Almeno metà degli elettori ha assistito attonita alla spudorata beatificazione – l’unto nazionale, ha titolato il manifesto -di un condannato in via definitiva per reati fiscali, in fuga più volte da processi, enumerati con protervia come prova di persecuzione, che ha portato un colpo mortale al ruolo del parlamento, e delle istituzioni della Repubblica, facendo approvare dalle Camere il documento che affermava che Ruby era la nipote di Mubarak. Una menzogna, poi derubricata a goliardata a fronte della verità. Ridurre il voto dei parlamentari ad un pronunciamento dei capigruppo ne era la conseguenza, puntando ad un Presidente del Consiglio capo sia del governo che del parlamento. È stato ritrasmesso il discorso in cui Berlusconi afferma che la maggioranza del 1994 doveva fermare i comunisti, il cui partito era sciolto da anni, e imbarcava i fascisti (sic). Non i post, proprio i fascisti.
Fini in seguito capì che doveva guidare un’evoluzione costituzionale del MSI perché chi l’aveva portato al governo esercitava il ricatto della legittimazione e pretendeva totale subalternità. Il governo Meloni ha forzato le norme per le esequie istituzionali facendone un beato laico, in spregio alla parte del paese che lo considera una iattura storica perchè ha stravolto lo spirito pubblico, ridotto a servizio di interessi privati, per la giustizia, per le televisioni (la roba) e per i costumi privati legittimando comportamenti individuali reazionari e sessisti.
Le leggi in vigore hanno consentito a Berlusconi di tornare (eletto) in parlamento, aiutando la concezione che il voto sana tutto, supera le regole.
Le esequie e il lutto decisi con protervia dal governo Meloni confermano che prevale la concezione che al potere tutto è lecito. È stato organizzato uno show a reti unificate che ha abbassato la capacità critica, testimoniata dai tanti che, senza esaltarla hanno descritto una personalità con chiari e scuri.
Gli scuri, perfino neri, sono noti, ricordati ora dalle norme sulla giustizia alla memoria. I chiari deriverebbero da un consenso elettorale che ha convinto troppi che dovevano cambiare loro e non lui.
Stupore e amarezza non bastano perché la sostanza è politica, parla di una destra che arrivata al potere lo vive come rivalsa e assenza di limiti, anche costituzionali. Non c’è tempo da perdere.
L’opposizione, finora divisa, ha reagito alla sconfitta elettorale incapace di una risposta alternativa. Le esequie di Berlusconi non sono solo la riabilitazione del passato ma guardano al futuro. Certamente guarda al futuro Giorgia Meloni che da lui ha imparato molto.
Le opposizioni, parte delle quali si sono sbracciate per essere prese in considerazione dalla maggioranza, sono di fronte al bisogno di parlare chiaro, coordinato, costruendo ora un’alternativa alla destra. Attendere le europee non ha senso.
L’inflazione (da profitti) non trova contrasto, anzi il governo sembra cavalcarla malgrado corroda retribuzioni, pensioni, redditi, risparmi in modo impressionante. A fine biennio arriveremo al 20 %. È un problema che parla dei rapporti di forza e di poteri. È grave, per l’opposizione anzitutto, che parte degli interessati si astenga o voti per la destra.
L’autocritica dovrebbe partire dal mettere in campo obiettivi e perseguirli puntando al ribaltamento dei rapporti di forza, aiutando il ritorno di milioni di voti finiti nell’astensione. E’ indispensabile che al di là di come si è arrivati a parlare solo di sostegno in armi all’Ucraina emerga in modo chiaro e visibile la scelta di una trattativa per la pace. “Deve decidere l’Ucraina” è propaganda per glissare il bisogno di tregua e pace. Ora basta. La tregua e la pace sono i punti su cui occorre puntare e se occorre dire viva Francesco da non credente sono pronto a gridarlo.
C’è una questione sociale enorme che rischia di creare una frattura, una diseguaglianza nel paese di dimensioni epocali, formando una dura gerarchia economica e sociale, di cui fa parte la chiusura verso i migranti e i più poveri.
Le trattative per la pace debbono contribuire a rimettere in sicurezza e ridurre le armi nucleari, con garanzie internazionali per tutti i soggetti coinvolti nelle guerre, riaffidando all’Onu la sede di regolazione e la garanzia di soluzioni pacifiche dei conflitti, a partire dal già dimenticato Sudan.
Attuazione e difesa della Costituzione respingendo l’autonomia differenziata come avvio della secessione dei ricchi e il presidenzialismo o premierato che sia. E’urgente una nuova legge elettorale per dare agli elettori la decisione diretta sui loro rappresentanti, vera alternativa al presidenzialismo comunque camuffato.
Non è vero che senza un nuovo parlamento non è possibile, ci può essere una via referendaria per chiarire agli elettori che dare loro il potere di scegliere i parlamentari è una valida alternativa alla delega ad un capo/a per 5 anni.