Quando l'Italia era governata da uomini di alto livello politico, per i quali tutelare l'interesse del Popolo, e cioè di tutti i cittadini, significava soprattutto emanare leggi conformi alla Costituzione,che di quegli interessi era espressione la filiera della produzione,trasporto e distribuzione del"gas" e dell' "elettrcità" era stata nazionalizzata ai sensi dell'artico 43 della Costituzione. divenendo oggetto della "proprietà collettiva demaniale" del Popolo, e così sottratta alle variazioni, continue e imprevedibili, dei prezzi di mercato. La gestione di detta filiera fu affidata a due Enti pubblici economici l'Eni e l'Enel, i quali non dovevano accumulare profitti, ma solo coprire l'ammontare dei costi, vendendo il loro prodotto a "tariffa", il cui ricavato era comunque fonte di guadagno per lo Stato.
E l'Italia, posti al sicuro questi due fattori di sviluppo dell'intera economia, viaggiava tranquilla sulla via del progresso economico, pervenendo a quello che fu definito il "miracolo economico italiano "degli anni sessanta". Sennonché, agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, qualche mente bislacca ha sostenuto che tutto dovesse essere messo in concorrenza sul mercato generale,in modo da far godere a ognuno beni migliori a prezzi più bassi.
Una vera idiozia, alla quale tuttavia la politica nostrana, anche perché pressata dall'idea di dover entrare nell'Unione europea e, quindi, nella zona euro, vi dette credito, senza pensare che questa opportunità era stata studiata a tavolino, al fine di sostiture il sistema economico di stampo kenesiano, che avvantaggiava tutti, secondo i canoni dell'"eguagllanza..(art.3.comma 2, Cost.) e della "solidarietà politica, economica e sociale "(art.2Cast ), per sostituirlo con un ben diverso sistema ispirato al pensiero neolibersta, che avvantaggiava i ricchi, sia che fossero persone singole, sia che fossero stati.
Eppure si sapeva che questo diverso sistema economico, predatorio e eversivo, era stato fatto proprio dalla P2 di Gelli, ilcui"programma", era stato redatto da Francesco Cosentino e conteneva le norme e i principi di questo nuovo sistema. Norme e principi spesso fodelmente seguiti dai nostri stessi governanti.
Sta di fatto comunque,che Eni e Enel furono "privatizzati", cioè trasformati da Enti pubblici economici in SPA, nel 1992, dal Governo Amato, dopo che Draghi, il 2 giugno 1992, a bordo del panfilo Britannia della Regina Elisabetta, che recava a bordo cento delegati della City londinese, aveva dichiarato di aver bisogno di un forte aiuto politico per privatizzare l'economia italiana.
E fu il cosiddetto "decreto Letta" (decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164) che "liberalizzò" la produzione, il trasporto e la distribuzione del gas, in modo che questo importante prodotto servisse più agli interessi degli operatori del settore, anziché all'economia nazionale. Si deve poi al cosiddetto decreto Bersani "decreto legislativo 16 marzo 1999,n.79" alla "liberalizzazione" dell'energia elettrica, la quale fu realizzata per evitare monopoli, attraverso la suddivisione del ciclo dell'energia nelle fasi della produzione, trasmissione, servizi di dispacciamento e distribuzione, in modo da imporre la separazione societaria tra gli operatori del settore. E su questa strada ha proseguito il decreto legislativo 8 novembre 2021.n.210.relativo al tema della distribuzione.
Insomma. nonostante i danni evidentissimi che ha prodotto, il sistema economico neolibersta sembra destinato a durare, distruggendo l'economia e la stessa struttura degli Stati economicamente più deboli, come l'Italia. Occorrerebbe un cambio di sistema, ma tutti i partiti che più frequentemente appaiono in televisione non appaiono propensi a farlo.
C'è soltanto una coalizione,quella dell'Unione Popolare. guidata da De Magistris, che ha scritto nel proprio programna di essere contraria alle privatizzazioni e al pensiero unico dominante del neoliberismo. Soltanto una affermazione di quest'ultima potrebbe davvero preludere a un effettivo cambiamento.•