A Gaza un genocidio sotto gli occhi del mondo: ancora bombe su scuole e ospedali, migliaia di civili intrappolati a Rafah

di Laura Tussi - 11/07/2025
Necessari boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele
A Gaza si consuma da un anno e mezzo una tragedia umanitaria senza precedenti. Negli ultimi giorni, l’offensiva israeliana si è intensificata colpendo scuole, ospedali e rifugi di civili, mentre la comunità internazionale resta perlopiù paralizzata. Le immagini che giungono da Rafah, nel sud della Striscia, raccontano una catastrofe: cumuli di macerie, corpi senza vita, bambini feriti o sepolti vivi sotto gli edifici crollati.

Secondo fonti mediche palestinesi, solo nell’ultima settimana sono stati uccisi oltre 1.200 civili, molti dei quali donne e minori. Gli ospedali, già al collasso per la mancanza di elettricità, carburante e forniture mediche, non riescono più a far fronte all’enorme afflusso di feriti. L’UNRWA ha denunciato l’uccisione di decine di sfollati che avevano trovato riparo nelle sue scuole, trasformate in rifugi d’emergenza e poi divenute bersagli.

Dall’inizio dell’operazione militare, le autorità israeliane hanno giustificato gli attacchi con la necessità di smantellare Hamas e neutralizzare i tunnel sotterranei. Tuttavia, la sproporzione dei mezzi impiegati e l’elevatissimo numero di vittime civili hanno spinto molti analisti e organizzazioni per i diritti umani a parlare apertamente di genocidio.

«A Gaza si sta compiendo un massacro metodico, sotto gli occhi del mondo», ha dichiarato il relatore speciale dell’ONU Francesca Albanese, che ha invocato l’immediato cessate il fuoco e l’intervento della Corte penale internazionale. «Non ci sono più scuse, i crimini documentati superano ogni limite di legalità e di umanità».

L’ultimo rapporto di Human Rights Watch descrive un quadro agghiacciante: famiglie intere cancellate da attacchi aerei mirati, l’uso di armi esplosive in aree densamente popolate, l’assedio totale che impedisce l’ingresso di aiuti umanitari. Più di un milione e mezzo di persone sono sfollate, senza accesso ad acqua potabile, cure e riparo sicuro.

Intanto, nella comunità internazionale prevalgono le ambiguità. Gli Stati Uniti continuano a fornire armi e supporto diplomatico a Israele, mentre l’Unione Europea resta divisa. Qualche paese, come la Spagna, ha scelto di riconoscere lo Stato di Palestina e di condannare esplicitamente la condotta di Tel Aviv, ma si tratta ancora di voci isolate.

Le accuse di genocidio si moltiplicano anche tra giuristi e accademici. Alcuni richiamano l’articolo II della Convenzione ONU del 1948, che definisce genocidio «qualsiasi atto commesso con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». Secondo molti esperti, le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo israeliano – che parlano esplicitamente di “cancellare Gaza dalla mappa” – non lasciano dubbi sulle intenzioni.

Nel silenzio delle diplomazie, cresce la mobilitazione popolare. Milioni di persone sono scese in piazza negli ultimi mesi in Europa, in America Latina e nel mondo arabo per chiedere giustizia per il popolo palestinese. Ma intanto, a Gaza, la carneficina continua.

Il genocidio non è più un’ipotesi, ma una realtà che si consuma ogni giorno, casa per casa, corpo per corpo. E ogni ora di silenzio della comunità internazionale rappresenta un’altra ferita, un’altra complicità.

Embargo contro Israele, un dossier a cura di BDS Italia. Con la collaborazione del collettivo A Foras. Da troppo tempo Israele applica un regime di apartheid nei confronti della popolazione palestinese, violandone i diritti umani e politici

Il libro-dossier Embargo militare contro Israele raccoglie voci autorevoli del pacifismo italiano che denunciano un aspetto geopolitico storico molto rilevante, ossia la durata e l’estrema difficoltà della resistenza palestinese di fronte a un’aggressione coloniale di insediamento, così determinata, durevole, violenta e spietata senza precedenti nella storia recente e contemporanea. Un escalation che si è incrudelita dopo il 7 ottobre, seguendo probabilmente un disegno ben congegnato, portandolo alle estreme conseguenze, cioè al genocidio.

Questa occupazione avviene inoltre da parte di un aggressore così razzista, suprematista e così tanto superiore negli armamenti e nella volontà di deportazione e di autentico e lento sterminio e stillicidio di un presunto nemico, in realtà innocente, mite, pacifico, colpevole esclusivamente di vivere tranquillo in quella terra che con sottile inganno chi vuole rubarla e derubarla a mano armata pretenderebbe di definire contesa.

Questo dossier è a cura di BDS Italia, con la collaborazione del collettivo A Foras. La sapiente postfazione è di Giorgio Beretta. Coordinatore del progetto è Raffaele Spiga. Perché tutte queste realtà e tutti noi attivisti per la pace nel mondo e Amnesty International e molti governi chiediamo l’embargo militare totale nei confronti di Israele?
Questo embargo militare è volto alla cessazione e al blocco degli scambi commerciali, scientifici, accademici di tipo militare e securitario con Israele. Il governo di Israele spende una grandissima parte del suo prodotto interno lordo per il settore militare. Tutto questo complesso di difesa e il sistema militare e il quantitativo in armi vengono veicolati e utilizzati per commettere gravissime infrazioni dei diritti politici e umani, in violazione con il diritto internazionale, nei confronti del popolo palestinese e a perpetuare un regime di discriminazione e segregazione, un’imposizione di durissimo Apartheid contro i palestinesi.
Come avvenne ai tempi dell’Apartheid in Sudafrica, nei primi anni ’80 del secolo scorso, la mobilitazione dei vari governi e il diritto internazionale hanno tutta la possibilità e potenzialità di contribuire a destituire e rovesciare, anche con sanzioni e disincentivi e disinvestimenti, il sistema coloniale e il regime di segregazione che Israele impone ai palestinesi. L’Italia e l’Unione Europea sono purtroppo conniventi con Israele e coinvolte nell’interscambio di tecnologie nei sistemi di sicurezza e a uso bellico, tramite manovre di collaborazione in settori strategici e con finanziamenti, mentre gli Stati Uniti forniscono sostegni, incentivi e investimenti a tutto il settore militare israeliano per decine di milioni di dollari al giorno.

Per tutte queste motivazioni risulta quanto mai urgente attivare un embargo militare totale contro Israele, fino a quando questo governo infame non riconoscerà l’uguaglianza dei diritti umani a tutti gli abitanti della Palestina storica. Israele dovrà ritirarsi da tutti i territori occupati e dovrà liberare tutti i prigionieri politici detenuti nelle sue famigerate carceri e dovrà permettere il ritorno di tutti i profughi.

La società civile palestinese chiede da molto tempo un embargo militare contro Israele finalizzato a porre un divieto e una fine alla complicità tra le potenze militari dell’Unione Europea, degli USA e dell’Italia e per rendere sempre palese e evidente la responsabilità del governo di Israele in tutti i suoi crimini di guerra che ledono pesantemente la dignità degli essere umani e per porre finalmente la parola ‘fine’ nella storia alla violenza perpetrata dal governo militare di Israele contro il popolo palestinese.

Laura Tussi

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