque parte di una strategia pubblicitaria ben precisa e certamente tesa sia a creare un sostanzioso business commerciale, sia a rinforzare il consenso. Del resto questo spiegherebbe come mai un mago dell’informatica come il Casaleggio non riesca ad arginare un fenomeno facile e prevedibile come l’invasione di trolls nel suo blog.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e così è capitato che diversi “grillini” della prima ora, ignari dell’imbroglio e invogliati a esprimere una opinione personale dal fiorire di tante critiche e irritati da posizioni dittatoriali non condivisibili da chi abbia dignità e un cervello, abbiano scritto le loro critiche vere, non nascondendosi dietro un nickname, ma firmandosi sdegnati con nomi e cognomi.
È il caso di Attilio Scotolati che scrive che il post in cui Grillo parla di troll «alimenta il fuoco della caccia alle streghe, cioè dei presunti intrusi, come se questo blog fosse riservato ai soli iscritti al movimento: non è così, tale spazio sarebbe invece il sito ufficiale del movimento, e se esso è sottoutilizzato non è colpa di chi, come il sottoscritto, segue il blog da oltre cinque anni, e tempo fa vi partecipava anche, prima di accorgersi della presunzione ed autoritarismo di Grillo e Casaleggio, attraverso i loro inquietanti comunicati politici».
Pierluigi Martino è invece un elettore dei Cinque Stelle: «Io ti ho votato», scrive sul blog, «io ti ho pure sostenuto, ma se ti permetti di definirmi merda digitale solo perché credo si debba ragionare da politici, ti chiedo di venirmelo a dire in faccia».
Ma infine: che caspita vuole davvero Grillo? Non diceva di voler cambiare le cose? Non voleva fare leggi popolari e riformatrici? E allora perché – visto che potrebbe non solo realmente incidere, ma anche controllare facilmente la situazione politica se al governo ci fosse Bersani – chiudere la porta a ogni possibilità concreta, lasciando in campo solo quelle costituzionalmente impossibili? Perché evidentemente il suo vero obiettivo non è quello di riformare e perché sa che si può permettere di manipolare la gran parte del suo elettorato, che si beve qualunque panzana, non ha la minima idea delle procedure che per legge si debbono seguire nell’affidamento dell’incarico a un premier e crederà come il vangelo che la colpa del disastro del paese sarà di chiunque, ma non delle sue scelte sbagliate.
Ma in ogni caso resta ancora la domanda di fondo: quale può essere il suo reale obiettivo? Beh, visto il labirinto di specchi messo su dai due compari non è facile dirlo: lo sfascio di tutto è la risposta più ovvia, ma per fare che, per favorire cosa? Un ritorno alle urne senza cambiare la legge elettorale e una sua vittoria con un impossibile 100%? Ma anche in questo improbabile caso: e poi per fare cosa? Non credo che sia in grado di gestire un simile potere: come farebbe a dire a ogni ministro del suo governo cosa fare e cosa no, ogni minuto del giorno per 5 anni? Ha dimostrato di non essere all’altezza nemmeno di seguire un ragionamento logico! E dunque ora può incassare la sua meschina rivincita per il proprio mancato successo professionale, ma poi? E soprattutto: nel frattempo come vivrà la gente già demoralizzata? Quella che non ha i suoi soldi e nemmeno un lavoro o un futuro, ma che aveva una speranza e che contava su di lui per una svolta radicale della situazione? Che farà questa gente disperata quando capirà che non ci saranno svolte, né miracoli di sorta? Lui spera che scenda in piazza furibonda e distrugga tutto per conto suo, mentre lui sta a guardare da vicino “l’effetto che fa”. Non me lo invento: lo ha già detto lui che finirà così. E naturalmente lui urlerà che la colpa è degli altri, dei cattivi partiti, mica la sua. E sarà credibile –lui lo sa bene – visto quello che la casta ha combinato in tutti questi anni.
Intanto con crudele freddezza prepara il contesto in cui si svolgerà questo terribile gioco al massacro, in linea con la teoria leninista del “tanto peggio tanto meglio”, secondo cui cioè il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori è un bene, perché accresce l’odio verso il sistema e rilancia l’iniziativa rivoluzionaria. Questa visione cinica e opportunista si è dimostrata spesso vittoriosa nella realtà politica, forse perché, svincolata com’è da qualsiasi coinvolgimento emotivo nei confronti del destino immediato delle persone, sembra più forte, dura e vincente e ha sempre guadagnato credito soprattutto fra coloro che erano e sono meno colti, meno politicizzati, meno accorti, ma in compenso più disinformati, ottusamente romantici e quindi facilmente più impressionabili e plagiabili.
Un esempio storico è quello della rivoluzione russa, in cui la fazione bolscevica di Lenin, pur essendo numericamente un terzo di quella menscevica, alla fine fu quella dominante, perchè più aggressiva e determinata. E lo era perché i suoi militanti erano indifferenti alla condizione e al destino della Russia, verso cui non sentivano nessuna particolare responsabilità, né avevano timore o titubanza a prendere decisioni pericolose per il suo futuro, in nome del principio della rivoluzione mondiale, di cui la Russia era solo una piccola parte.
Cosa c’entra tutto questo con il duo a 5 stelle? Se andate a leggervi i loro progetti “Gaia” e Prometeus”, sfrondandoli da tutto il pattume epistemologico- esoterico-catastrofico-fantascientifico di cui li hanno infarciti, vedrete che il modello è lo stesso e che similitudini, si parva licet, ce n’è più d’una. Compresa anche l’indifferenza per le sorti attuali dell’Italia e il suo sprofondare verso la bancarotta, senza un governo, senza un futuro (se non fra le grinfie di un redivivo Berlusconi), da parte di Grillo e dei suoi, tutti persi dietro un sogno di gloria personale e di miserabile revanche. Il che fra l’altro non li fa proprio per niente diversi da tutti gli altri politici, che hanno sempre anteposto il bene personale e della propria fazione, a quello più generale del paese, con un cinismo ripugnante.
Il che, con un giustificato salto logico, riconduce e non casualmente ad un altro Grillo, intendo il marchese, magistralmente interpretato da Alberto Sordi nell’omonimo film , che amava dire rivolto alla plebe, dall’alto del suo stato privilegiato:"Perchè io so’ io e voi nun siete un cazzo". Appunto.
Approfondimenti
http://www.formiche.net/2013/03/27/grillo-casaleggio/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/26/grillo-e-i-troll-sfida-allo-specchio/542788/