Archiviate nel medioevo del sociale che stiamo vivendo le conquiste degli anni ’70 in materia di salute mentale, non sono certo archiviati i disturbi che colpiscono la popolazione. Parliamo spesso di quelli degli adulti, ma fa paura affrontare il tema per bambini e adolescenti: due milioni di loro sono colpiti in Italia da problemi a carattere neurologico, psichiatrico e neuropsicologico. Ma detto così si rischia di non percepire la gravità della situazione: parliamo di tendenze suicide, autolesionismo e disturbi alimentari. Lo sviluppo economico liberista prova a nascondere le cause sociali del disagio psichico, relegandole a fattore personale e fisico, a componenti genetiche e cure farmacologiche, mettendo in secondo piano le componenti ambientali e sociali dei disturbi. Un approccio che rischia di rendere cronici i disturbi. In sostanza viene invertito il processo di approccio al tema sviluppato negli anni delle riforme.
L’informazione torna a occuparsi di questo problema in occasione della Giornata nazionale per la promozione del neurosviluppo, fissata per l’11 maggio, lasciando i drammi quotidiani degli altri 364 giorni in un limbo dove le notizie di cronaca relative a episodi tragici di violenze autoinflitte e suicidi di minori rimangono quasi sempre senza un perchè. Ma basterebbe chiedere agli operatori del settore senza aspettare la tragedia per capire che i perchè in realtà ci sono e sono tanti. E soprattutto che non si tratta di fatalità, ma di destini stabiliti il più delle volte non dalla genetica ma dalle condizioni sociali, rese ancora più gravi dalla pandemia e dal lockdown. Secondo Carla Garatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, sul piano quantitativo gli episodi di disturbi mentali tra minori sono raddoppiati negli ultimi due anni. Il termine emergenza in questo caso non è per nulla abusato.
Aumenta il numero di episodi di disagio tra bambini e adolescenti e di conseguenza aumentano le richieste di aiuto alle strutture pubbliche, che dopo anni di tagli e del prevalere della cultura di nascondere il problema sotto il tappeto non sono in grado di dare risposte adeguate, aumentando la confusione e l’incertezza di fronte ad una questione così delicata. I ricercatori hanno riassunto i problemi principali in alcune categorie: disturbi comportamentali, disturbi alimentari, tendenze suicide, alterazione del ritmo sonno-veglia, difficoltà di apprendimento e concentrazione, autolesionismo, isolamento, disturbi nella regolazione cognitiva emotiva, frustrazione, incertezza, confusione. La conseguenza più visibile di queste difficoltà si concentra sull’abbandono scolastico, spesso in un’età molto precoce.
Servirebbero interventi a supporto dello sviluppo emotivo, motorio, linguistico, cognitivo, sociale che seguano i minori dalla nascita all’adolescenza uniti a interventi di supporto nelle situazioni di vulnerabilità familiare, maggiore attenzione in tutti gli ambienti e nei contesti di vita in cui i bambini ed i ragazzi crescono e molto altro. Ma l’incapacità del pubblico di dare risposte efficaci per le cause esposte sopra ha portato a un incremento delle richieste ai privati. Una tendenza che non incide soltanto sulle possibilità economiche delle famiglie ma che rischia di far deviare dal corso necessario anche il tipo d’interventi messi in campo. L’approccio a una questione sociale con la logica del profitto anzichè del benessere dei singoli, ha riaperto di fatto le ospedalizzazioni e riportato a pratiche terapeutiche, alcune molto discutibili, che sembravano abbandonate. In sostanza con l’aumento delle diseguaglianze tra famiglie abbienti e famiglie povere diminuisce la possibilità di stare bene per l’intera società.
Ai ricercatori non resta quindi che indicare possibili soluzioni, dai programmi di prevenzione e cura a livello locale alla necessità di posti letto per i minori passando per l’irrobustimento del servizio di psicologia scolastica, ma queste strade non saranno mai percorse se accanto agli auspici non si pongono le risorse necessarie, economiche in primo luogo, ma, altrettanto importante, di formazione del personale impegnato con i minori. Rabbia, noia, stress, solitudine e disturbi del sonno non possono essere affrontati pensando soltanto a far quadrare i bilanci della sanità italiana, che già nel caso del covid ha dimostrato i danni provocati negli ultimi anni dalla sottrazione di risorse alle strutture pubbliche per aumentare i profitti delle strutture private con la complicità delle Regioni.