Violenza e televisione

di Laura Tussi - 10/11/2024
L’effetto dei messaggi massmediali sul comportamento

I messaggi televisivi sempre più violentisti e che spingono l'audience, bambini e adulti, anche a atteggiamenti di chiusura mentale e cognitiva e spesso di coazione a ripetere lo stesso atto violento che è trasmesso a livello massmediale

 I bambini in età prescolare rappresentano da soli la più vasta audience di televisione. Le maggiori preoccupazioni di alcuni studiosi che si sono dedicati all’analisi degli effetti della televisione sui bambini sono rivolte alla possibilità che vi siano alterazioni rilevanti nelle modalità di funzionamento della mente. Nelle ricerche ci si chiede se l’impatto di un certo tipo di materiale televisivo favorisca una coartazione dei livelli di funzionamento cognitivo inerenti l’immaginazione. Il maggiore utilizzo delle funzioni iconiche è in grado di potenziare il funzionamento relativo all’emisfero destro del cervello, a discapito dell’emisfero sinistro che presiede alle funzioni linguistiche.

 I messaggi televisivi con contenuti iconici spingono a una riduzione delle abilità mnemoniche e di scrittura e lettura, a favore di atteggiamenti e comportamenti imposti dalla violenza visiva e quindi dannosi alla qualità della vita sociale

 I reperti iconici e immaginativi prodotti a livello di materiali scritti o radioregistrati sono positivamente più differenziati e significativi rispetto a quelli trasmessi per via televisiva. Un’ipertrofia delle funzioni iconiche può presentare risultati negativi sulle facoltà di elaborazione e utilizzo dei codici segnici, ossia la lettura e la scrittura. Infatti si sono verificate in modo costante correlazioni negative fra l’utilizzo della televisione da parte dei bambini e la loro predisposizione alla lettura.

 Le capacità immaginative e mnemoniche e ideative e apprenditive sono decurtare dai contenuti violenti trasmessi dalla televisione, a discapito di un buon funzionamento della società nel suo complesso

 Il materiale rappresentativo che si costruisce in un bambino che ascolta una favola, dovendo trasformare le parole in rappresentazioni, dando vita ad un proprio scenario-schermo interno, dove la sua vita simbolico-affettiva personale assume un ruolo primario, risulta differente in confronto al bambino che sorbisce la trama già codificata in immagini sullo schermo televisivo ed è costretto ad una temporalità di assimilazione imposta alle facoltà immaginative. Inoltre gli stessi espedienti messi in atto dalla televisione al fine di catturare l’attenzione innescano nei bambini modalità di funzionamento cognitivo eccitato dove le occasioni di riflessione sono ridotte ai minimi termini e le condizioni di apprendimento sono sensibilmente decurtate.

 La violenza può essere scatenata nei soggetti più a rischio di assimilazione e dai consumatori assidui di messaggi violentisti massmediali, che spingono all'odio e alla violenza e all'aggressività alimentando dinamiche violente a livello microsociale e fino a scaturire in conflitti armati macrosociali

 Oltre ai contenuti violenti anche questi meccanismi attivano comportamenti di scarica repentina della tensione e degli impulsi aggressivi. Gli alti livelli d’azione e i ritmi accelerati determinano e definiscono uno stile percettivo ed assimilativo per cui i limiti di quello che è colto e percepito si elevano in funzione della possibilità di recepire una maggiore eccitazione. Questo si riflette sulle modalità dei processi cognitivi, soprattutto dei consumatori assidui di televisione.

 Per quanto concerne la rappresentazione diretta della violenza, i programmi televisivi ne propongono in abbondanza, mentre altri mezzi di comunicazione si sono imposti varie forme di censura, anche se sempre con le solite dinamiche di sistema comunicativo imposto dai poteri forti

 La maggiore assuefazione a tali deriva dal fatto che il contenuto violento è recapitato direttamente in una casa, in una famiglia, al bambino. Da queste preoccupazioni ha preso inizio un assiduo studio di ricerca sui risvolti dell’utilizzo frequente di televisione, soprattutto da parte dei bambini. Risulta abbondantemente dimostrato l’effetto dell’esposizione a questi modelli televisivi sul comportamento di adulti e bambini. Le modalità in cui la violenza è rappresentata riduce le inibizioni, presentando giustificazioni abbondanti per aggirare le remore morali. L’aggressione fisica è presentata regolarmente come risoluzione ultima dei conflitti, assumendo una connotazione di giustizia e di prestigio.

 Un’analisi puntuale dei contenuti televisivi dimostra che i maggiori produttori di cadaveri in televisione sono gli eroi positivi, secondo gli schemi del sistema, e i supereroi in genere, che alimentano dinamiche di pensiero e comportamento superomistiche

 Il messaggio diretto ed esplicito consiste nel dimostrare che la violenza è lo strumento principale per il trionfo del bene sul male. Favorendo l’identificazione con il modello aggressivo, questa connotazione di valore ne pone in rilievo l’efficacia didattica. Le dinamiche violente ed aggressive dei contenuti televisivi comportano negli atteggiamenti infantili degli stati di emulazione che possono rivelarsi altamente dannosi nelle relazioni tra bambini che manifestano azioni intimidatorie durante i momenti di gioco e di svago con conseguenti atteggiamenti di odio e vendetta tra pari. Il palinsesto televisivo dovrebbe sempre tener conto della influenzabilità e suscettibilità dei bambini che facilmente imitano i personaggi “vincenti” della televisione.

 Di conseguenza sarebbe necessario proporre contenuti alternativi portatori di valori inerenti l’importanza del dialogo anche tra persone e personaggi differenti e la necessità di una relazione positiva in cui si rispetti sempre l’idea dell’altro, traendone ricchezza e giovamento

 Dall’interazione reciproca non deve scaturire violenza e competizione esasperata, ma ricchezza interiore, creatività, contenuto nei valori del dialogo e della pace che sorgono da un incontro proficuo tra persone, comunque sempre portatrici di implicite differenze ed intrinseche diversità.

 Bibliografia:

Bandura A., La violenza nella vita quotidiana, in “Psicologia Contemporanea”

Varin D., in “Vita e Pensiero”

Winn M., La droga televisiva, Armando, Roma

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