LO STATO D’ANIMO DEGLI ITALIANI :
- Spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza: così dipinge l’Italia nell’anno della paura nera, l’anno del Covid-19. “Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia. In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita;
- il 65% degli italiani è l'incertezza per a crisi economica e domina l'ansia per il futuro.
La maggioranza degli italiani ha sfiducia verso il prossimo pensa che debba solo badare a se stesso con un logoramento sfociato in "stratagemmi individuali" di autodifesa e in "crescenti pulsioni antidemocratiche", facendo crescere l'attesa "messianica dell'uomo forte che tutto risolve";
- Per il 48% degli italiani ci vorrebbe "un uomo forte al potere" che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni ; (quindi si capisce anche perché abbiamo una opposizione così becera )
- il 53° rapporto del Censis indica come per il 58% degli intervistati è aumentato anche l'antisemitismo ed il razzismo nei confronti delle minoranze.
SITUAZIONE SOCIALE ;
- verifica degli indicatori economici i: “nel secondo trimestre dell’anno, quello del lockdown totale, il Pil è crollato in termini reali del 18% rispetto all’anno scorso, gli investimenti del 22,6%, i consumi delle famiglie del 19,1%, l’export del 33%”;
- A giugno 2020 la liquidità (monete, biglietti e depositi a vista) nel portafoglio finanziario degli italiani ha registrato un aumento del 3,9% rispetto dicembre 2019, per un totale di 41,6 miliardi di euro. “Così, il 66% degli italiani si tiene pronto a una nuova emergenza sanitaria adottando comportamenti di cautela come mettere i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti: una strategia difensiva adottata largamente. Anche perché, in un quadro emergenziale in cui gli aiuti dello Stato ci sono stati, ma che il 75,4% degli italiani valuta come insufficienti o giunti in ritardo;
- Secondo il Censis il bilancio della recessione è di -867.000 occupati a tempo pieno e 1,2 milioni in più a tempo parziale;
- Il part time involontario riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani (+71,6% );
- Dall'inizio della crisi , le retribuzioni medie del lavoro dipendente sono scese di oltre 1.000 euro ogni anno. I lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l'ora lordi sono 2,9 milioni.(6 euro netti);
- Tra il 2013 e il 2018 è aumentato molto il numero di laureati trasferiti all'estero (+41,8%) e quello dei diplomati (+32,9%);
L’INFORMAZIONE DEGLI ITALIANI
- si informano prevalentemente tramite i tg(il 66,%), i giornali radio (il 20%) , e i quotidiani 14);
- Tra gli utenti dei social network , coloro che controllano continuamente quello che accade sui social, intervengono spesso e sollecitano discussioni, gli ottimisti sono 22% , i pessimisti il 24%;
- Per leggere le notizie scelgono Facebook (46%) come seconda fonte dopo i telegiornali, e apprezzano i siti web di informazione (29,4%). I media influenzano gli umori degli italiani;
- Il 62% degli italiani è convinto che non si debba uscire dall'Unione europea, ma il 25%, uno su quattro, è invece favorevole all'Italexit, emerge dall'ultimo rapporto Censis. Se il 61% dice no al ritorno della lira, il 24% è favorevole e se il 49% si dice contrario alla riattivazione delle dogane alla frontiere interne della Ue, considerate un ostacolo alla libera circolazione di merci e persone, il 32% sarebbe invece per rimetterle.
In sostanza stiamo vivendo una situazione di regressione sociale, civile, culturale... che è un “ottimo brodo di cultura” per la destra reazionaria !... pensare di cambiare questa situazione solo dall’alto , a mio parere è impensabile ed impossibile... quello che sarebbe necessario fare, è ricreare un movimento di lotta rivendicativo dal basso nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, nei territori, generale... su un progetto sociale ed economico nonché culturale, alternativo e con al centro l’applicazione dei contenuti della nostra Costituzione, ... indicando il come usare e spendere le risorse del Recovery Fund, senza lasciare le scelte in mano ai tecnici legati agli imprenditori come invece sembra che voglia fare il governo Conte.