Tu vuo’ fa’ l’americano...?

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 09/11/2012
Dalle elezioni americane vengono alcune lezioni di buona democrazia, ma è inutile pensare che ne faremo tesoro

Solo pochi anni fa a chi mi avesse detto che avrei guardato l’America con rispetto e con invidia avrei risposto che era matto. Come molti della mia generazione, che ha vissuto gli anni della guerra del Vietnam, gli omicidi di Martin Luther King e dei fratelli Kennedy, avevo maturato un invincibile antiamericanismo. Riuscivo a vedere solo i loro lati negativi: il razzismo, il bigottismo, la passività culturale, l’aggressività guerrafondaia e detestavo quel loro voler essere i gendarmi del mondo, quell’infilarsi nelle vicende di altri paesi con intenzioni di rapina e la pretesa di decidere per loro, quell’arroganza nei confronti del mondo intero, quel sentirsi e dichiararsi il nuovo “popolo eletto”.

Vicende come quelle del Cermis o di Sigonella, o la morte di Calipari, tanto per citarne solo alcune, avevano rafforzato il mio disprezzo nei confronti di un popolo ignorante e prepotente. Del resto non ero sola: gli otto terribili anni della gestione Bush, la guerra in Iraq e quella in Afganistan avevano riportato l’apprezzamento internazionale per gli USA ai livelli minimi degli anni della guerra del Vietnam.

Poi sulla scena politica è comparso Obama, un giovane avvocato di colore che diceva “si può fare!”, che sosteneva cioè che si può cambiare, che si può dare respiro e gambe ai sogni e farli diventare realtà. Basta volerlo.

Erano parole che facevano bene non solo agli americani, ma che rinfrancavano l’entusiasmo e davano spazio alla speranza di tutti. Ma noi europei e italiani in particolare, col nostro solito cinico disincanto, ci dicevamo che non ce l’avrebbe mai fatta: era un nero! Anzi, per l’esattezza era un mulatto e i suoi avi di colore erano africani, ma sua moglie era più scura di lui e diceva senza problemi che i suoi antenati erano stati schiavi. Pensavamo che negli stati del sud, dove ancora c’è il Ku Klux Klan, non sarebbe mai stato votato. Sappiamo che lì nel sud ci sono stati come l’Alabama, la cui costituzione prevede ancora scuole separate per bambini bianchi e di colore e la proposta di abrogare la norma fu sconfitta nel 2004 per pochi voti ( ed è stata riproposta al voto solo qualche giorno fa).

Non ci avremmo insomma scommesso nemmeno un soldo bucato che ce l’avrebbe fatta e invece gli americani lo votarono e fu eletto: scioccante. Ma quello che successe allora si è ripetuto ancora una volta e dunque 4 anni fa non era stato un caso o un miracolo, ma una scelta consapevole, una voglia vera di cambiare.

Ma ciò che più colpisce è che il suo antagonista, in entrambe le occasioni, ha subito riconosciuto la sconfitta e si è dichiarato a disposizione del suo presidente. Entrambi i candidati battuti hanno annunciato anche il proprio ritiro dalla vita politica attiva. Non ci sembrava vero. Ci aspettavamo che Romney, l’indomani dell’annuncio, si rimangiasse tutto, rilasciasse smentite e rettifiche e accusasse i giornalisti di essere bugiardi, comunisti e di non capire nulla. O almeno pensavamo che chiedesse che ricontassero tutte le schede elettorali... e invece niente. Sembra che questi americani abbiano qualcosa che a noi manca: un sacrosanto rispetto del proprio paese e l’orgoglio di appartenergli. Beh, deve essere bello. Noi non ci ricordiamo l’ultima volta che ci siamo sentiti orgogliosi di essere italiani. Forse è capitato qualche volta alle Olimpiadi... non so, non riesco a ricordare. Mi ricordo benissimo invece tutte le volte che mi sono sentita mortificata, umiliata e furiosa, tutte le volte che ho pensato seriamente di andarmene in un altro paese, tutte le volte che mi sono sentita frustrata e impotente. E non voglio mai più sentirmi così. Non voglio continuare a pensare che l’unica soluzione non può che essere cruenta, perchè io credo nel dialogo e non nella violenza, ma sinceramente gli ultimi avvenimenti sono scoraggianti.

E demoralizzante è il balletto intorno alla nuova legge elettorale: prima la destra ha usato e abusato del vantaggio del premio di maggioranza per fare e disfare come voleva e per far approvare vergognose leggi di tutti i generi, ma adesso che è sicura di perdere, vuole diminuire il premio di maggioranza, mettendo i futuri governi in uno stato di ingovernabilità. Intanto la sinistra che “dovrebbe” vincere si sta invece frantumando, come da copione. Bisognerebbe che si trovassero un nuovo autore, perchè ormai siamo stufi di vedere le infinite repliche sempre della stessa farsa. Questa classe politica sarebbe tutta da rimandare a casa, ma il fatto è che invece farà di tutto per restare, finchè non la prenderemo fisicamente a calci nel sedere e tutti loro non avranno paura di noi cittadini al punto da non uscire più di casa.

E dire che perfino quel vanesio di Sarcozy ha detto di ritirarsi a vita privata, quando ha perso le elezioni. Dovunque, nel mondo civile, chi perde si ritira in buon ordine e torna al suo lavoro usuale. Ma i nostri – a parte che non ammetterebbero mai di aver perso – cosa mai farebbero, se dovessero tornare a casa?? Non sanno fare nulla! Tutta la vita hanno fatto i parassiti di lusso e non si lasceranno certo defraudare, non rinunceranno tanto facilmente a questa pacchia.

Ed è inutile pensare di poter far noi cittadini una legge elettorale che una volta tanto tuteli noi, perchè non la metteranno mai in discussione in parlamento: è già successo mille volte! Lascereanno cadere nel silenzio le nostre proposte, così come hanno disatteso perfino gli esiti dei referendum: quello sul finanziamento pubblico dei partiti ne è l’esempio più eclatante.

E nessuno di loro mai presenterà un progetto di legge in cui li si obblighi a discutere le proposte di legge di iniziativa popolare, o a rispettare gli esiti dei referendum, o dimezzarsi lo stipendio, etc. etc. Si sono blindati. Nessuno li può costringere a fare qualcosa per i cittadini. Così, nel loro limbo privilegiato, dove non arrivano i problemi quotidiani della gente, hanno completamente perso il senso della realtà e continuano a giocare a rimpiattino fra loro, a farsi dispetti, a metter su numeri da circo di Mosca per farsi votare e perpetuare lo stato di privilegio, di potere, di benessere in cui fino ad ora hanno vissuto.

Guadagnano più di qualsiasi altro cittadino, ma sembra non bastargli mai: non si fa che scoprire truffe e ruberie, tangenti e corruzione. Un vero schifo. E nonostante sia chiaro dagli esiti delle ultime elezioni che i cittadini sono stanchi di loro fino alla nausea, tanto che non vanno nemmeno più a votare, loro sono convinti che resteranno ancora e per sempre. E così consegneranno il paese nelle mani del primo imbonitore che non sia parlamentare. Non ancora, almeno...

Forse pensavamo che liberarsi del cavaliere bastasse, ma non è così. Per vent’anni il paese ha subito il lavaggio del cervello delle sue televisioni con i loro programmi trash e diseducativi, che, insieme al suo esempio corrotto e spregiudicato, hanno inquinato profondamente questo paese, hanno abbassato la soglia di decenza ai minimi storici. Come un re Mida alla rovescia ha fatto marcire tutto quello che ha toccato. Siamo al caffè, altro che alla frutta!

Quindi: auguri al presidente Obama e a tutti gli americani: sono da invidiare. Loro hanno davanti a sè, infatti, qualcosa che a noi ormai non può capitare: un futuro e la possibilità di cambiare davvero la loro vita.

1 marzo 2018

1968. cinquant’anni di assenza

Barbara Fois - Liberacittadinanza
6 marzo 2018

Rien ne va plus, les jeux sont faits

Barbara Fois - Liberacittadinanza
23 maggio 2018

Buongiorno tristezza

Barbara Fois - Liberacittadinanza
7 marzo 2018

8 marzo 2018

Barbara Fois - Liberacittadinanza