L’economia del genocidio e le aziende tecnologiche

di Silvia Ribeiro - comune-info.net - 15/07/2025
Lo straordinario e non scontato abbraccio di solidarietà dal basso a Francesca Albanese, nel mirino delle sanzioni Usa ma da tempo minacciata di morte per le sue posizioni in difesa dei palestinesi, rischia di mettere in ombra il suo rapporto in cui accusa oltre sessanta multinazionali di trarre profitto dal genocidio a Gaza e dall’occupazione di altri territori palestinesi.

Il 3 luglio, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite (ONU) sui Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, ha presentato un rapporto intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, in cui accusa oltre sessanta multinazionali di trarre profitto dal genocidio a Gaza e dall’occupazione di altri territori palestinesi (From economy of occupation to economy of genocide).

Menziona le più grandi aziende tecnologiche globali; società dedite al settore bellico, come Lockheed Martin; compagnie petrolifere come Chevron e BP; Volvo, Hyundai, Caterpillar e altre aziende che gestiscono macchinari specificamente progettati per il trasporto, la demolizione e la costruzione nelle aree occupate; Booking.com e Airbnb, che affittano case nei territori occupati; nonché trasportatori, banche, aziende agroalimentari e altri. Indica anche università e istituti accademici che stanno approfittando del disastro per avviare progetti sperimentali, molti dei quali finanziati dal programma Horizon dell’Unione Europea.

“Mentre la vita a Gaza viene distrutta e la Cisgiordania è sottoposta a crescenti attacchi, questo rapporto mostra perché il genocidio israeliano continua: perché è redditizio per molti”, dice il rapporto. Le aziende hanno realizzato profitti record fornendo al Paese grandi volumi di armi e altri materiali “per attaccare una popolazione civile praticamente indifesa“.

Per le aziende, l’attrattiva non è solo monetaria e di profitto; la guerra di Israele contro la Palestina è servita anche come “banco di prova, senza responsabilità o supervisione”, soprattutto per nuove armi e tecnologie.
Sia l’industria bellica che le più grandi aziende tecnologiche globali, tra cui IBM, Microsoft, Google, Amazon, Palantir e Hewlett Packard, hanno sfruttato il genocidio per compiere un salto altamente redditizio nella sperimentazione di prodotti per uso militare.

Dal 2024, Microsoft è anche partner strategico di Palantir, un’azienda di software specializzata in strumenti di intelligenza artificiale per scopi militari, forze dell’ordine, sorveglianza e simili. Palantir ha contratti con le forze armate, la polizia e le autorità per l’immigrazione statunitensi, ad esempio, per il tracciamento dei migranti. Nel 2024, ha firmato un contratto strategico con il ministero della Difesa israeliano a supporto dei suoi “sforzi bellici”, un fatto di cui si vanta pubblicamente.

Dal 2021, Amazon e Alphabet (proprietaria di Google) si sono aggiudicate un importante contratto con l’esercito israeliano per la fornitura di servizi di archiviazione e utilizzo di database di grandi dimensioni nei loro cloud computing. Questo progetto con l’esercito israeliano è stato criticato dai dipendenti di entrambe le società fin dal momento della firma, ma ciò non ha impedito loro di proseguire con il redditizio progetto, fornendo un’ampia gamma di servizi derivanti dall’utilizzo delle loro piattaforme Azure e Cloud. Rapporti investigativi hanno rivelato che l’esercito israeliano ha utilizzato almeno tre diversi programmi di intelligenza artificiale (Lavender, Gospel e Where is Daddy) per tracciare, monitorare e attaccare i palestinesi, moltiplicando il numero e la velocità dei bombardamenti a Gaza, con impatti devastanti sulla popolazione civile. Non avrebbero potuto farlo senza la collaborazione di Amazon, Google e Microsoft (Inteligencia artificial y genocidio real).

Un’altra azienda che ha collaborato attivamente con la guerra, ancor prima di ottenere l’autorizzazione ufficiale a intervenire, è Starlink, la società di internet satellitare di SpaceX, la società di Elon Musk. Questo è stato rivelato, come esempio da seguire, in un webinar per investitori organizzato dal ministero della Difesa israeliano nel maggio 2025, intitolato “Perché i venture capitalist scommettono sulla tecnologia della difesa”. L’evento ha esaltato le possibilità di profitto derivanti dalle attuali politiche di guerra di Israele (Wired).

Il ruolo chiave che le grandi aziende tecnologiche stanno svolgendo nel promuovere forme più perverse di guerra, repressione, sorveglianza e controllo è inevitabile. Molte di loro hanno recentemente modificato la loro dichiarazione di “non guerra” per le loro tecnologie.

Per ora, il rapporto esorta gli Stati a imporre embarghi e sanzioni su tutto il commercio di armi e altre attività che contribuiscono al genocidio, e la Corte Penale Internazionale a indagare e perseguire i dirigenti delle aziende coinvolte per la loro partecipazione a crimini internazionali.

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